Il 10 marzo 2008 superammo lo scoglio di un referendum tarato su misura per contrastare ogni tentativo di riuscita (infatti più del 50% di questo tipo di referendum non raggiunge il quorum) nonostante avessimo contro le istituzioni, quasi tutti politici, tutti i mass media ed i Comuni veneti vicini. Eravamo arrivati a denunciare alla Prefettura di Vicenza l’atteggiamento ostruzionistico di alcuni impiegati e del Segretario Comunale, sapendo di avere dalla nostra l’appoggio e la fiducia della grande maggioranza della nostra gente: l’unico sostegno che ci interessava allora e che ci preme e conforta ancora oggi. Con l’aiuto del costituzionalista Prof. Fabio Ratto Trabucco, assieme a Carlo Longhi (delegato ufficiale del Comune a portare fisicamente la documentazione referendaria al Ministero dell’Interno) presentammo anche un esposto di incostituzionalità relativo al quorum previsto per questi referendum. Naturalmente la risposta, tipicamente romana nell’evidenziare il distacco della politica dalla gente, suonava più o meno così: “voi non avete alcun diritto di chiedere nulla”. Tradotto in parole povere: “pensate di essere cittadini, invece siete solo dei poveri sudditi”.
Nel corso degli anni sono stati fatti tanti importanti passi in avanti. Ringraziamo quindi tutti coloro che ci sono stati vicini ed hanno fatto il possibile per supportare la nostra causa, in modo particolare ai politici ed amministratori trentini e sudtirolesi di ogni colore politico e ad ogni livello che, a differenza di tanti loro colleghi veneti, non ci hanno mai chiuso la porta in faccia. In questi anni abbiamo potuto toccare con mano il loro diverso modo di porsi nei confronti della gente comune. Non possiamo non ricordare le due importanti mozioni approvate nel 2010 e nel 2012 dal Consiglio della Regione Trentino -Südtirol, entrambe nel solco di quanto già affermato nel corso della prima seduta il 13 dicembre 1948, e le delibere votate all’unanimità dai Consigli Comunali di Folgaria, di Lavarone, di Luserna-Lusern e di Caldonazzo, e dalla Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri.
Tuttavia il passo decisivo, quello per cui il Comitato fu formato, cioè l’effettivo ritorno in Trentino, non è ancora avvenuto e purtroppo non si prospetta ancora all’orizzonte. Nel frattempo a Roma, nonostante l’impegno di alcuni parlamentari vicini alla nostra causa, le cose procedono talmente lente da essere misurate in decenni (per Pedemonte e Casotto finora di decenni ne sono già trascorsi 9 abbondanti!); nel caso del mancato riconoscimento del nostro diritto a tornare in Trentino nulla si muove e ad ogni fine di legislatura tutto viene azzerato. Pur rinnovando il ringraziamento per i parlamentari che ci hanno sostenuto, non possiamo tuttavia esimermi dal constatare che si tratta di una vera vergogna per un Paese che si vanta di essere la patria del diritto.
Facendo una serena analisi del momento attuale, sentito il parere del nostro Direttivo, pensiamo quindi che realisticamente ci siano solamente due cose che potrebbero, in qualche modo, ridare ancora fiato al nostro progetto: la menzione nello Statuto di Autonomia della Regione Trentino Alto Adige-Südtirol ed il progetto di affiliazione della Provincia Autonoma di Trento. Illustriamo brevemente di cosa si tratta, riservando un maggiore approfondimento nel corso dell’incontro.
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Revisione dello Statuto di Autonomia del Trentino -Südtirol
In Sudtirolo l’apposita Commissione (Konvent33) ha inserito nel documento finale una menzione nel preambolo dello Statuto, riservata a Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia, seppur senza citarne i nomi, molto blanda ed a sfondo etnico (“Sottolineare la storia comune con il Trentino, il Land Tirol e l’intera comunità ladina dolomitica”).
Presso la Commissione per la revisione dello Statuto, a Trento, su nostra sollecitazione, la questione del ritorno dei Comuni cacciati in epoca fascista è stata inserita tra le proposte di cui si è discusso, ma non si sa se rimarrà anche nel documento definitivo. Abbiamo chiesto in tante occasioni (ultima in ordine di tempo a Lavarone in occasione dell’incontro della predetta Commissione con la popolazione degli Altipiani Cimbri) che il diritto al ritorno di quei territori venga esplicitamente inserito nello Statuto, come è giusto che sia, cercando di far capire che questo sarebbe di interesse per TUTTO il Trentino, come e forse più che per Pedemonte: su questo punto, dopo aver esposto adeguatamente la questione, non ho mai ricevuto alcuna smentita.
Ora i tempi per la revisione dello Statuto di Autonomia sembrano allungarsi e non è certo beneaugurante il fatto che ci siano due commissioni distinte, una per Trento ed una per Bolzano.
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Affiliazione da parte della Provincia Autonoma di Trento dei Comuni di Pedemonte, Magasa e Valvestino già appartenenti al Tirolo Storico
Il progetto di affiliazione consiste nell’anticipare subito alcuni concreti provvedimenti in aiuto dei tre Comuni separati, senza aspettarne l’effettivo futuro ritorno. Si tratterebbe cioè semplicemente di dare credibilità alle tante promesse fatte in questi anni. Il rischio, in caso contrario, è che se Trento non interviene con urgenza e concretamente il loro destino sia ormai segnato ed essi perderanno l’autonomia municipale (per Pedemonte i segnali premonitori non mancano), e conseguentemente anche la possibilità di ritornare nella provincia-madre. E’ superfluo dire che si tratterebbe di una grande sconfitta non solo per noi, ma per TUTTI i Trentini.
