Palazzo Arzberg, in Alta Val di Non.

Riceviamo da Risveglio Tirolese le riflessioni riguardo la vicenda di palazzo Arzberg. Stupore, sì, perché la vicenda, almeno dal modo in cui ha fatto improvvisa irruzione sul palcoscenico su cui quotidianamente va in scena la narrazione degli accadimenti del nostro, peraltro, piccolo angolo di mondo, sembrerebbe la parodia di una terra allo sbando. Una terra guidata da una classe dirigente non più in grado di distinguere ciò che dà valore al proprio territorio di riferimento, il cui mantenimento nella massima funzionalità non va mai messo in discussione, da ciò che in definitiva sono semplici impedimenti contingenti, inerenti le pur sacrosante necessità di messa in sicurezza di un manufatto. Manufatto che, si badi bene, non è solo una scatola in calce e mattoni, insieme di piani, stanze, corridoi, scale, porte, finestre, protetta da un tetto, rappresentando esso uno spazio geografico che è anche una macchina del tempo, formidabile testimonianza della storia e dell’identità di un territorio.
La storia di palazzo Arzberg, infatti, inizia nel 1587 e costituisce lo spaccato di quel mondo nobiliare che per secoli rappresentò una delle colonne portanti della società del Trentino/Tirolo meridionale, parte integrante e sostanziale del Sacro Romano Impero e dei territori austriaci: la valenza delle vicende del palazzo, chiamato anche casa franca, Freihaus, in quanto dotato di vari privilegi da parte di Massimiliano I Arciduca d’Austria e Conte del Tirolo, travalica certamente i contorni della ricostruzione dell’albero genealogico di una famiglia nobiliare, divenendo emblema, per l’appunto, della secolare storia del Trentino/Tirolo meridionale. Il gruppo storico-culturale Arzberg ci risulta aver fino ad oggi ben interpretato la vocazione storico-identitaria del palazzo, da un lato creando occasioni di crescita culturale in favore della popolazione del luogo, dall’altro attraendo in loco flussi turistici con relative positive ricadute economiche. Se la proprietà di palazzo Arzberg fosse di un qualsiasi privato, non potremmo aspettarci che le scelte inerenti la sua destinazione d’uso fossero necessariamente le migliori dal punto di vista della ricaduta e della valorizzazione territoriale: un qualsiasi privato, infatti, deve normalmente fare i conti con necessità e contingenze di mero salvadanaio che ben difficilmente consentono di volgere lo sguardo a più ampi orizzonti.
Al contrario, stante il fatto che il palazzo è oggi di proprietà di un importante istituto di credito del territorio, istituto che per sua natura possiede anche una spiccata sensibilità ed attenzione per le benefiche ricadute sul proprio tessuto socioeconomico di riferimento e che siamo certi esser guidato da un management la cui vision abbraccia anche obiettivi di sviluppo territoriale siamo propensi a ritenere che la vicenda del palazzo Arzberg, una volta conclusi i lavori di manutenzione in tempi sperabilmente rapidi, avrà il lieto fine consistente nella restituzione di ciò che costituisce un autentico patrimonio storico-identitario a fortissima valenza territoriale nelle feconde mani dell’associazione Arzberg e, comunque, alla propria naturale destinazione d’uso. www.risveglio-tirolese.eu
Il Portavoce Paolo Monti, Il Presidente Franco Beber di Risveglio Tirolese






