von mas 26.05.2017 06:16 Uhr

Quo vadis Autonomia Trentina?

In attesa dell’ennesimo incontro territoriale della Consulta, in programma oggi alle 18.00 a Pozza di Fassa, presso l’Aula magna della Scola ladina,  ancora domande e dubbi sulla proposta di riforma statutaria –  con il Prof. Everton Altmayer.

In attesa dell’ennesimo incontro territoriale della Consulta, in programma oggi alle 18.00 a Pozza di Fassa, presso l’Aula magna della Scola ladina, sono tante le domande ed i dubbi sulla proposta per la riforma dello Statuto di Autonomia. La motivazione principale sarebbe la modifica della legge costituzionale n.3/2001 che ha cambiato la logica dei rapporti tra lo Stato Italiano e la Regione Autonoma Trentino-Südtirol (ed altre regioni autonome), riscrivendo in larga misura il Titolo V (Parte seconda) della Costituzione Italiana.

Le informazioni sulla proposta vengono pubblicate sul sito ufficiale della Consulta, sotto la responsabilità del consiglio provinciale di Trento, così come sul sito ufficiale della Convenzione, sotto la responsabilità del consiglio provinciale di Bolzano.

In provincia di Trento, la Consulta è composta da 25 persone rappresentative di enti, organismi e istituzioni, oltre che dell’associazionismo (se attivo in ambito culturale, ambientale e sociale), del mondo della cooperazione, dell’economia e del lavoro, e da una rappresentanza dei consiglieri di maggioranza e minoranza. Il Presidente della Consulta è il Prof. Giandomenico Falcon (titolato giurista di Venezia e residente a Padova), nominato il 27 luglio 2016 nell’ambito della Conferenza dei capigruppo consiliari, su proposta del Presidente del Consiglio.

Come si sa, non tutta la classe politica italiana guarda all’autonomia come ad un esempio positivo o da seguire. Anzi. Ci sono vari esponenti di partiti nazionali che vogliono abolirla, come il senatore Stefano Esposito (PD): lo ha dimostrato una volta di più alla trasmissione L’Aria Che Tira di giovedi 16 Marzo, quando ha accusato l’autonomia di essere “un problema per l’Italia”, suggerendo anche un referendum per abolirla perché, secondo lui, Trento e Bolzano costano “5 miliardi alle casse dello Stato Italiano”.

Ciò dimostra che non solo “al bar”, ma anche al Senato della Repubblica Italiana ci sono casi di evidente ignoranza rispetto al funzionamento dello Autonomia Trentino AustriaStatuto e dei rapporti tra lo Stato e la Regione Autonoma. E non sono pochi i casi simili di esponenti della politica locale che con discorsi pieni di opinioni generiche e di mistica nazionalista, snobbano la storia secolare sulla quale si basa (e se giustifica) l’autonomia di Trento e Bolzano.

Spesso leggiamo certe esternazioni “anti-tirolesi”, piene di falsi storici, ma sempre “utili” alla diffusione di miti creati per giustificare l’appartenenza di Trento e Bolzano allo stato italiano o semplicemente per rinnegare le ragioni storiche dell’autonomia.

Non mancano politici che sostengono la manutenzione (o il restauro!) di reliquie fasciste,  con ogni sorta di discorsi ad hoc che vanno dalla retorica sulla lingua parlata.  alle fantasie sul sentimento di “appartenenza nazionale” dei principi vescovi di Trento.

Il discorso “anti-autonomista” di certi gruppi politici presenti in regione crea non solo disinformazione, ma contribuisce direttamente alla perdita dell’autonomia stessa come valore quotidiano e identitario di tutta la comunità sudtirolese dal Brennero a Borghetto.

Lo Statuto di Autonomia è la legge su cui si basa l’autonomia di Trento e Bolzano. Se l’Autonomia venne creata con un accordo internazionale firmato a Parigi il 5 settembre 1946 e se fino ai giorni nostri l’Austria è la repubblica tutrice dell’autonomia (non solo di Bolzano, ma anche di Trento), ciò significa che le sue motivazioni basilari sono legate alla storia territoriale. 

E’ un fatto incontestabile che la secolare storia tirolese giustifica l’esistenza di un’autonomia amministrativa e fiscale per Trento/Trient e Bolzano/Bozen. Ogni tentativo di rinnegare questo fatto non sarà altro che cancellazione storica (o semplice mala fede). Le faziosità rendono difficDocumento Stemma San Venceslaooltose le relazioni di Trento con la realtà più al nord, anche se la storia è testimone dell’appartenenza volontaria del Tirolo Italiano al contesto politico e sociale austriaco.

Nel lontano 9 agosto 1339, quando il re di Boemia Giovanni di Lussemburgo (Johann der Blinde von Luxemburg) concede l’uso dello stemma con l’aquila di San Venceslao al vescovo Nicolò da
Brno (Nikolaus Alreim von Brünn), scrisse un documento che possiamo considerare basilare per l’autonomia.

