von fpm 23.08.2025 14:00 Uhr

La battaglia al ponte di Lavis (1)

A proposito della targa che si vorrebbe dedicare a Napoleone

Elaborazione grafica Flavio Pedrotti Moser

Come ben documenta Andrea Casna, nel corso delle guerre napoleoniche il borgo di Lavis si trovò ad essere uno dei principali luoghi di scontro tra gli insorti tirolesi e le armate napoleoniche. Napoleone Bonaparte costituisce una delle figure più intriganti, enigmatiche ed affascinanti della storia. Fu un figlio della Rivoluzione francese e allo stesso tempo un argine alla stessa. Iniziò la sua carriera come capitano di guarnigione, diventò seguace di Roberspierre per poi finire i suoi giorni indossando gli abiti di imperatore dell’isola di Sant’ Elena. Napoleone e il bonapartismo entrarono in ogni palazzo, in ogni chiesa, in ogni centro di potere e in ogni piccolo villaggio d’Europa. Napoleone introdusse nei paesi conquistati riforme volte all’ammodernamento della macchina statale. Se non fu lui a promuoverle direttamente, lo fecero i suoi alleati. Nel caso del Tirolo ci pensò Massimiliano I di Baviera il quale, in linea con il giuseppinismo e con il bonapartismo, promosse una serie di riforme per svecchiare l’apparato statale al fine di eliminare il potere dei ceti territoriali.

In linea con i principi dell’assolutismo illuminato, il governo di Monaco introdusse la leva obbligatoria per tutti i maschi adulti andando contro, nel caso del Tirolo, a quell’antica consuetudine, del 1511, secondo la quale i tirolesi erano tenuti ad impugnare le armi solamente per la difesa del proprio territorio. Il nuovo ordinamento militare e le riforme in materia ecclesiastica spinsero i tirolesi, nel 1809, ad impugnare fucili, forche e badili per rispedire i bavaresi a Monaco e i francesi a Parigi. In questa nuova fase dell’epopea napoleonica, tutta l’Europa tentò inutilmente di liberarsi di Napoleone. A cercare di riportare l’ordine in Tirolo ci pensò il generale Peyri che, alla guida di un contingente franco-italico, occupò la città di Trento. Il 2 ottobre del 1809 pose l’assedio a Lavis. Al comando dei tirolesi vi era Giacomo Torgler il quale dichiarò: “Il nemico dovrà imparare di essere a Lavis sul confine del suolo tedesco”.

Per gli insorti la battaglia si concluse con esito tragico. Il Peyri occupò il borgo di Lavis e quelli che non caddero sul campo di battaglia furono presi e fucilati nei pressi della chiesetta di Loreto. Girolamo Andreis fornisce una descrizione dettagliata dei fatti lavisani:

Ne furono uccisi quaranta a colpi di baionetta nella casa del dazio presso il ponte; quelli che non furono spenti nel furor dell‘assalto, l‘ira vendicatrice del Peyri li condannava a morte: appena cadevano nelle mani nemiche venivano trascinati in vicinanza dell‘antica chiesuola della Madonna di Loreto, avanti le bocche dei fuminanti moschetti.

«Le vedove e i figli -come scrisse Agostino Perini nel 1852 nelle sue Statistiche del Trentino- si recarono ogni anno processionalmente dalle vicinanze di Bozen a questo luogo a pregare per le anime degli estinti». Nel dialogo di Mittempergher emergono i valori e principi dell’amore verso la patria, «il sentimento della sua libertà, della sua costituzione e l’affezione verso l’imperatore». Se si vuole dedicare una targa la si dedichi ai quaranta patrioti tirolesi massacrati dal napoleonismo.

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