Viazàr tra le parole: dal todésc al trentìn… (13)

La “parlata” trentina coinvolge un gruppo di particolari espressioni linguistiche diffuse principalmente nella provincia di Trento e nella Südtiroler Unterland in provincia di Bozen. La storia dei dialetti è legata alla stratificazione degli eventi storici e a come territori vicini abbiano subito influssi differenti nel corso dei secoli. Nella provincia di Trento in particolare tali voci risalgono in gran parte al periodo dell’Impero asburgico o ad altre forme di contatto con il mondo di lingua tedesca, come ad esempio l’emigrazione o i frequenti scambi lavorativi e commerciali con le popolazioni del Südtirol. Ma si risale ancora prima, alla politica di colonizzazione dei principi vescovi, che richiamarono folti gruppi di minatori, contadini e boscaioli alemanno-bavaresi allo scopo di sfruttare le ricche miniere del principato e dare impulso all’agricoltura bonificando e riducendo a pascoli e colture ampie zone della regione. Poi al periodo del conte del Tirolo e arciduca d’Austria Sigismondo d’Asburgo e l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo (dal sec. XIV con apice nel XV sec., fino al XVII sec.); nello stesso periodo si ebbe inoltre una seconda ondata di potenti compagnie di minatori tedeschi (sec. XV – XVII).
La lingua tedesca insomma ha contribuito non poco alla composizione di parole del dialetto della provincia di Trento che sono ancora in uso e che difficilmente potranno essere rimosse almeno fino a quando abiteremo la nostra Heimat, la nostra casa, il nostro territorio, con le nostre… gefühle, le nostre emozioni… “schiràt”, ad esempio, scoiattolo, deriva da “eichhörnchen”, parola modificata dal tedesco al dialetto trentino rispettando i suoni così come venivano adottati nei vari contesti… vara lì quel schiràt come ch’él zuga… guarda quello scoiattolo come gioca… “fietetàr”, (foraggiare), deriva da “füttern”; bigneria che i féβa vergót per fietetàr… bisognrebbe che facessero qualcosa per foraggiare…
“Sparagna” invece (risparmiare) pur essendo un lemma diffuso anche in altre regioni, deriverebbe da “sparen” che sarebbe “salvare”, spargana sparagna che po la gata la magna… risparmia risparmia che poi sarà tutto inutile perché quello che hai risparmiato se lo godrà qualcun altro… “Schechèo”, lo spavento o la paura, deriva da “schrecken”: ho ciapà ‘n schechèo da restarghe lì lonc e distés… ho preso un gran spavento da rimanerci secco!
La “slèpa” che sarebbe il manrovescio, la sberla o anche il pugno, deriverebbe da “schlägle”, colpo, inteso come la botta che si dà a qualcuno… él mè vegnù sóto come én bis ma g’ho dat na slèpa e l’è na via con la cóa tra le gambe… mi ha affrontato come una vipera ma gli ho dato una manata e se ne è andato via umiliato… (continua)






