von fpm 27.04.2024 13:00 Uhr

Lo sapevate che…

Hafling, il paese poco distante da Meran situato sull’omonimo altipiano, svela curiosità interessanti

elaborazione grafica fpm

Il nome pare derivi dalla proprietà di un certo Havano o Havino ma il toponimo Hafling è attestato per la prima volta nel 1170 come “Hafningen, Haviningo, Heviningen, Heveninga”. Probabilmente deriva da “hafele”, un diminutivo di “haf” che significa “maso” in tedesco. La topografia del centro abitato, caratterizzato da masi sparsi con una chiesa al centro, evidenzia le sue origini altomedievali durante il periodo della colonizzazione bavarese. La chiesetta di Hafling, secondo la tradizione una delle più antiche del Südtirol, sarebbe sorta sulle rovine di un tempio dedicato al dio Sole. Quando si dice Hafling vengono subito in mente i cavalli avelignesi, tipici del luogo, conosciuti soprattutto per la loro robustezza, il loro color miele e la lunga criniera bionda. Una delle manifestazioni turistiche e folkloristiche di maggior richiamo è proprio la corsa al galoppo di questi meravigliosi cavalli che si tiene il lunedì di Pasqua nell’ippodromo di Untermais a Meran. L’escursione a piedi da Hafling a Vöran, Mölten e Jenesien sfiorando il Sentiero Europeo n. 5 è uno degli itinerari più affascinanti in un panorama suggestivo e incantevole attraverso boschi fiabeschi e puliti.

Proprio in cima al monte di Hafling c’era il maso della contadina Kati. Il maso era prospero e, forse proprio per questo, si mormorava che la Kati possedesse arti magiche. Tra l’altro avere due mucche le consentiva di portare in paese più burro di ogni altro contadino. Inoltre, il suo miele era più dolce e la sua casa più ricca e bella di chiunque altro nella zona. Un paio di volte all’anno un sarto si recava al maso per aggiustare i vestiti della Kati, di suo marito, dei figli e anche degli aiutanti. Il sarto era trattato come un ospite di riguardo, poteva fruire del cibo che condivideva con tutta la famiglia e di un comodo letto ma il giovedì doveva rimanere fuori dalla casa perché Kati faceva il burro. Questo ovviamente incuriosì non poco il sarto che si chiedeva che male poteva fare osservare la zangola fare il burro. Così, nascosto dietro una finestra poté scorgere la Kati mettere nella panna per fare il burro un pizzico di una polverina che teneva in una borsetta di seta rossa.

Durante la notte il sarto pensò di rubare un po’ di quella polverina, poi, terminato il lavoro rientrò nella sua dimora, vicino a Klausen. Il girono seguente prese la panna del latte, la mise nella zangola e ci versò anche un pizzico della polverina e vide la panna montare così bene da ricavarne quasi quindici chilogrammi di burro.

Ma il sarto non ebbe il tempo di gioire e beneficiare di quel ben di dio perché subito sentì una voce brusca che diceva: “Anche tu adesso sei dei nostri”. Si spaventò così tanto che gettò via la polverina e non la usò mai più. Leggende, misteri, enigmi…

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