von mas 20.12.2025 18:30 Uhr

Un libro al mese: „Land Friûl“ – 3°

Un popolo diventa povero e sottomesso quando gli viene tolta la lingua che ha ereditato dai propri avi;  quel popolo non si rialzerà mai più” – Il libro di Matteo Dri Federspiel, dalle doppie radici tirolesi e friulane, disegna un „ritratto di Autonomie“ approfondito e appassionato, mettendo a confronto il Sudtirolo e il Friuli.  Ecco oggi un terzo stralcio: le battaglie per l’autonomia in Sudtirolo e in Friuli, con un aneddoto che parla di carabinieri e bandiera friulana.

Lo sviluppo dell'autonomia in Sudtirolo

L’Accordo di Parigi sottoscritto nel 1946 fra Italia e Austria  è un trattato di garanzia e tutela della popolazione di lingua tedesca residente in Sudtirolo. Le sue principali disposizioni riguardano: garantire piena uguaglianza di diritti agli abitanti di lingua tedesca della Provincia di Bolzano … tutelando l’identità etnica e lo sviluppo culturale ed economico. Ciò permise ai cittadini di lingua tedesca l’insegnamento primario e secondario nella loro lingua madre; la promozione dell’uso paritario della lingua tedesca e italiana nella pubblica amministrazione e nei documenti ufficiali;  il ristabilire il diritto ai nomi di famiglia tedeschi italianizzati; l’uguaglianza di diritti nell’ammissione ai pubblici uffici. Nel contempo, venne conferito un potere legislativo ed esecutivo autonomo (…)  Ufficialmente questo accordo non fu mai rispettato pienamente dallo Stato italiano, gerando così tensioni.

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Il 31 gennaio 1948 la Costituente italiana approvò il primo Statuto di Autonomia, che univa le due province di Bolzano e di Trento nella „Regione Trentino-Alto Adige“. Ciò avvenne senza il parere dei rappresentanti di lingua tedesca, come previsto dall’Accordo di Parigi. Questo creò il primo problema, poichè  l’amministrazione era nelle mani della magggioranza italiana del Trentino, lasciando alla Provincia di Bolzano una forma limitata di autonomia  … Lo Stato italiano, incluso il capoluogo di regione Trento, si disinteressò delle questioni interne sudtirolesi e promosse una politica nazionalista di emarginazione e distacco dalle richieste della popolazione autoctona austriaca, già esausta a causa delle numerose ingiustizie subite durante il periodo fascista

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Lo Statuto di Autonomia approvato il 31 agosto 1972 insieme ai suoi aggiornamenti, rappresenta un esempio di autonomia attuata, stimata e conosciuta a livello internazionale.  Per raggiungerla, sono state necessarie lunghe trattative, la volontà di trovare compromessi e, purtroppo, anche lotte politiche e atti di violenza e terrorismo.  E‘ importante sottolineare che la questione del „terrorismo sudtirolese“  non fu causata da uno spirito bellicoso della popolazione di lingua tedesca e ladina, ma rappresentò la risposta di un popolo vessato. Questo clima portò a un periodo di tensioni e conflitti noto come la stagione delel bombe.

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Il ricordo dei secessionisti viene oggi valorizzato principalmente per l’aspetto identitario, poichè hanno combattuto, talvolta dando la vita, per preservare la libertà della cultura sudtirolese. La politica italiana ha fortemente criticato tali commemorazioni, sostenendo che i „terroristi“ non dovrebbero essere ricordati con gloria, ma solo condannati. Tuttavia la presa di posizione rappresenta un’ipocrisia, poichè la stessa cultura italiana commemora personaggi discutibili come Oberdan, al quale sono dedicati memoriali, strade a addiruttura un sacrario accanto al palazzo del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, pure essendo stato lui coinvolto in azioni terroristiche.

L'Euregio

L’Euregio rappresenta l’unione dei territori dell’antico Tirolo, che condividono una storia comune e numerosi aspetti geografici, economici e culturali.  Questa collaborazione è di grande importanza e valore ... La forza di questa Euregio risiede nel coinvolgimento dei cittadini e nel senso di unità storica che la caratterizza rispettando la parità linguistica e promuovendo la collaboraizone

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L’Euregio realizza una vasta gamma di progetti che coprono vari aspetti sociali come  lavoro, economia, istruzione, ricerca, giovani, famiglia, cultura, stoira, mobilità, trasporti, sostenibilità, servizi, società, turismo, sport.   Un’iniziativa importante è rappresentata dall’Euregio Family Pass, che offre vantaggi alle famiglie con almeno un figlio minorenne.

L'autonomia in Friuli - Venezia Giulia

La creazione della Regione Friuli – Venezia Giulia riguarda l’unione di due territori storici: il Friuli (praticamente il 90% del territorio regionale) e la Venezia-Giulia, denominazione attribuita per conferire un’immagine di italianità in un contesto regionale in cui, in realtà, le minoranze linguistiche costituiscono una maggioranza, tra cui la preponderante è quella friulana.

