von fpm 12.08.2025 18:00 Uhr

L’Aquila, stemma di Trento e provincia (24)

Sugli studi di Padre Frumenzio Ghetta ripercorriamo la storia dell’Aquila del Principato, stemma di s. Venceslao, simbolo della nostra identità.

Affresco, elab grafica Flavio Pedrotti Moser

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tutto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao

Sulla Torre civica accanto alla nuova Renga si trova una campana minore fusa insieme alla vecchia Renga nel 1499; anch’essa porta l’aquila di Trento e la data MCCCCLXXXXVIIII e inoltre l’immagine della Madonna col bambino e l’iscrizione ET VERBUM CARO FACTUM EST. Il nostro autore fra gli altri stemmi da lui notati ricorda quelli esistenti sull’edificio del macello civico, che si trovava allora sul lato occidentale di via Mantova. Il più antico di tali stemmi portava la data MDXXX. Una seconda aquila si vedeva sopra la porta a settentrione con la data 1647. Nel 1795 il comune di Trento, avendo fatto eseguire lavori di restauro e di ammodernamento al macello cittadino allargando le finestre e rinnovando i portali, fece scolpire sugli architravi della porta e delle quattro nuove finestre lo stemma comunale.

Le fiamme sul corpo dell’aquila trentina non videro d’accordo il Reich, al quale non garbavano, e il Gerola che invece le vedeva come logica interpretazione della frase del manoscritto del Cinquecento gialle e rosse fiamme circondano dappertutto l’aquila»43. Scrive il Gerola: «Poiché non si capisce come le fiamme potrebbero restare limitate alla sola linea ap- parente del profilo dell’aquila anziché essere cosparse per tutto quanto il сorpo».

Il Reich però trovava conferma alla sua tesi nei disegni dell’antico stemma di Boemia avuti da Praga, raffiguranti lo stemma con le fiammelle attorno al profilo dell’aquila uguali a quelle del diploma che si può finalmente contemplare. (continua)

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