La cittadinanza per i discendenti dei nostri emigrati

I consiglieri provinciali di minoranza e il consigliere del PATT Kaswalder hanno sottoscritto una proposta di voto (primo firmatario Michele Malfer di Campobase) con oggetto „Diritto alla cittadinanza italiana per i discendenti dei trentini emigrati all’estero„.
Se il testo in alcune parti lascia un po‘ a desiderare, la proposta è senza dubbio condivisibile, per il fatto di permettere ai discendenti di nostri emigrati di terza o quarta generazione di ottenere una cittadinanza europea... se non l’austriaca dei loro trisnonni, almeno quella italiana. Lo sarebbe ancora di più se questo diventasse un progetto magari euroregionale, e si parlasse di cittadinanza italiana e/o austriaca. Ma la legge sulla cittadinanza della Repubblica Austriaca è attualmente ancora più restrittiva di quella italiana, per quanto riguarda i tirolesi diretti discendenti di cittadini dell’Impero, emigrati o meno che essi siano…
Il testo della proposta di voto:
Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, migliaia di uomini e donne lasciarono le valli del Trentino, spinti dalla povertà e dalla mancanza di opportunità. Partirono con coraggio, attraversando l’oceano per costruirsi una nuova vita in Sud America, soprattutto in Brasile, Argentina e Uruguay. Sebbene nati sotto un altro Stato, portavano con sé la lingua, la cultura, le tradizioni e un profondo senso di appartenenza alla civiltà italiana. Dopo l’annessione del Trentino all’Italia, avvenuta nel 1918, lo Stato italiano ha riconosciuto negli anni il diritto di cittadinanza ai discendenti di questi emigrati attraverso una serie di leggi fondate sul principio dello ius sanguinis, ovvero la cittadinanza per discendenza.
Ricordo che già nel 1912, con la Legge n. 555, il Regno d’Italia stabiliva il principio della trasmissione della cittadinanza per via paterna e nel 1983, con la Legge n. 123, si affermava finalmente la parità tra madre e padre nella trasmissione della cittadinanza. In tempi più recenti, nel 1992, la Legge n. 91, attualmente in vigore, ha sancito all’articolo 1 che “è cittadino per nascita il figlio di padre o di madre cittadini italiani”, ribadendo con chiarezza lo ius sanguinis e il D.P.R. n. 572 del 1993 ha poi reso operative queste disposizioni a livello amministrativo.
Ma non solo. Con la Legge n. 379 del 2000, lo Stato italiano ha riconosciuto anche il diritto alla cittadinanza per i discendenti di coloro che erano nati nei territori già appartenenti all’Impero austro-ungarico, come il nostro Trentino, a condizione che ne dichiarassero la volontà. Questo riconoscimento è stato un atto di giustizia storica. E lo stesso spirito ha animato la Legge n. 124 del 2006, che ha esteso il diritto anche ai discendenti degli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Fino al 2010, la Repubblica ha quindi giustamente considerato che non fosse la nazionalità formale al momento della nascita del proprio antenato a determinare l’italianità, ma piuttosto l’identità culturale, linguistica e familiare.
Purtroppo, oggi tutto questo è messo in discussione. Le modifiche introdotte nel 2025, con il Decreto-Legge n. 36, poi convertito nella Legge n. 74, impongono nuovi vincoli: la cittadinanza per discendenza sarà riconosciuta solo se si ha un genitore o un nonno nato in Italia, oppure se il genitore ha risieduto nel territorio italiano almeno due anni prima della nascita del figlio.
Questa misura, apparentemente tecnica, di fatto esclude la quasi totalità dei discendenti degli emigrati trentini di fine Ottocento e inizio Novecento. Basti pensare che in Brasile, secondo stime attendibili, oltre il 99% dei cittadini di origine trentina discende da persone emigrate prima del 1918.
Questa situazione appare dunque profondamente ingiusta, perché cancella un diritto che per decenni è stato riconosciuto e onorato. Soprattutto, rischia di spezzare il legame vivo e autentico che lega ancora oggi il Trentino a migliaia di famiglie nel mondo che si sentono trentine, che parlano i nostri dialetti, che celebrano le nostre tradizioni, che portano con fierezza la memoria dei loro nonni.
Come Istituzione autonoma e consapevole della propria storia, abbiamo il dovere di chiedere con forza che venga riaperta la finestra normativa per il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis anche ai discendenti dei trentini nati sotto l’Impero austro-ungarico, così come è stato possibile fino al 2010.
Non si tratta solo di una questione giuridica, ma di identità, memoria e giustizia storica. E il Trentino non può voltare le spalle a chi, pur lontano, non ha mai smesso di sentirsi parte della nostra comunità.
Tutto ciò premesso il Consiglio provinciale della Provincia Autonoma di Trento, ai sensi dell’articolo 35 dello Statuto di autonomia sollecita il Parlamento e il Governo italiano a riaprire la finestra per la richiesta di cittadinanza italiana ai sensi della Legge n. 379 del 2000, affinchè vengano riconosciuti il valore storico, culturale e identitario dei flussi migratori trentini e l’importanza del legame con le comunità di discendenza italiana nel mondo.






