Un libro al mese: Le „vittime silenziose“ di Günther Rauch – 1°

Maria Valentinotti nacque domenica 1° luglio 1894 a Gries (Bolzano). Fu battezzata il giorno seguente nella chiesa di Sant’Agostino dell’abbazia di Muri-Gries con il nome della nonna, Maria Marini in Valentinotti, nativa di Appiano. Dopo aver frequentato la scuola dell’obbligo femminile, la bionda Maria lavorò presso un ufficio di Bolzano. A chi ebbe modo di conoscerla quest’elegante ragazza appariva sempre molto curata e dall’aria sicura. Di buona educazione, Maria amava circondarsi di persone semplici, conservatrici e con i piedi ben saldi a terra, evitando la borghesia cittadina che a suo dire si atteggiava con sprezzante alterigia. Si occupava spesso anche dei suoi genitori che non godevano di buona salute.
Nella primavera del 1940, Maria Valentinotti si trasferì a Sappada (Plodn in dialetto sappadino tedesco e Bladen in tedesco scritto). Appartenente alla provincia di Udine, oggi questo comune si compone di quindici borghi, più o meno grandi, tutti nati dai primi insediamenti contadini che insieme formano il lungo paese di Sappada (…) Alla fine del XIX secolo l’amministrazione comunale di Sappada / Plodn era in mano a un movimento locale fortemente cattolico e filoaustriaco. Con la Prima Guerra Mondiale, quando la conca sappadina si trasformò nella linea del fronte e divenne l’obiettivo di numerosi bombardamenti, fu segnata una profonda cesura. La devastante sconfitta degli italiani nella battaglia di Caporetto indusse le autorità militari italiane a far evacuare per motivi di sicurezza la popolazione di Sappada / Plodn. Il 28 ottobre 1917 furono trasferiti ad Arezzo almeno 841 sappadini; identica sorte toccò ad altri abitanti lungo il fronte. Alcune famiglie giunsero fin nelle Marche o in Campania e Sicilia e fino al marzo del 1919 fu loro interdetta la possibilità di fare ritorno ai propri paesi d’origine. Negli anni successivi, sotto il fascio littorio, alla popolazione sappadina fu vietato l’uso della propria lingua madre, il plodarisch.
Agli abitanti di Sappada / Plodn la vita non fu mai resa veramente facile. Soprattutto quando si trattava di questioni legate alla tipicità sappadina, alla sua lingua e all’autogoverno. E sebbene nel corso del tempo i circa 1320 abitanti si fossero fortemente italianizzati – anche per via dell’immigrazione – il sappadino o plodarisch di matrice tedesco-dialettale riuscì a sopravvivere in numerose famiglie.
Quando nell’estate del 1940 Maria Valentinotti si trasferì per amore da Bolzano a Sappada / Plodn, ad accoglierla trovò un paese profondamente sconvolto dalla Prima Guerra Mondiale e dal fascismo, sia sotto il profilo etnico che politico. Di questo trasferimento da Bolzano si è tenuta traccia nei registri comunali di Sappada / Plodn del 27 giugno 1940. Da questi si desume che la donna sudtirolese abbia lavorato in un negozio di fiori o in una locanda; dato certo è che la quarantasettenne Maria Valentinotti si unì in matrimonio con il quarantacinquenne vedovo Josef (Giuseppe) Kratter il 20 gennaio 1941 nella chiesa parrocchiale di Bolzano.
