Adesso basta!

Una decina di trattori a passo d’uomo lungo la statale, tante persone radunate al Mulino, striscioni, cartelli, fotografie di pecore, asini, cani straziati dai predatori. E‘ questo in poche parole il sunto della manifestazione che si è svolta nella prima mattinata di oggi lungo la retta di Ospedaletto, in Valsugana.
Presenti soprattutto agricoltori, allevatori di professione e per passione, che negli ultimi mesi hanno subito continue predazioni (35 solo quest’estate). Ma c’erano anche tanti cittadini, in particolare dei paesi situati un po‘ più in alto sui versanti della valle, stanchi di aver paura di uscire a passeggio con il cane di famiglia, di fare un giro a piedi fra i campi, di andare nel bosco appena sopra il paese per cercare qualche fungo o anche soltanto per respirare.  Perchè la situazione in Valsugana, ormai da tempo, è questa: la gente ha paura, è stanca, esasperata. E soprattutto, non vede vie di uscita.
Presenti anche le forze dell’ordine, per garantire la tranquillità di tutti manifestanti, nel caso si fosse presentata qualche associazione animalista (pare che gli organizzatori dell’evento abbiano ricevuto telefonate minatorie nel cuore della notte). Quasi del tutto assenti invece gli amministratori locali, mentre c’erano i rappresentanti del Comitato Andrea Papi, anche dalle Giudicarie dove a metà settembre si terrà il referendum.
Organizziamo una manifestazione a Roma, ha detto qualcuno. No, siamo una provincia autonoma, ha affermato qualcun altro, è a Trento che dobbiamo andare a far sentire la nostra voce.
Già , perchè se in provincia di Trento si è potuto prelevare alcuni esemplari di orso, l’abbattimento di lupi pericolosi non è ancora stato possibile, con le ordinanze bloccate dal TAR su ricorso delle associazioni animaliste. Invece in Sudtirolo qualche settimana fa un esemplare di lupo predatore è stato effettivamente abbattuto su ordinanza del presidente della provincia; stessa cosa in Nordtirol, dove l’abbattimento dei predatori è una prassi non diciamo comune, ma effettivamente applicata. Quindi, se la normativa europea è la stessa, se l’Euregio non ha confini… perchè questo non avviene anche a Trento, ci si domanda.
Una partecipazione sentita, quindi, per una manifestazione corretta nella forma ma dai toni decisi. Toni e voci che vogliono essere ascoltate, soprattutto dai piani alti dei palazzi, in Valle e a Trento.






