von Vanessa Pacher 15.01.2020 14:12 Uhr

Voci dalla Scuola – Perché con il Clil abbiamo sbagliato tutto…

E’ di questi giorni la notizia sull’abolizione del clil obbligatorio nelle scuole della Provincia. Perché il passo indietro della Giunta? E si tratta davvero di un passo indietro?

Il progetto era ambizioso, teoricamente il più adeguato per rispondere alle esigenze di una società globalizzata e interconnessa, in cui la conoscenza delle lingue straniere è una necessità e un bisogno ormai prioritario.

Ma nella pratica, come spesso accade, l’applicazione di tale progetto si è rivelata spesso impraticabile, nonché inadatta al sistema scolastico vigente.

Non si può pensare di proporre un sistema e un programma moderno e innovativo su basi instabili, vecchie e inadeguate a sostenere un progetto ambiziosamente fondato su presupposti inesistenti.

Non si costruisce un edificio partendo dal tetto.

In primo luogo, proporre l’insegnamento della lingua straniera applicandola ad una disciplina, solitamente curricolare nel caso delle scuole superiori, presupporrebbe un minimo di conoscenza dei concetti elementari di tale materia, cosa che non è così scontata. Spesso gli studenti si trovano di fronte una nuova disciplina di studio da affrontare in lingua straniera con il risultato che i concetti non vengono appresi o vengono acquisiti parzialmente a causa di una non comprensione concettuale prima che linguistica.

Va, inoltre, ricordato che non è affatto da sottovalutare la scelta della disciplina da proporre in clil. Uno degli aspetti più importanti nel processo di apprendimento di una materia di studio consiste nell’acquisizione e nella capacità d’uso del lessico disciplinare specifico. Il clic potrebbe essere un buon sistema nelle materie scientifiche dato che la comunità scientifica parla fondamentalmente inglese. Ma non è così per quanto riguarda le materie umanistiche in cui appare sconveniente l’uso di una lingua straniera nello studio per esempio della storia o della storia dell’arte, così come della musica in cui piuttosto sarebbe più opportuno adottare una lingua romanza, ma certamente non germanica.

 

In secondo luogo l’ambizione di proporre il clil alle scuole elementari non ha tenuto conto del ruolo essenziale dell’acquisizione delle strutture grammaticali della lingua madre, ormai svalutate e surclassate da un sistema che predilige l’apprendimento di concetti astratti legati a programmi e progetti artistici e letterari che nulla hanno a che fare con la fase evolutiva di uno studente delle scuole elementari. Tale programmazione ormai in voga da tempo ha “dimenticato ” che per l’apprendimento di una lingua straniera risulta fondamentale ed essenziale la conoscenza e la padronanza della prima lingua.

Buono il proposito del clil, tuttavia adottabile in un sistema scolastico che andrebbe riformato, riproponendo dei programmi disciplinari certamente sorpassati ma che almeno garantivano l’acquisizione minima dei concetti base di materie fondanti quali la grammatica e la matematica. Il calderone di discipline che oggi si legge nel quadro orario di una classe elementare porta a far sorgere dei dubbi su quanto possa rimanere di quei concetti così numerosi, diversificati ed astratti nella testa di un bambino di sei anni.

Non da ultimo è da rilevare il numero insufficiente di docenti in grado di ricoprire le cattedre clil nel sistema scolastico provinciale. Numerosi i casi, soprattutto all’inizio dell’anno scolastico, di cattedre vacanti ricoperte in tempi anche molto lunghi da soggetti spesso dotati di una sola certificazione linguistica, a volte privi di laurea nella materia di insegnamento e comunque spesso non professionalmente preparati a ricoprire il ruolo di docenti, soprattutto in ambito elementare. Se una laurea non può fare di un individuo un insegnante, cosa può fare una certificazione linguistica?

Tutto ciò a discapito della qualità della didattica, ma soprattutto dei ragazzi che necessitano e meritano di avere un corpo docente costituito da persone qualificate e professionalmente preparate.

Pertanto buono il progetto, ambizioso e teoricamente valido, ma promosso come spesso accade dall’alto, senza tener conto delle molteplici sfaccettature del sistema vigente che ne rendono difficile se non impossibile l’applicabilità.

 

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  1. br1
    16.01.2020

    Il vero problema è la soluzione del problema. Meglio abolire che trovare una soluzione adeguata? Troppo semplicistico. Non ci sto.

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