von mas 14.07.2025 11:45 Uhr

La simpatica comunità tirolese a Guabiruba

Sono trascorsi 150 anni dall’arrivo dei primi coloni tirolesi nel distretto di Lajeado – Il quarto articolo della serie curata dal Prof. Everton Altmayer, dedicata agli anniversari di fondazione di alcune comunità tirolesi in Brasile

Una piccola comunità rurale immersa tra le colline verdeggianti di Santa Catarina celebra un importante traguardo storico: i 150 anni dall’arrivo dei primi coloni tirolesi nel distretto di Lajeado, nella zona rurale della città di Guabiruba. Divisa in Lajeado Alto e Lajeado Baixo, questo angolo di mondo conserva ancora oggi il profumo delle origini e il suono di una lingua antica: il dialetto trentino, ancora chiamato “tirolés”.

I primi immigrati tirolesi giunsero nel 1875, provenienti dalla Vallagarina e dalla Valle dell’Adige – all’epoca ancora parte dell’Impero Austriaco. Condividevano il sogno di una nuova vita con i connazionali che, nello stesso anno, fondarono la città di Nova Trento, oggi rinomato centro della cultura trentina in Brasile. I fondatori di Lajeado Alto, però, presero un sentiero diverso, insediandosi sulle colline che ancora oggi portano il segno del loro lavoro, della loro fede e delle loro tradizioni.

A testimoniare questa eredità, sono ancora numerosi i cognomi tirolesi presenti a Guabiruba: Bosi, Dalbosco, Celva, Dalprà, Ferrari, Stedile, Tomio, Trentini, solo per citarne alcuni. Nomi che raccontano storie di famiglie, di sacrifici, di radici profonde.

 

Guabiruba stessa ha una storia particolare. La città venne formalmente organizzata nel 1860 dal barone Maximilian von Schneeburg, nobile tirolese e primo direttore della storica Colonia Itajahy. L’area fu inizialmente colonizzata da immigrati tedeschi provenienti dal ducato di Baden, la cui eredità culturale è ancora oggi ben visibile nella cultura locale. In questo contesto, la comunità di lingua italiana – composta da discendenti di tirolesi, veneti e lombardi – ha mantenuto viva la propria identità, anche se in minoranza rispetto alla componente tedesca.

A Lajeado, tuttavia, l’identità tirolese non solo è sopravvissuta, ma è diventata elemento distintivo. Numerose famiglie parlano ancora il dialetto „tirolés“, tramandato di generazione in generazione con orgoglio. Le feste religiose e popolari, la cucina tipica, il gruppo folk che porta il bel costume tesino e l’affetto per le proprie origini rendono questa comunità un piccolo gioiello nel vasto mosaico dell’emigrazione europea in Brasile.

 

In occasione del sesquicentenario dell’arrivo dei primi coloni, padre Eder Celva, lui stesso discendente di una delle famiglie fondatrici, ha promosso e organizzato la pubblicazione di un volume commemorativo: “150 anni di immigrazione tirolese a Guabiruba”. Il libro raccoglie decine di fotografie storiche, racconti di vita e memorie familiari, restituendo un affresco vivo e toccante della comunità e del suo cammino.

In un tempo in cui molte identità si disperdono, Lajeado rappresenta un esempio di resistenza culturale e orgoglio delle radici. La natura lussureggiante che circonda il distretto, unita alla profonda spiritualità e al senso di comunità dei suoi abitanti, fanno di questo angolo di Santa Catarina un luogo dove il passato non è dimenticato, ma vissuto con fierezza.

150 anni dopo, i discendenti di quei pionieri tirolesi continuano a raccontare, con parole, danze, canti e sapori, una storia che ha attraversato l’oceano per rifiorire in Brasile.

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