A proposito di Garibaldi…

Molte sono state le voci di disapprovazione che hanno lamentato un tradimento storico nei confronti della popolazione del territorio che vanta antenati antigaribaldini morti in difesa della propria patria: il Tirolo. Possibile che non si sia spesa neanche una sillaba in memoria di chi si oppose alla vile invasione camuffata da battaglia per una guerra di indipendenza con Garibaldi al comando di “valorosi” assoldati? Non fu soltanto il Tirolo, ovviamente, ad essere calpestato e offeso dalla violenza garibaldina. Anche il Sud Italia ne fu ampiamente vittima. Eppure, tutta una schiera di militanti della politica salottiera e opportunista che si professa libertaria o progressista, si impossessa del “mito Garibaldi” che in fondo si è rilevato diffusamente solo l’esplicitazione della repressione delle patrie e dei popoli.
In ogni caso, a parte le indignazioni per la presentazione antitirolese e antipopolare, a proposito della battaglia di Bezzecca che nella versione pseudostorica appare come una vittoriosa epopea garibaldina, preme mettere in risalto un’autentica testimonianza storica riportata nel bellissimo romanzo storico di Isabella Bossi Fedrigotti, “Amore mio, uccidi Garibaldi!” che ovviamente qualcuno non ha letto e forse ne ignora addirittura la pubblicazione. In un capitolo cui viene riportato il carteggio tra Leopoldina Lobkowitz, principessa austriaca, al marito Fedrigo Bossi Fedrigotti, nobile di Rovereto presente in qualità di ufficiale che il 21 luglio 1866, battaglia di Bezzecca, scrive da Comano: … “La mia brigata è ferma, il generale non vuole muoverci, in attesa di notizie da Rovereto e dalla Valsugana. La situazione potrebbe diventare grave, se gli italiani arrivassero da quella parte. Perciò restiamo qui a sorvegliare; se ci spostassimo tutti andremmo nella trappola che Garibaldi ci tende: tenerci occupati quassù, lasciandolo libero di mandare rossi e piemontesi su per la Valsugana. Scenderebbe a Trento e Rovereto, ci prenderebbe da dietro”.
Le dinamiche della battaglia di Bezzecca, videro Garibaldi impegnato in una guerra di guerriglia per aggirare gli austriaci, avanzando verso il Tirolo-Trentino sud-occidentale e difendendo così Brescia. Concentrandosi sui forti di Lardaro, nella Valle del Chiese, i garibaldini videro la possibilità di passare per la Val d’Ampola, bombardando il forte e sfondando verso Bezzecca. La spinta di Garibaldi, si dice sia stata necessaria per animare i volontari e sconfiggere gli austriaci…
“Sono le dieci di sera e in questo momento arrivano buone notizie sulla battaglia di Bezzecca: anche questa volta ce l’abbiamo fatta”, scrive Fedrigo. “Mi pare che Garibaldi, già molto vecchio, non sia circondato da ufficiali di qualità. Era presente in persona a Bezzecca: sorvegliava la battaglia dalla portantina perché ha una gamba malata. A un certo punto i nostri vedono tra il fuoco dei fucili una portantina e si precipitano a circondarla, dentro non c’è nessuno. L’hanno requisita e arriverà assieme ai prigionieri” … Una testimonianza storica che risolve ogni dubbio. Insomma, pare evidente chi vinse quella battaglia. Il tanto glorificato “obbedisco” fu solo un ripiego, un sotterfugio per uscirne senza disonore.






