von fpm 06.12.2025 14:00 Uhr

Dalla cronaca sudtirolese (2)

Punti di riferimento e punti di svolta nella lotta per l’autodeterminazione della parte tirolese dell’Eisack e dell’Etsch. Cronistoria di un periodo importante se non determinante per il Südtirol, dal 1959 al 1969

Elaborazione grafica Flavio Pedrotti Moser

Dopo che l’Austria si era rivolta alle Nazioni Unite patrocinando la causa sudtirolese e che l’organizzazione mondiale con la risoluzione ONU n. 1497 del 31 ottobre 1960 aveva invitato Italia e Austria a condurre trattative, Roma riteneva ancora di poter evitare ogni forma di concessione e decise di chiudere i negoziati senza esito. Il Comitato BAS per la liberazione del Sudtirolo, sotto la guida di Sepp Kerschbaumer, sentì di dover ricorrere a misure spettacolari per richiamare l’attenzione mondiale sull’irrisolto problema del Südtirol. Gli uomini del BAS, per lo più semplici contadini, operai e artigiani, si prepararono a dovere, con l’aiuto di amici austriaci. Nel frattempo, il BAS si era andato infatti organizzando anche in Austria. Gli amici e compagni austriaci li rifornivano di denaro, esplosivi, ma anche di armi per l’autodifesa. Sul territorio del Tirolo austriaco organizzarono corsi clandestini per la detonazione degli esplosivi. Uno dei sostenitori più attivi fu il commerciante di Innsbruck Kurt Welser, eccellente alpinista e ardente patriota tirolese.

Anche alcuni politici austriaci come il Ministro degli Esteri Bruno Kreisky (SPÖ) e gli assessori tirolesi Aloys Oberhammer (ÖVP) e Rupert Zechtl (SPÖ), oltre a una serie di diverse personalità di spicco, erano stati messi al corrente dei progetti. “Sapevano”, dunque, approvarono e appoggiarono i piani degli attivisti del comitato BAS il cui scopo consisteva nel limitarsi a provocare danni materiali. Senza mettere a repentaglio vite umane. In Sudtirolo il vicesegretario SVP nonché consigliere provinciale Hans Dietl, i consiglieri regionali SVP Friedl Volgger e Peter Brugger e una serie di funzionari del partito figuravano tra le persone di fiducia del BAS. E più tardi, malgrado le torture, gli arrestati non ne fecero mai il nome. Il segretario del partito nonché Presidente della Provincia Silvius Magnago era sommariamente al corrente di quanto andava accadendo giacché gli attivisti del BAS, Sepp Kerschbaumer e Georg Klotz, gli avevano inequivocabilmente comunicato di voler mettere in atto operazioni di resistenza. Né Magnago negò di saperlo, qualche decennio più tardi, seppur dichiarando di avere sconsigliato Kerschbaumer e Klotz dal commettere atti illegali. Comunque sia, Magnago non fu di fatto messo al corrente dei dettagli delle operazioni imminenti. Non lo si voleva compromettere, né mettere in pericolo il partito.

Nella notte che precedette il 30 gennaio 1961 alcuni attivisti del Tirolo Settentrionale e del Südtirol fecero saltare in aria il cosiddetto “Duce in alluminio”, un gigantesco monumento a Mussolini collocato davanti alla centrale elettrica di Waidbruck. In epoca fascista questo monumento era stato dedicato “Al Genio del Fascismo”.

Il 1° febbraio 1961 l’attivista BAS di Neumarkt (Unterland) Josef Fontana fece saltare un ordigno che provocò un buco nel muro della villa del defunto senatore fascista Ettore Tolomei, disegnatore di tutti i provvedimenti di italianizzazione e repressione contro la popolazione sudtirolese di lingua tedesca. L’abitazione di Tolomei era assurta a luogo di pellegrinaggio fascista. A quegli episodi seguirono altri attentati compiuti contro edifici di nuova costruzione destinati a fornire alloggio agli immigrati.

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