Per domani è stata indetta una “aturada general”, ossia una sorta di sciopero generale, il cui scopo è dimostrare che l’insieme del paese è concorde nel sostenere il diritto di decidere in capo al popolo catalano. L’ANC ha invitato la popolazione ad essere presente alle 11.00 davanti alle sedi di seggio vandalizzate dalla Guardia Civil ed alle 18.00 davanti alle sedi municipali dei capoluoghi. Inoltre a Barcelona alle 11.00 ci sarà una manifestazione dei Bombers, i vigili del fuoco che ieri in tantissime occasioni hanno difeso i cittadini, e alle 12.00 l’ennesimo corteo studentesco.
Tutto per tornare al punto cruciale della crisi ispano-catalana: riconoscere il diritto della Catalogna di esprimersi e decidere se essere parte, o meno, della Spagna. Adesso pare proprio che si vada verso una dichiarazione d’indipendenza, secondo percorso previsto dalla legge referendaria. Sarà il Parlamento a votare, lo ha confermato nuovamente Puigdemont nella conferenza stampa del pomeriggio: giovedì la commissione elettorale dovrebbe proclamare i dati definitivi del risultato referendario, il parlamento poi avrà 48 ore per decidere.
Ma Barcelona concede a Madrid un’ennesima via d’uscita: i fatti di ieri, le azioni di violenza inaccettabile, hanno sollevato un enorme clamore a livello internazionale, per riportare la situazione ad una minima normalità istituzionale e per trovare una soluzione politica ad un problema politico, è necessario mettere fine alle violenze indiscriminate e alle restrizioni libertarie ancora in atto, e quindi ricominciare a dialogare, con il supporto di una mediazione internazionale. Difficile che possa farlo Bruxelles, ha continuato Puigdemont, ma ci sono governi di stati ed anche di regioni d’Europa che hanno già dato la loro disponibilità in questo senso.
Occhi puntati su Barcelona, quindi… ancora per molti giorni.