von fpm 19.09.2025 14:00 Uhr

Una iniziativa del Ministero della Cultura

Progetto di conservazione del Monumento alla Vittoria di Bozen

Foto web, elaborazione grafica Flavio Pedrotti Moser

Dopo il 1920, a coronamento del programma edilizio fascista si realizzò il “Monumento della Vittoria” che intendeva ricordare l’annessione del Südtirol denominato e italianizzato in” Alto Adige” all’Italia. Secondo i canoni del regime fascista, il Südtirol avrebbe dovuto essere immerso in un “lavacro di italianità”: dalla lingua alla veste architettonica, fino agli stessi costumi di vita. Soprattutto le giovani generazioni sudtirolesi si trovarono in una situazione di lacerazione interiore: dover accettare una vita pubblica ed esteriore italiana, avvertita come estranea, e allo stesso tempo custodire gelosamente la propria identità culturale non solo nella sfera privata, ma anche in quella familiare. Fu un periodo talmente devastante per il Tirolo del Sud, ovvero per le due province di Bozen e Trento, che maturò il sano rifiuto dell’italianizzazione forzata, simile ad un annientamento identitario e culturale che provocò quello che divenne l’eroica rivolta sudtirolese che grazie ai Freiheitskämpfer, i combattenti per la libertà, portò dopo la Seconda guerra mondiale se non alla ambita selbstbestimmung e al ricongiungimento con la patria storica, l’Österreich, una se pur fiacca autonomia. Così, tra il 1926 e il 1928 sul progetto dell’architetto Marcello Piacentini, fu eretto il mostro. In quel luogo precedentemente sorgeva il Talferpark, e lì il regime fascista decise di porlo a proprio simbolo e fu costrutto demolendo ciò che era stato edificato del Monumento ai Kaiserjäger caduti in guerra (Kaiserjägerdenkmal), in posizione antistante l’attuale monumento e che era rimasto incompiuto dopo la fine del primo conflitto mondiale. Inutile dire che per i sudtirolesi questo orrore è il simbolo della arroganza italiana fascista che volle imprimere alla città di Bozen un sigillo oppressivo.

Ora, la Direzione Regionale Musei Nazionali ha annunciato l’avvio del programma di analisi, conservazione e consolidamento del Monumento. „Un intervento – recita una nota – di grande rilievo per la tutela del patrimonio storico, artistico e architettonico che nasce all’interno di una collaborazione istituzionale tra la Direzione Regionale Musei Nazionali Veneto e l’Icr, finalizzata a garantire i più alti standard scientifici e metodologici nella conservazione dei beni culturali„. Una copia digitale tridimensionale del monumento, chiamata „Digital Twin“, conterrà tutte le informazioni utili sui materiali, sulle strutture e sullo stato di conservazione. Questo modello digitale permetterà di ricostruire la storia dell’opera, valutarne le condizioni attuali e monitorarne continuamente lo stato, senza intervenire fisicamente sul monumento.   „Questo intervento – ha dichiarato Daniele Ferrara, Direttore della Direzione Regionale Musei Nazionali Veneto – rappresenta un passaggio fondamentale per la valorizzazione e la salvaguardia del Monumento alla Vittoria, non solo come testimonianza storica, ma anche come luogo vivo di memoria, cultura e studio”. Puntuale la dichiarazione del sindaco di Bozen Claudio Corrarati, che ha dichiarato: „Si tratta di una notizia molto positiva per la nostra città. Il Monumento alla Vittoria rappresenta un bene architettonico e storico di grande valore e l’avvio di questo progetto garantirà non solo la sua conservazione, ma anche una maggiore valorizzazione come luogo di memoria condivisa e di dialogo culturale. È importante che istituzioni locali e nazionali lavorino insieme per tutelare e rendere fruibile a tutti un patrimonio di tale rilevanza”.

Inutile ricordare che a parte i cittadini di origine italiana, (gli altoatesini, molti dei quali  discendenti da quelle famiglie obbligate dal fascismo ad emigrare nello storico Tirolo del Sud per contrastare numericamente la comunità tedesca anche per paura che qualche referendum potesse rivendicare l’appartenenza del territorio all’Österreich), i cittadini sudtirolesi non hanno mai gradito e non gradiscono un monumento che rievoca un periodo tremendo per chi è qui da secoli e che si è visto catapultare in una nazione estranea e oppressiva.

Uno sfregio, dunque, al popolo sudtirolese che ha dovuto subire sopraffazioni, prevaricazioni e vessazioni non solo culturali ma anche fisiche, rivolte all’eliminazione di una identità storica. Osannare quindi questo monumento con arroganza e alterigia non è certo apprezzato né accettato dai tanti sudtirolesi che non potranno mai dimenticare un passato infausto. Sarebbe perlomeno gradito un ripristino del Monumento ai Kaiserjäger che il fascismo ha frettolosamente smantellato.

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