Per questo quattro anni fa si era trovato un accordo tra vari politici trentini, i vertici delle tre Amministrazioni Comunali interessate ed i tre Comitati referendari. In seguito è stato quindi depositato un apposito Disegno di Legge provinciale molto semplice, ed è stato inoltre predisposto anche un testo molto più articolato. Solo ora tuttavia ci vien detto che entrambi non sono giuridicamente sostenibili e che quindi si tratta di una via non percorribile. Non nascondiamo la delusione del Direttivo del Comitato ed anche dell’Amministrazione Comunale di Pedemonte con la quale da tanto tempo stiamo agendo in perfetta sintonia, nel veder svanire un progetto su cui avevamo puntato molto, per il maggior bene di tutta la comunità .
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Dopo tutti questi anni nei quali assieme a tanti amici abbiamo di portare avanti le sacrosante istanze della nostra gente, vogliamo sottolineare una cosa: non siamo mai andati a Trento col cappello in mano. Con dignità abbiamo sempre chiesto il rispetto di quello che ci viene unanimemente riconosciuto come un diritto, implicitamente offrendo in cambio un supporto all’autonomia del Trentino che è costantemente sotto attacco. Abbiamo sempre affermato senza tema di smentita che tutto quello che il Trentino fa o NON fa per Pedemonte in quanto appartenente al Tirolo Storico, automaticamente lo fa o NON lo fa per anche difendere la propria Autonomia. L’attuale Statuto si basa sull’Accordo Degasperi-Gruber ed ha quindi una giustificazione prettamente etnica che non salvaguarda adeguatamente il Trentino, nonostante la presenza delle minoranze germanofone (Mocheni e Cimbri), le uniche ad essere tutelate dall’Austria e che quindi possono legittimamente appellarsi ad un ancoraggio internazionale.
Ecco perché è indispensabile che il Trentino riscopra le vere ragioni della sua specialità, cioè i tanti secoli di Storia, le tradizioni, gli usi, i costumi e le antiche istituzioni di autogestione responsabile del territorio che erano presenti fin nei più sperduti villaggi, anche a Pedemonte e Casotto. E non lo può certo fare dimenticando quei Trentini che hanno condiviso tanti secoli di Storia ed hanno le medesime tradizioni, gli stessi usi, costumi ed antiche istituzioni di autogestione responsabile del territorio ma che, non per loro volontà , si sono trovati fuori del confine provinciale senza essersi mai mossi di casa. Anche per questo abbiamo sempre doverosamente ricordato non solo il sacrificio dei nostri 62 (sessantadue) caduti con la divisa austroungarica durante la prima guerra mondiale (troppo spesso lasciati in un colpevole oblio), ma anche il contributo dato dai nostri padri alla lotta per l’Autonomia del Trentino, considerando che nel 1946 a Pedemonte e Casotto c’erano più di 400 iscritti all’A.S.A.R. A quel tempo il Trentino era una delle province più povere d’Italia e non c’erano in ballo soldi ma solo schietti sentimenti.
La fedeltà e l’attaccamento della gente di Pedemonte e Casotto al Trentino -Südtirol sono fuori discussione. La nostra Storia, anche quella più recente, ne fa fede ed il nostro Comitato si chiama “Torniamo in Trentino”, e non “restiamo in Veneto purchè ci diano qualche soldo in più”.
Le ragioni di fondo per cui Pedemonte e Casotto da tantissimi anni chiedono di ritornare nella provincia-madre rimangono sempre le stesse: tornare a far parte di una realtà più piccola, più omogenea, che si autogoverna, dove anche noi potremmo far sentire la nostra voce, essendo minima la distanza, non solo chilometrica, tra chi chiede e chi è deputato a dare una risposta, in modo tale che chi abita in periferia non si senta cittadino di serie B. Un territorio dove i piccoli Comuni come il nostro rappresentano i tre quarti della popolazione, del reddito e, in ultima analisi, del potere politico con la conseguenza che ben difficilmente il governo provinciale adotta a cuor leggero provvedimenti contrari all’interesse della periferia. Il confronto con la realtà veneta, dove Pedemonte elettoralmente vale quanto un condominio di città , è disarmante, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Giovedì 16 novembre faremo il punto della situazione con particolare riguardo all’atteggiamento tenuto nei confronti della nostra causa dalle Istituzioni e dalla politica di Roma, di Trento, di Bolzano e di Venezia, cercando di rispondere in maniera obiettiva ai quesiti che ci verranno posti, senza escludere la possibilità di chiudere l’esperienza del COMITATO TORNIAMO IN TRENTINO, se emergerà che questa è la volontà della nostra gente.
Se invece per il bene della comunità ci verrà chiesto di proseguire la lotta magari con diverse strategie o con forme più incisive di intervento, il COMITATO TORNIAMO IN TRENTINO agirà di conseguenza, con coraggio e determinazione.