10 agosto 1487, Battaglia di Calliano

Per il Principato di Trento e la Contea di Tirolo tutto il corso del Quattrocento è caratterizzato da uno stato di tensione lungo i confini meridionali, una specie di guerra a bassa intensità , che vede coinvolti da una parte le due massime autorità territoriali, cioè i Principi Vescovi e i Conti di Tirolo, e dall’altra prima gli Scaligeri e i Visconti, poi la Repubblica marinara di Venezia. La Contea di Tirolo dal 1439 era retta dall’Arciduca Sigismondo il Danaroso, figlio di Federico il Tascavuota. Di fronte all’avanzata strisciante della Repubblica veneta si era formato un partito favorevole alla guerra, capeggiato da Gaudenz von Matsch. I Castelbarco e gli Arco, questi ultimi sempre interessati al recupero di Nago e Castel Penede, sollecitavano un intervento. Il Consiglio di Reggenza tirolese invia contingenti a presidiare i valichi del Sulzberg, Mühlbach, Bruneck, Buchenstein, Primör. Un contingente di 2.000 soldati viene mandato in Valsugana al comando di Sigismondo Welschberg, alcune centinaia nelle Giudicarie al comando di Nicolò Firmian e Micheletto Segato che si stanziano a Tenno, ai confini con la terra d’Arco.
Il piano generale del Matsch è di occupare Rovereto e di tagliare le vie di comunicazione con il Garda. Mentre continua l’assedio di Rovereto, i Veneziani stabiliscono l’accampamento base a Serravalle, dove cominciano ad affluire le truppe. Il capitano di ventura Roberto di Sanseverino, si propone alla Repubblica come comandante nella guerra contro l’arciduca Sigismondo. Venezia dà corso ad un tentativo di corruzione nei confronti di Gaudenzio di Matsch, promettendogli la signoria di Trento e di altre terre appartenenti a Sigismondo, se riesce a concludere la pace. Il Sanseverino lo viene a sapere e avanza pretese quasi ricattatorie. Gaudenzio di Matsch smonta le artiglierie, riunisce l’esercito e risale la Valle dell’Adige; passa per Trento senza fermarsi, ma inviando un contingente verso la Valsugana, e raggiunge Innsbruck. A Trento si ferma invece Friedrick Kappler, che ha partecipato alla campagna contro Rovereto ed è nominato fra gli spettatori della disfida di Castel Pradaglia.
Informato della ritirata dell’esercito di Tirolo, il governo veneto decide di passare alla controffensiva mettendo in movimento i vari fronti. Il piano generale prevede un’avanzata lungo la val Lagarina, l’occupazione di Rovereto ormai sguarnita, un’offensiva contro Arco e una in Valsugana e come obiettivo finale la presa di Trento. La realizzazione del piano è affidata naturalmente al Sanseverino che sposta prima la fanteria, poi la cavalleria da Serravalle a Sacco, dove fa costruire un ponte sull’Adige per facilitare l’arrivo dei rinforzi e dei rifornimenti da Riva, poi allestisce l’accampamento a Pomarolo, che diventerà il fulcro dell’attacco al sistema di fortezze che sbarrano la via per Trento: Nomi, la Pietra, Beseno.
Cade Castel Ivano e all’esercito veneto si apre la via della Valsugana. Tutte le premesse sono favorevoli a Venezia e il Sanseverino elabora un piano minuzioso per conquistare Castel Pietra con una manovra a tenaglia: avrebbe traghettato le truppe sulla piana di Calliano mentre un contingente sarebbe risalito da Rovereto e, superata Serrada, sarebbe sceso lungo la valletta del Rio Cavallo e avrebbe chiuso l’accerchiamento da settentrione: perno della manovra la costruzione di un ponte di zattere, previa una testa di ponte da gettare durante la notte, al riparo dagli sguardi indiscreti dei due castelli.
Trento è travagliata da una fazione filoveneta, pochi i viveri, pochi i soldati. La caduta di Castel Pietra e Castel Beseno metterebbe a grosso rischio la città . Friedrich Kappler, alsaziano, esperto delle nuove tecniche di guerra, è conscio che solo un’azione fulminea e radicale può salvare la situazione. Arriva un reparto di 400 fanti al comando del Micheletto Segato e si studia in tutta fretta un piano per fermare i Veneziani. Giocano a loro favore l’effetto sorpresa, un miglior addestramento e coesione, una perfetta conoscenza dei luoghi.
Nella piana di Mattarello avviene il primo contatto, i Veneziani risentono della durezza dello scontro e ripiegano all’altezza di Besenello, dove convergono anche il Sanseverino e Guido de Rossi con parte della cavalleria. I Veneziani non fanno in tempo a riprender fiato che sopraggiunge Friedrich Kappler con i suoi; scambiandoli per l’avanguardia dell’esercito tirolese, ripiegano addosso a quelli che stavano lavorando alle postazioni d’artiglieria sotto la guida di Andrea del Borgo.
La rotta veneziana è completa; i commissari stanziati a Pomarolo inviano i primi sgomenti dispacci al governo della Repubblica. Guido de Rossi, che con la sua squadra si era separato dal Sanseverino e rifugiato in un angolo cieco della montagna, piomba sui soldati del Kappler e lo assale alle spalle; in loro soccorso arriva dal Castel Pietra un reparto di armati guidati da un capitano di nome Corrado.
Quasi tutti cadono sul campo, compreso Corrado. Sono gli uomini di Barbara Matsch, sorella di Gaudenz e signora di Castel Beseno in quanto moglie di Giacomo Trapp. A questo punto Friedrich Kappler decide di sganciarsi e porta i suoi a Mattarello, mentre lui stesso rientra a Trento in trionfo, recando l’annuncio della straordinaria vittoria. Così il 10 agosto la battaglia di Calliano segna la vittoria dei trentini tirolesi contro Venezia.






