von mas 28.03.2024 18:00 Uhr

Noi giovani e… attivismo o terrorismo?

Il mondo visto da occhi giovani, anzi giovanissimi. Sono quelli di Sofia Unterrichter, che qui su UT24 racconterà storie, avvenimenti, pensieri, considerazioni, idee, proposte … “Non è necessario creare caos e paura per ottenere pace e coesione – pensa Sofia –  soprattutto se ciò avviene a spese della cultura, che deve invece aiutarci a progredire”

APA/LETZTE GENERATION ÖSTERREICH

Il nostro mondo ha sempre presentato situazioni negative per la società che sfociano nella rabbia di molti. Tra guerre civili, proteste pacifiche e ultimamente campagne online,  la gente ha sempre trovato il modo di far sentire la sua voce, ma non sempre i mezzi sono coerenti con la causa. Squarciare quadri di pittori che hanno fatto la storia dell’arte può aiutare il genocidio in Palestina? Imbrattare di pittura delle statue avrà effetto sul cambiamento climatico? Non credo proprio. 

Negli ultimi anni spesso i giovani attivisti hanno attirato l’attenzione dei media rovinando, spesso permanentemente, beni pubblici di una certa rilevanza culturale trasformandosi così in piccoli terroristi. Il loro approccio aggressivo e pieno di rabbia ha inquietato parecchi cittadini e politici che subiscono la privazione delle opere d’arte rimaste in balìa di chi le rovina di più. Non si può mettere in discussione che le cause siano più che buone, poiché sono tutti argomenti di grande importanza che andrebbero considerati con più serietà, ma come si può pretendere la pace facendo la guerra? Questo può avere un senso, per difesa, solo in luoghi dove è in corso una guerra o un genocidio.

 

Nella storia moderna i più grandi rivoluzionari hanno usato come arma la parola, mezzo che arriva a tutti senza limitare la libertà di nessuno. Martin Luther King Jr., Mahatma Gandhi e Nelson Mandela sono i nomi più conosciuti se si parla di proteste per i diritti umani. Tutti e tre di paesi diversi ma ciò non gli ha impedito di convincere la popolazione di cosa fosse giusto senza usare il pugno di ferro. 

Si può fare una cosa giusta se essa per altri è male? Andiamo a vedere un esempio. Se obblighi con la forza un bambino a mangiare le verdure, lui probabilmente si rifiuterà di mangiarle perché penserà che non sono buone. Invece se si prova ad indurre il piccolo a credere che sono in effetti buone e fanno bene ci sono molte più possibilità che comprenda e perciò le mangi. 

Nello stesso modo bisognerebbe approcciarsi all’attivismo. Continuare a parlarne, protestare pacificamente e divulgare informazioni online e sui telegiornali,  far ragionare le persone in modo positivo senza che si sentano minacciate. 

In conclusione, non è necessario creare caos e paura per ottenere pace e coesione, soprattutto se ciò avviene a spese della cultura, che deve invece aiutarci a progredire.

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