Flaminio Piccoli: Il punto di vista di Giuseppe Matuella – 2°

Dopo la prima parte pubblicata ieri (qui il link: FLAMINIO PICCOLI – IL PUNTO DI VISTA DI GIUSEPPE MATUELLA – 1° ), ecco la conclusione dell’intervento di Giuseppe Matuella.
Le riflessioni su quel periodo bellico proseguono. «Attenzione – esclama Rogger – se il vescovo si accontenta di ripararsi dalle bombe vivendo in un appartamento nel seminterrato del palazzo, non ha altrettanto coraggio nella conduzione amministrativa e spirituale della diocesi. Negli ambienti che contano la domanda principe è: chi comanda in piazza Fiera? Chi era il suggeritore?” …
Suggeritore, aggiungiamo noi, che potrebbe dare motivazioni concrete a quella marea di danaro che viaggiava sotto il nome di “Piano campanile” e andò a rimpinguare certe casse locali! Per non parlare di quei documenti vescovili che contribuirono nelle elezioni del 1948 a portare una valanga di voti alla Democrazia Cristiana, massacrando gli autonomisti!
… Ma il peggio, in termini politici riguardanti la convivenza con il Sudtirolo, arriva con la “svolta del 1955″. Sostiene don Iginio Rogger: «La neonata e già potente Azione Cattolica, guidata dai democristiani emergenti, su tutti Flaminio Piccoli, vorrebbe scomunicare la Volkspartei sottoponendo alla firma del vescovo un decreto diocesano in questo senso. E’ monsignor Josef Koegel, provicario generale dell’Alto Adige, a rintuzzare questa sciagurata ipotesi, fermando la mano del vescovo. Ma l’atmosfera politica è allarmante. E con un vescovo più decisionista non ci sarebbe stato il “Los von Trient” e forse, nemmeno quegli anni di terrorismo». (Un Vescovo troppo debole non frenò il Los von Trient – Giornale Trentino.it – 14 dicembre 2012)
Quindi è facile capire come la presenza di quel partito di maggioranza ben guardato anche e in spacial modo da Flaminio Piccoli, abbia influenzato in modo negativo la situazione generale, già di per sé molto delicata in Regione.
Quindi giusto ciò che dice il Dr. Renato Mazzoni, questore di Bolzano da 1947 al 1957, in una lettera inviata al ministro degli Interni, Fernando Tambroni, nel marzo del 1957, dove scriveva: “In questa sua opera anticulturale e antistorica la classe dirigente trentina ha trovato potenti alleati nei circoli nazionalisti alto-atesini, annidati in tutti i partiti e con particolare potenza nella Democrazia Cristiana, e nell’apparato burocratico dello Stato, ad ogni livello a Roma come a Bolzano“ …
… “La pretesa da parte della classe politica trentina di metter sotto tutela il gruppo etnico italiano in funzione anti-tedesca e per una rivalsa prettamente provincialistica, quale riparazione di presunti torti subiti nel ventennio, ha ulteriormente aggravato la situazione.
Parlare del gruppo etnico italiano in Alto Adige in termini di minoranza etnica è, prima di essere un’eresia linguistica, un errore politico, in quanto gli italiani dell’Alto Adige sono parte integrante della nazione italiana. Il compito della loro tutela risiede nel presidio delle leggi dello Stato e non da parte della maggioranza italiana della provincia di Trento.
Altro errore di aver personalizzato la Regione “La Regione si chiama Odorizzi”, mentre era facile capire che la Regione è un complesso umano, prima che legislativo, fatto di storia, di tradizioni, di comuni sventure, e, in una parola, del retaggio dei nostri padri.”
Anche questo, è innegabile, fa parte di quel “Flaminio Piccoli e la sua passione per la politica” … che si preferisce tacere!!
Neueste Meldungen