Nell’atto di donazione dello stemma di San Venceslao alla Chiesa Tridentina troviamo un’informazione importante per capire a chi erano legati i prelati del principato vescovile: 

“Giovanni per grazia di Dio re di Boemia e Conte del Lussemburgo (…), concediamo e doniamo a lui ed ai venerabili suoi successori, i Vescovi di Trento, come pure alla Chiesa Tridentina, il predetto invittissimo stemma dello stesso San Venceslao, riprodotto in calce a questo nostro atto di privilegio perché possa essere in possesso e usato dallo stesso Vescovo e dai predetti successori, i Vescovi di Trento, nel presente e trasmesso in perpetuo per il futuro. (…) sinceramente promettiamo, sia per il diritto di avvocazia, sia in forza dello stemma predetto, intervenendo noi, i nostri eredi e successori, gli illustri Duchi della Carinzia e i Conti del Tirolo, di conservare e con l’aiuto di Dio di difendere degnamente in futuro il ricordato Signor Vescovo nei suoi diritti, dignità e immunità contro ogni impresa e gravame venente da costoro.”

Come si vede, laDante 2 storia di Trento è  legata al Tirolo prima ancora che il territorio tirolese diventi terra d’Austria nel 1363 con la contessa Margherita Maultasch.

Anche Dante Alighieri, nel lontano 14. secolo, nomina il Tirolo (Inferno, canto 20. della Divina Commedia) come confinante col Lago di Garda (Benaco).

 Un importante documento è l’Ordinamento della Contea Principesca del Tirolo (“Begriff der Fürstlichen Graffschaft Tirol”) del 26 aprile 1532, redatto e firmato dall’Imperatore Ferdinando d’Asburgo e dal principe vescovo Bernardo Clesio, scritto dopo quasi un secolo di presenza veneziana nel territorio tirolese e dopo la battaglia di Calliano in cui il Tirolo venne liberato dalle milizie locali e imperiali.

L’ordinamento stabilisce, descrive e fissa in modo chiaro i confini del territorio conosciuto come “Tirol” e verrà confermato con il “New Reformierte Landsordnung der Fürstlichen Grafschafft Tirol” (Nuovo Ordinamento della Contea Principesca del Tirolo) del 1574, che avrà sucessive pubblicazioni.

Ordinamento Contea

Cap. XXVIII – Estenzione della Contea Principesca del Tirolo

Questo ordinamento stabilisce per il Land di questa nostra Contea principesca del Tirolo che tutti debbano conoscere quale sia l’estensione della contea (…) affinché questa Contea del Tirolo sia distinta dagli altri Länder e essa sia attualmente delimitata secondo quanto qui fissato, stabilito e descritto. Infatti: la Signoria di Rovereto, Brentonico ed Avio con le loro pertinenze, il paese situato lungo l’Adige oltre Trento e le altre località delle zone del Garda situate verso Trento, Riva e Castel Penede con le loro pertinenze ed inoltre ciò che appartiene alla Casa di Dio [Diocesi/Capitolo] cioè le Giudicarie con la Val Rendena verso Brescia ed il Ducato di Milano; la Contea di Arco, le signorie di Lodron, della Val di Gresta e di Nomi; la Val Venosta fino ai suoi confini del Wormser Joch [Passo Stelvio] verso il Grau Bund [Canton Grigioni] con tutti gli altri territori di confine verso i Grigioni e la Confederazione  [Svizzera] sui quali si estende la nostra giurisdizione. Ad oriente le terre di confine [Primiero] con la Valsugana e la chiusa di Covelo e gli antichi confini fino a Buchenstein [Livinallongo] e verso Heunfels [Cortina d’Ampezzo] compresa la Contea di Lienz e non oltre. Inoltre le giurisdizioni di Rattenberg, Kufstein e Kitzbühel con le Marche situate verso la Baviera; le zone dell’Oberthalben e dell’Ehrenberg verso Tannheim e Füssen e le Marche verso la Svevia; queste marche con tutti i loro territori, che ci appartengono dall’antichità.”

Diventa veramente difficile capire perché nel documento presentato della Consulta non troviamo un solo riferimento al Tirolo. Non si parla di Tirolo in quanto realtà storica che giustifica l’autonomia, tanto meno in quanto realtà regionale che rafforza l’autonomia nel contesto dell’Euregio.

Tra le “fantasie” presentate durante l’incontro della Consulta per lo Statuto con i vertici del Konvent della provincia di Bolzano, troviamo l’assurdità della proposta per l’abolizione del Consiglio regionale.

Perchè il “dividere” dovrebbe essere la strada per rafforzare l’autonomia? Perché non c’è impegno nel promuovere un’autentica politica regionale,  se la storia è testimone di tantissime perdite causate dalla divisione territoriale? Perchè rafforzare il “Muro di Salorno”? Perché non troviamo nessuna presa di posizione più seria sulla questione dei territori staccati dalla regione durante il ventennio fascista?

Come affermato all’inizio, sono tante le domande ed i dubbi sulla proposta per la riforma dello Statuto di Autonomia.

 

 

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