von fpm 24.05.2024 06:45 Uhr

Parliamone: cognomi “tedeschi” in provincia di Trento (21)

Andremo a conoscere con Flavio Pedrotti Móser i cognomi tirolesi-trentini nelle località con forte presenza matrice tedesca.

Elaborazione grafica Flavio Pedrotti Moser

Tutto il Welschtirol-provincia di Trento, è fortemente contrassegnato da cognomi di chiara matrice tedesca. Del resto, il territorio è stato abitato per secoli da popolazioni appartenenti alla cultura tirolese e, prima, dalla presenza longobarda. Caratteristica di questi insediamenti è che i toponimi principali sono pretedeschi (neolatini, più raramente prelatini) mentre l’elemento tedesco si esplica quasi esclusivamente nella microtoponomastica e soprattutto nei nomi dei masi o degli abitati derivati dai masi originari. Caratteristico è anche il fatto che la colonizzazione avvenne fuori del libero comune, avvenne infatti soltanto in possedimenti feudali o allodiali che non appartenevano quindi alla vicinia, perché furono i feudatari a chiamare i coloni (e/o i minatori) tedeschi. Altra testimonianza sulla presenza di alloglotti viene fornita dalla situazione delle parrocchie. A Novaledo c’erano due chiese: San Desiderio – qui correva il confine orientale del Principato Vescovile di Trento secondo il documento di fondazione -pensa che una fosse usata per il culto in tedesco e una per il culto in italiano.

Come riporta Lidia Flöss nel suo “Toponimi di origine tedesca”, è uso comune dividere le aree alloglotte della provincia di Trento in due gruppi: il primo interessa gli stanziamenti cosiddetti cimbri sugli altipiani fra l’Adige e la Brenta che si riallacciano a quelli veneti dei VII Comuni Vicentini e dei XIII Comuni Veronesi, il secondo riguarda l’oasi Pèrzense che viene allargata fino alle colonie della bassa Valsugana o, per esteso, Valsugana. Accertato che Palai en Bersntol (Palù del Fèrsina) non dipese mai giuridicamente da Pèrzen (come invece fu il caso delle altre località mòchene) ma da Caldonazzo, forse si dovrebbe fare una classificazione scientifica di separare i Mòcheni dai Paludani e di riunire piuttosto in un’unità storica i due stanziamenti al nord e al sud del Passo della Portella che unisce Palai con Ronzégno.

Con ciò non intende affermare che si sia trattato di una medesima colonizzazione, ma colonizzazioni simili su possesso feudale o allodiale unitario, come fu per esempio in Folgrait o a Lavròu. Tuttavia, la toponomastica ci attesta una presenza mista, cioè in parte cimbra e in parte mòchena. Si riporta ad esempio alcuni toponimi. A Ronzégno: Sbént è il plurale della voce cimbra sbant, dal medio alto tedesco Swant, “terreno disboscato”. La voce mòchena corrispondente è infatti sbånt.

Nàcher è formato dal cimbro áckar (Èkhar, campagna) “campo’” unito alla preposizione in e Nòcher non verrà dalla variante mòchena per “campo”, Òcker, åker, (campagna: Vèlt) ma sempre dal cimbro nok “piccolo dosso”, con la desinenza “er”. Mogarbis è formato dalle voci mòchene mòger “magro” e bis “prato”; in cimbro avremmo avuto Magarbis.  Fròt riflette il mòcheno vråt “fratta” che in cimbro è invece fratte. A Ronchi Valsugana: Ósla “luogo a noccioli”, deriva dalla voce mòchena per “nocciolo”, hòsl. (continua)

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