von mas 28.08.2025 06:45 Uhr

Briciole di Memoria: „… vittime del secolare oppressore …“

Oggi e nelle prossime settimane, presenteremo alcune dei monumenti che ricordano i nostri soldati caduti durante la Prima Guerra Mondiale, quelli eretti seguendo le disposizioni vigenti dopo la „redenzione“  e spesso ancora oggi non contestualizzati. Oggi siamo nel cimitero di Dro e Ceniga.

Foto Manuela Sartori / UT24

“Ai morti sotto bandiera austriaca basta un pietoso ricordo nei camposanti”, scriveva nell’ottobre 1923 il Questore di Trento Panini ai sindaci della Venezia Tridentina, richiamando la circolare prefettizia emanata a gennaio dello stesso anno. Oltre a confinare i cippi e le lapidi ai nostri caduti per la Heimat e per la Patria Austriaca nei cimiteri, senza cerimonie solenni o monumenti in piazza, riservando questi „onori“ a chi aveva disertato  per andare a combattere nelle fila dell’esercito „redentore“, lettera e circolare prescrivevano anche il tono delle epigrafi, che doveva ispirarsi a un verso del poeta italiano Leopardi:

«Oh misero colui che in guerra è spento, non per li patrii lidi e per la pia consorte e i figli cari, ma da nemici altrui, per altra gente, e non può dir morendo:  alma terra natia, la vita che mi desti ecco ti rendo»

E se in qualche caso si tentò di eludere le severe disposizioni, limitandosi a ricordare „i figli caduti“ (almeno finchè fu possibile utilizzare la parola „caduti“, che pure questa ben presto divenne „troppo“), in altri casi i redattori di epigrafi superarano il poeta sopraccitato.  Un vero capolavoro di cancellazione della memoria, di sostituzione della storia, ispirato dalla tristemente nota Legione Trentina.

 

Oggi e nelle prossime settimane, per  la rubrica „Briciole di Memoria“, presenteremo alcune di questi monumenti, molti dei quali – ancora ai giorni nostri – non sono stati contestualizzati.  Speriamo che questa nostra serie di articoli serva in qualche modo a sollecitare l’apposizione di un testo (una targa, un totem, un QR, un qualsiasi cosa…) che spieghi ad ignari visitatori (ce ne sono tanti, più vicino di quanto si possa pensare) la realtà dei fatti ed il contesto storico in cui nacquero queste epigrafi.  Sarebbe un atto dovuto, una piccola riparazione della memoria „dannata“, dopo più di un secolo di oblio.

Ai lettori interessati segnaliamo il certosino lavoro di ricerca di Aldo MiorelliLe epigrafi dei „Monumenti ai caduti“ trentini nell’esercito
austro-ungarico eretti tra il 1919 e il 1940,  pubblicato negli annali del Museo Storico Italiano della Guerra nel 1996 / 1997.

Cimitero di Dro e Ceniga

Il monumento, eretto nel 1923, sorge a lato del camposanto del cimitero comune di Dro e Ceniga, proprio a fianco di via Arco, la strada che congiunge i due paesi.  Il basamento dell’alta colonna ospita i nomi dei caduti e un’epigrafe redatta in forma assolutamente consona alle disposizioni di Prefetto e Questore, anzi,  quasi superandole:

Il popolo di Dro-Ceniga
ai suoi figli caduti in lontane terre straniere nella guerra 1914-1918
vittime del secolare oppressore
anelanti alla liberazione della terra natia
questo cenotafio a pia memoria eresse.

Gloria e riconoscenza  al patrio esercito che
con sacrificio immenso e pari valore
questa terra dal duro e lungo servaggio ha redento

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