von mas 05.10.2017 06:14 Uhr

Briciole di Memoria 33: La vergogna della ricostruzione

Dopo il 3 novembre del 1918, quando finì la prima guerra mondiale con la divisione della nostra terra tirolese,  con l’Italia arrivarono anche la corruzione, i  furti di danaro pubblico oltre che la vessazione, e la persecuzione della nostra popolazione.

Riguardo alla ricostruzione dei nostri paesi distrutti dalla guerra:

“Il Governo italiano fu colto del tutto impreparato e nel periodo iniziale cercò di provvedere con disordinati interventi di sussistenza che originavano comprensibili malumori e recriminazioni. Se l’arrangiarsi era una necessità  per chi aveva la casa distrutta o inabitabile e mancava di materiali e mezzi, per chi aveva l’obbligo e l’autorità  di provvedere fu purtroppo vergognosa e contraddistinta da una dilagante corruzione.

Listener (7)La direzione immediata dei lavori era affidata ad ufficiali di qualsiasi arma ed anche a qualche borghese: con quale competenza e affidabilità è facile immaginare! Si vedevano ufficiali in servizio e in congedo fare gli impresari in modo diretto o per interposta persona e torme di intraprendenti e astuti assuntori di lavori in gestione caotica e incontrollata. Le irregolarità  di ogni genere montavano di giorno in giorno, diventavano sempre più sfacciate ed insolenti finchè il bubbone scoppiò con la denuncia aperta apparsa sui vari organi di stampa capeggiati dal giornale trevigiano La Riscossa.  Lo scandalo ebbe risonanza nazionale e investì tutta l’azione governativa compiuta dagli inizi della guerra in poi.

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Si denunziarono “favoritismi sfacciati, corruzioni, distribuzioni gratuite di merci dei magazzini, concessioni sospette di lavori, anticipi di somme prima ancora di qualsiasi inizio d’opera, sottrazioni di ingente materiale, sperperi di denaro, malversazioni d’ogni genere”.

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Nella primavera del 1919 un ispettore ministeriale che aveva visitato la Valle del Brenta denunziò al Presidente del Consiglio dei Ministri “che il lavoro delle Direzioni Militari si svolgeva in modo scandaloso senza alcun riguardo agli interessi dello Stato; che le masse lavoratrici non davano alcun rendimento e la loro inerzia era favorita dalla deficiente sorveglianza degli ufficiali preposti alle opere di ricostruzione; che dal novembre 1918 erano state profuse dall’Amministrazione Militare varie centinaia di milioni senza alcun utile risultato; che le popolazioni della Vallata erano profondamente indignate e che pertanto si imponeva la necessità  di energici provvedimenti”.

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L’allegro banchetto continuò anche quando il 20 febbraio 1920 la gestione militare cessò simultaneamente in tutta la “Venezia Tridentina” (così si volle denominare il Tirolo di lingua romanza per evidente richiamo antistorico alla sua appartenenza alla nazione italiana) e passò alla Sezione Lavori Pubblici del Commissariato Generale Civile. Davanti al cumulo delle denunce e delle numerose ispezioni il Governo fu costretto ad istituire una “Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Terre Liberate e Redente” che operò dal 18 luglio 1920 al 30 giugno 1922.

(Estratto da “Briciole di memoria a ottant’anni dalla guerra 1914-1918″ di Giuseppe Smaniotto –  pag. 125 / 127)

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