Dall’avvento della Repubblica, le politche adottate dallo Stato centrale hanno mostrato solo delle similitudini con quelle riservate al Südtirol, una differenza significativa sta nel fatto che laddove i sudtirolesi hanno potuto assumere un ruolo attivo nel processo decisonale legislativo, la Regione Friuli – Venezia Giulia ha visto la propria autonomia congelata per un periodo di quindici anni. Tale situazione ha attivato un processo politico di indebolimento delle tenute identitarie.

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Nel 1963 venne promulgato lo Statuto speciale e nel 1964 il primo  Consiglio Regionale si insediò a Trieste che divenne il capoluogo, nonostante le preoccupazioni dei friulani, i quali temevano una legislazione regionale nazionalista e disinteressata alle questioni identitarie  … Durante il periodo delle lotte friulane, emersero azioni significative da parte di coloro che si impegnavano nella difesa  della propria cultura, sia tra sacerdoti, sia tra laici.  Si organizzarono convegni, manifestazioni, e si scrissero libri per narrare la storia, le tradizioni e l’identità della terra friulana e del suo plurilinguismo. Questa attività rafforzò la coesione … fra coloro che non erano più interessati a una Democrazia Cristiana friulana venduta a Trieste. Nonostante questo attivismo, le scelte politiche favorirono principalmente lo Stato centrale… similmente a quanto accaduto in Sudtirolo.

Il Movimento Friuli venne fondato nel 1966 per tutelare le istanze friulane, promuovere il territorio e la cultura identitaria (…)   La Battaglia per il Friuli: fermare l’emigrazione, promuovere l’industiralizzazione, sostenere l’agricoltura di montagna,  sostenere l’Università friulana e perseguire un’autonomia completa, con la realizzazione dei confini geopolitici del Friuli, volto a staccarsi dal territorio triestino, sempre più ingordo di potere e feudo indiscusso dei partiti nazionali

(…) La Democrazia Cristiana avviò quindi una lotta politica e il Movimento Friuli si trovò nell’occhio del ciclone, data la sua importante posizione di baricentro elettorale. E‘ innegabile che la DC fosse particolarmente disinteressata alle cause identitarie e  culturali territoriali, poichè radicata sulla centralità dello Stato. Il Movimento Friuli venne duramente attaccato al fine di sgretolarlo (…) In questo modo la Democrazia Cristiana riuscì a tenere in scacco la Regione e evitare prese di posizioni identitarie.

 

I carabinieri e la bandiera friulana

La Festa della Patria del Friuli celebra la nascita del Principato Patriarcale di Aquileia avvenuta il 3 aprile 1077.  La prima edizione dell’evento si tenne nel 1977 e venne promossa da don Francesco Placereani, pre Checo, in occasione del novecentesimo anno.  L’evento ebbe luogo ad Aquileia, dove numerose persone si riunirono nella piazza con le bandiere rappresentative del Friuli, con l’intento di festeggiare la propria identità e cultura. Durante l’evento, i carabinieri tentarono di interrompere la cerimonia, sollevando l’accusa che tale manifestazione esaltasse sentimenti austriacanti e che le bandiere sventolate fossero austriache.

  • La bandiera friulana

I friulani chiamati a fornire chiarimenti affermarono che le bandiere in questione rappresentavano esclusivamente il Friuli e l’aquila friulana, non quella austriaca. Geremia Gomboso, uno dei manifestanti presenti in quell’occasione e attuale presidente dell’Istituto Ladino Friulano, testimonia ancora oggi l’aspetto tragicomico e significativo dell’accaduto: un episodio all’apparenza divertente, che in realtà sottolinea ed evidenzia la delicata natura dell’identità friulana e le sfide affrontate dalla comunità nell’opera di salvaguardia e promozione della propria cultura.

Le stesse autorità pubbliche dimostrarono la poca conoscenza  storica, culturale e identitaria della Regione in cui prestavano servizio,  limite che si rispecchia ancora oggi nell’atteggiamento dello Stato italiano.

Matteo Dri Federspiel è nato a Latisana in provincia di Udine nel 1987, da madre friulana con radici carniche fra Luveja e Porpêt e padre tirolese originario di  Graun im Vinschgau, e vive a Merano.  Laureato in Giurisprudenza, sostiene con passione la valorizzazione identitaria del Friuli e su dedica da anni allo studio delle minoranze linguistiche e dei diritti delle comunità autoctone. Nel tempo libero dal lavoro presso, cerca di conciliare la famiglia lo studio e una sana dose di Friuli sotto forma di ricerche, acquisto di libri e confronti vari dove non mancano mai i racconti degli anziani e un buon bicchiere di vino: come recita il detto friulano „Vin e amîs, un paradîs“.

Il suo libro „Land Friûl“, edito dall’Istituto Ladin Furlan “Pre Checo Placerean”,  con il sostegno di ARLeF (Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane) e della Regione FVG (che oltre ad essere davvero interessante, offre al lettore una ricchissima bibliografia),  si può trovare  presso l’Istitut, presso l’ARLeF,  oppure può essere richiesto direttamente all’autore (matteo.drifederspiel@gmail.com).

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