von mas 01.03.2017 06:32 Uhr

Trato Martzo, quando il fuoco annuncia la primavera

“Trato Martzo, Schèlla Marzto, Brusàr Marso” sono tutti i nomi dei falò con cui sulle Alpi si saluta l’inverno e si dà il benvenuto alla primavera.  Ce lo racconta Federico Maraner, fra parole e immagini.

Anche quest’anno nei villaggi cimbri, le genti hanno salutato l’inverno bruciando il Martzo.

E’ una tradizione antichissima, ma ancora oggi molto viva. L’ultimo giorno, o l’ultimo sabato di febbraio, salendo il paese fino ad arrivare alla croce (‘s Kraütz), si può vedere una strana ed enorme catasta di legna: anche i bambini hanno lavorato per tirarla su, andando in giro per il paese con il carretto per raccogliere la legna. Al Marzto gli anziani vengono alla porta o alla finestra a salutare  i bambini, a far loro una carezza, a offrire una caramella. Una volta a casa i bambini raccontano di quei momenti: andare in giro con il carretto del Marzto è anche questo, essere una grande famiglia in un piccolo paese.

Poi, alla sera, si accende questo grande fuoco purificatorio,  un rito propiziatorio di origine pagana, dove  si brucia simbolicamente la brutta stagione nell’attesa della primavera. La gente del paese si ritrova lì,  festeggia questa tradizione attorno al fuoco, ben controllato dai Vigili del Fuoco/Pompiarn vo Lusérn, bevendo  un vin brulè, un tè o mangiando  un pasto caldo.

Ad aspettare la gente alla Croce ci sono le Vaürlustn – i desideri di fuoco:  ognuno dei presenti scrive su un foglietto i propri desideri per l’anno nuovo. I bigliettini vengono raccolti in una scatola:  quando il falò brucia bene,  vi si getta la scatola dei desideri con la speranza che possano avverarsi.

Bruciare il falò, cantare e festeggiare vuol dire proprio questo: svegliare la nuova stagione, affinchè la primavera, che tutti stiamo aspettando,  arrivi in fretta.

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