von mas 08.11.2016 19:41 Uhr

Un NO per il futuro dell’Autonomia

La chiara presa di posizione del Landeskommandant degli Schützen Sudtirolesi, Elmar Thaler.

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Nel maggio di quest’anno i Sudtirolesi hanno dato un esempio di saper esprimere il proprio giudizio in maniera indipendente, votando contro il progetto di ampliamento dell’aeroporto di Bolzano, sponsorizzato dal governo provinciale e dalla SVP. Il 4 dicembre si torna alle urne, e questa volta è in gioco il futuro della nostra autonomia.

Quali scenari si apriranno per la nostra provincia se l’Italia approverà questa riforma centralistica? I sostenitori del “Sì” continuano a ripetere: Nessun problema per il Sudtirolo, tanto c’è la “clausola di salvaguardia”! Come se questa formula magica potesse proteggerci da ogni attacco centralista da parte dello stato. Per quanto riguarda l’adeguamento dello statuto di autonomia, i sostenitori del “SÍ” si dimostrano fiduciosi che ciò avverrà “sulla base di intese”, vale a dire tramite un negoziato alla pari tra Bolzano e Roma. Ma siamo davvero sicuri di questo?

Nelle questioni che toccano le fondamenta della nostra autonomia, la posizione del Südtiroler Schützenbund è sempre stata chiara: estremamente critica nei confronti di pericolose sperimentazioni, ma aperta a tutti i cambiamento positivi. Analizziamo quindi nei dettagli la riforma costituzionale e le sue conseguenze.

Perdita di molte competenze

Tutte le competenze secondarie, acquisite con la riforma del 2001, tornerebbero in capo allo stato. Parliamo di settori fondamentali come la sanità, l’ordinamento delle professioni, il commercio estero, l’istruzione scolastica e universitaria, la previdenza complementare, l’apparato della pubblica amministrazione. Si tornerebbe al centralismo del 1948, con nessuna prospettiva per il federalismo, previsto dalla riforma costituzionale del 2001, anche se mai realizzato.

C’è poi da riflettere sul significato di “interesse nazionale”: in pratica lo stato, richiamandosi a questo principio e a tutela della propria “unità giuridica ed economica” può modificare in qualsiasi momento le competenze provinciali. Inoltre, la clausola di supremazia dello stato trova pieno ancoraggio nella nuova formulazione dell’articolo 117: la corte costituzionale, che in passato ha limitato oltremodo le competenze della nostra provincia, proprio in questa clausola troverebbe nuovi spazi applicativi a discapito della nostra autonomia.

Per il Sudtirolo è poi estremamente pericoloso il “potere sostitutivo dello Stato”, previsto espressamente dalla citata “clausola di salvaguardia”.

Se a tutto questo aggiungiamo la riforma della legge elettorale, ci troviamo di fronte alla concreta possibilità che tutti i poteri si trovino concentrati in mano ad un solo partito, nei confronti del quale i pochi parlamentari Sudtirolesi non avrebbero il minimo peso.

Prerogative del parlamento

La „clausola di salvaguardia“ non ci proteggerebbe dalle ingerenze del parlamento romano: se nella stesura delle modifiche allo statuto di autonomia non si trovasse l’accordo fra lo stato e la provincia, il parlamento, con la maggioranza dei due terzi, potrebbe procedere unilateralmente, come chiarito definitivamente fin dal 2015 da un apposito gruppo di lavoro presieduto dal sottosegretario Gianclaudio Bressa.

Nessun ancoraggio internazionale

La „clausola di salvaguardia“ offre quindi poca protezione. Oltretutto, non è legata ad alcuna garanzia internazionale: in merito alla riforma costituzionale, non c’è stato alcuno scambio diplomatico ufficiale fra Italia e Austria, come invece era avvenuto per l’ultimo accordo finanziario. Solo lo scambio di note diplomatiche ci può dare la sicurezza che il governo italiano, nelle diverse fasi previste per la modifica dello statuto di autonomia, si impegnerà a rispettare le nostre volontà.

La “clausola di salvaguardia” più debole in assoluto

E’ addirittura peggiore di quella proposta da Berlusconi nel 2005, nel suo disegno di centralizzazione statale: allora la modifica dello statuto poteva avvenire solo „previa intesa”, principio molto più chiaro del nebuloso „sulla base di intese“ attualmente in discussione. Ogni modifica poteva essere respinta dal consiglio provinciale con veto espresso entro tre mesi. Allora la SVP considerava pericoloso il centralismo statale ed esortava a votare NO; anche il senatore Zeller era dello stesso parere: oggi invece, nonostante la spinta centralistica sia la stessa mentre la “clausola di salvaguardia” è molto più debole, si esprime con veemenza a favore del SI. Un cambio di opinioni notevole.

Nessun richiamo alla funzione di tutela austriaca

Come mai la SVP non ha richiesto l’attivazione della funzione di tutela da parte del governo austriaco, fin dalle prime tornate di discussione parlamentare sulla riforma costituzionale? Perché non è mai stata citata la “quietanza liberatoria” del 22 giugno 1992, nella quale si chiarisce, al di là di ogni possibile dubbio, che il governo austriaco continua a mantenere la responsabilità assunta, affinché le misure a favore del Sudtirolo non possano essere modificate unilateralmente?

„La migliore autonomia al mondo“?

Anche il Governatore Kompatscher mostra di sopravvalutare in maniera sorprendente l’autonomia Sudtirolese, ribadendo nell’edizione straordinaria 1/2016 della rivista “La Provincia Autonoma”, che noi godiamo della “migliore autonomia al mondo”. E’ una affermazione falsata che nasconde obbiettive criticità: I Paesi Baschi, la Catalunya, le Färöer, la Groenlandia, solo per fare alcuni esempi, godono di un’autonomia molto più ampia della nostra. Attenzione, perché il governo italiano potrebbe appellarsi a queste roboanti dichiarazioni, per giocare ulteriormente al ribasso.

La nostra popolazione non ha fiducia nello Stato italiano.

I Sudtirolesi hanno esperimentato per decenni sulla propria pelle che non si possono fidare di questo Stato. In quanto minoranza tedesca e ladina in terra straniera, non possono aspettarsi niente di buono da un governo centralista.

Se il Sudtirolo accetta questa riforma, allora a Roma si può tranquillamente affermare: avete votato a favore del centralismo, quindi era esattamente quello che volevate. A maggior ragione la corte costituzionale, da sempre fautore di un centralismo che ha ostacolato qualsiasi riforma federalista, avrebbe modo di emettere sentenze fortemente contrarie alla nostra autonomia.

Sono molti i parlamentari italiani (per esempio Monti o Bersani) che, pur avendo votato a favore della riforma, ora prendono le distanze da Renzi e dalla sua nuova costituzione. Perché la SVP ha paura a fare altrettanto? Perché persevera nella strenua propaganda al SI? Perché non ascolta le dichiarazioni allarmate espresse da tanti politici navigati e di esperienza, all’interno del suo stesso partito?

Una volta di più, il Sudtirolo si trova di fronte a un bivio: un chiaro NO contro il centralismo romano è l’unica scelta possibile. Il Südtiroler Schützenbund esorta tutti i Sudtirolesi a recarsi alle urne il 4 dicembre, per votare NO.

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