von fpm 30.12.2025 18:00 Uhr

La storia del Südtirol nella letteratura (12)

Alcune riflessioni sul rapporto tra storiografia e letteratura nel territorio del Südtirol, che riprendono quanto trattato in Storiografia e letteratura: parallelismi, differenze e scambi di ruoli.

Elaborazione grafica Flavio Pedrotti Moser

Nel saggio Storiografia e letteratura: parallelismi, differenze e scambi di ruoli, pubblicato nel volume a cura di Alessandro Costazza / Carlo Romeo, Storia e narrazione in Südtirol, Edizioni alphabeta, Merano 2017, vi sono spunti e considerazioni utili ed interessanti all’esplorazione di un percorso talvolta poco perlustrato. La letteratura si confronta con i punti più oscuri della storia ufficiale, cercando non tanto di offrire delle risposte, quanto piuttosto di porre delle domande, di insinuare dei dubbi. E proprio il fatto che la sua libertà non sia assoluta, perché i fatti storici costituiscono in un certo senso dei “paletti”, a cui la letteratura deve attenersi, costituisce per gli autori non solo un “ancoraggio” alla realtà delle storie narrate, bensì soprattutto una sfida e uno stimolo. Vale quindi la pena di mostrare almeno alcune delle strategie narrative messe in atto in alcune delle più importanti opere letterarie a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso che hanno per oggetto la storia del Südtirol.

I tre romanzi di Lilli Gruber, Eredità. Una storia della mia famiglia tra l’impero e il fascismo (2012), Tempesta (2014) e Inganno. Tre ragazzi, il Südtirol in fiamme, i segreti della Guerra fredda (2018) costituiscono una trilogia che ha per oggetto la storia del Südtirol dagli anni dell’annessione all’Italia fino alla lotta per l’autodeterminazione degli anni Sessanta. Nonostante la continuità cronologica e la ricorrenza di alcuni personaggi nei diversi romanzi, le tre opere sono profondamente differenti tra di loro e appartengono in un certo senso a generi letterari diversi. Mentre Eredità rientra nel genere della memorialistica familiare, Tempesta si avvicina alla spy-story e Inganno è almeno per metà un saggio storico: affronta le azioni di protesta che interessarono il Südtirol nei primi anni Sessanta. I protagonisti sono due ragazzi e una ragazza poco più che adolescenti che, alle prese con le loro inquietudini sentimentali, si trasformano in combattenti per la libertà: fanno saltare un traliccio durante la “notte dei fuochi” del 1961 e, qualche anno più tardi, pianificano l’uccisione del rappresentante dei servizi segreti italiani in Südtirol. La vicenda dei giovani è integrata e contestualizzata storicamente attraverso le biografie dei genitori, che rivelano un passato carico di segreti, e la presenza di figure chiave come un reduce della Wehrmacht attivo nei gruppi terroristici e il rappresentante dei servizi segreti italiani.

Non solo i tre ragazzi appaiono, nella loro ingenuità, come strumenti al servizio di interessi che superano la loro prospettiva individuale, ma anche gli adulti del romanzo, convinti di combattere per la propria causa e di incidere sugli eventi, scopriranno alla fine di essere stati ingannati e utilizzati per scopi diversi. Questa è l’interpretazione che il romanzo propone della stagione degli attentati in Südtirol: apparentemente finalizzati all’indipendenza politica del territorio, in realtà sfruttati dai servizi segreti italiani, austriaci e americani per giustificare la militarizzazione di un’area di confine strategica in chiave antisovietica, per coprire le operazioni delle reti stay-behind e dell’organizzazione Gladio e per garantire la dislocazione di testate nucleari. Tale interpretazione è supportata soprattutto dai quattordici capitoli non finzionali, che occupano quasi metà del libro. Attraverso numerose interviste a figure politiche italiane e sudtirolesi, ex-terroristi e loro famigliari, un ex generale dell’esercito, un magistrato e un filosofo, e grazie a documenti provenienti dagli archivi storici dei carabinieri, della Guardia di Finanza o dall’archivio di un importante esponente dei servizi segreti italiani, il volume ricostruisce la storia del Südtirol dall’annessione all’Italia fino al secondo dopoguerra, con particolare attenzione agli sforzi per ottenere l’autonomia e alle diverse fasi della stagione terroristica tra il 1957 e il 1967.

Da questo punto di vista, il libro può essere letto anche come un saggio storico, finalizzato a interpretare la complessa e contraddittoria natura del primo terrorismo sudtirolese nel contesto geopolitico della Guerra fredda. Sebbene la parte narrativa possa talvolta apparire artificiosa — e nessuno dei tre giovani protagonisti rappresenti realmente un tipico dinamitardo degli anni Sessanta, rischiando così di far sembrare l’intero fenomeno quasi un “gioco da ragazzi” — la tensione tra il racconto finzionale e l’analisi storica risulta stimolante, permettendo al lettore di decidere di volta in volta quale dei due piani privilegiare.

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