I Kratter non si opponevano apertamente al regime politico dominante: all’epoca una famiglia di artigiani non avrebbe potuto permetterselo se non voleva peggiorare la propria condizione. Peppi Kratter preferiva quindi non preoccuparsi di questioni politiche che l’avrebbero compromesso e si dedicava invece piuttosto ai propri interessi e a ciò che gli avrebbe reso la vita più facile. Su questo laborioso mastro pittore non si è però potuto scoprire molto di più, se non il fatto che per timore dei rastrellamenti partigiani e per mancanza di lavoro, nella seconda metà del 1943 aveva già lasciato il paese di origine per raggiungere Monaco attraverso Maria Luggau, Sillian e gli Alti Tauri. Di tanto in tanto Peppi Kratter tornava a casa dalla moglie rimasta a Sappada / Plodn. Con il passare del tempo, però, Maria aveva iniziato a soffrire di ricorrenti e gravi episodi di depressione e nostalgia della sua città natale che diventarono sempre più frequenti con l’acutizzarsi dello scenario di guerra. Il suo stato d’animo migliorò leggermente dopo essere stata assunta nella caserma della gendarmeria tedesca, prima come governante e poi, dal marzo 1944, come cuoca con due assistenti.
Il presidio tedesco a Sappada / Plodn era accasermato nella Borgata Bach (oggi Hotel Bladen, Borgata Bach 155), dipendeva dal distretto militare di Belluno nella Zona d’operazione Prealpi ed era gestito da un reichsdeutscher Gendarmerie-Obermeister originario di Lauterbach, da un Feldwebelleutnant prussiano e da quindici/diciotto soldati del reggimento di polizia delle Prealpi, principalmente sudtirolesi. La Gendarmerie era una formazione della Ordnungspolizei (forze di Polizia germaniche, ovvero Polizia d’ordine) preposta alla sicurezza nei distretti territoriali. Una delle sue guardie sudtirolesi più anziane era Anton Unterhauser nato a Trodena / Truden il 27 ottobre 1900 e ucciso durante un rastrellamento tedesco nella zona partigiana della Carnia
Il maggior coinvolgimento negli eventi bellici e soprattutto nella “lotta al banditismo” (ossia nella lotta contro i partigiani), che da tempo preoccupava Sappada / Plodn, si scontrò con la feroce resistenza di buona parte della sua popolazione: i sappadini non erano disposti ad aprire il fuoco gli uni contro gli altri, tanto più che le ferite inferte dalla Grande Guerra non si erano ancora rimarginate. Le sofferenze delle madri che il 28 ottobre 1917 avevano dovuto assistere all’evacuazione di ben 841 sappadini per mano dei soldati italiani non erano ancora state cancellate dalla memoria. Il timore più grande riguardava proprio l’eventualità che quell’ottobre 1917, e i suoi effetti, potesse riproporsi.
Tra il 1944 e il 1945 la situazione si complicò per molti abitanti di Sappada che dovettero guardarsi su due fronti, vale a dire dalle rappresaglie tedesche conseguenti alla notevole attività partigiana in zona e contemporaneamente dall’ostilità di molti partigiani carnici, che erroneamente sospettavano i sappadini di germanofilia. Per il vicecommissario della Brigata carnica Garibaldi, Osvaldo Fabian “Elio” la popolazione del luogo era “un’isola etnica di origine, idioma e sentimenti prettamente tedeschi e parteggia per i nazisti”
I nostri lettori conoscono già Günther Rauch, giornalista pubblicista, autore e ricercatore storico. E conoscono pure alcuni dei suoi libri, fra cui spiccano quelli dedicati al campo di concentramento fascista di Blumau, il poderoso volume „Marsch auf Rom“ e, appunto „Lautlose Opfer“ (riguardo a quest’ultimo ecco un link a un articolo pubblicato su UT24 all’epoca della sua presentazione: LAUTLOSE OPFER, LA STORIA DEI FRATELLI VALENTINOTTI
Il capitolo dedicato a Maria Kratter-Valentinotti, nella traduzione di Sonia Pio, è contenuto nel libro „Sappada / Plodn 1943 – 1945. Venti mesi di guerra tra occupazione nazista e lotta partigiana“, che può essere richiesto all‘Associazione Plodar con sede presso il Municipio di Sappada, all’indirizzo mail info@plodn.info o assplodar@pec.plodn.info






