8 marzo, fra mimose e … macerie!
Un tempismo incredibile, riassunto dalla prima pagina di un quotidiano locale:  il titolo a otto colonne della chiusura del punto nascite anche a Cavalese  da sabato 11 marzo e, appena sotto, un gran mazzo di mimose. Ci sarebbe da ridere per non piangere, invece, giustamente, ci si arrabbia e ci si impunta.  Infatti,  mentre la chiusura è stata accettata quasi supinamente a Tione, decisamente meno a Arco (fra comitato “Salviamo il Punto Nascite”, e un parziale appoggio politico a livello locale, provinciale e nazionale), in Fiemme non si intende mollare la presa.  Per oggi alle 18.00 il comitato “Parto per Fiemme” ha indetto una manifestazione “pacifica ma ferma”. Â
Certo che della spedalità provinciale, nel giro di un paio d’anni, son rimaste quasi solo macerie:  degli otto punti nascita ne sono rimasti tre. Chiuso Borgo Valsugana, chiusi Tione, Arco, il San Camillo a Trento, ora Cavalese. Oltre a Trento e Rovereto, resta solo Cles, fra illazioni e sospetti più o meno legittimi  (già si parla di “Provincia Autonoma di Cles”….).
E non solo per quanto riguarda l’ostetricia: anche le  guardie mediche sono state “sfoltite”, per usare un eufemismo, con le conseguenze che tutti conoscono; le unità operative degli ospedali periferici accorpate e svuotate; per accorciare le liste di attesa, si sono unificati virtualmente i territori, in  modo che se  serve una visita urgente, da Canal San Bovo può capitare che ci si debba spostare a Cles, o da Peio a Rovereto, o da Avio a Tione, per non perdere la priorità .  In compenso, si investono milioni nel centro di protonterapia – alzi la mano chi è davvero convinto che ne valga la pena – e milioni pure sul NOT, il nuovo ospedale provinciale, dove probabilmente si pensa di accentrare tutto… che però è ancora in arretrata fase di progettazione.Â
I vertici della provincia si accartocciano su se stessi, fra  interrogazioni consiliari e parlamentari presentate dai componenti della stessa maggioranza di governo, ed incontri pubblici con il Governatore Rossi, l’Assessore Zeni e i dirigenti dell’Azienda Sanitaria, dove ottenere risposte pare impossibile (a parte quella ricevuta da un sindaco valsuganotto che perorava la competenza primaria della provincia in ambito sanitario, che si è sentito dire “siamo autonomi, mica indipendenti”).
Ecco, l’Autonomia: Â “in alto” si dice che quella della Provincia di Trento non sia dovuta a motivi storici o identitari, ma alle buone pratiche di buongoverno. Â Allora, forse, Â non siamo messi proprio benissimo…