von fpm 28.01.2024 16:00 Uhr

Una Storia tedesca. Le vite di Erika e Saskia von Brockdorff

Saskia von Brockdorff racconta la propria storia partendo dalla condanna a morte della madre Erika da parte dei tribunali speciali nazisti nel 1943.

collage fpm

Domani, 29 gennaio, nella Sala di rappresentanza del Comune di Bozen, vicolo Gumer 7, alle ore 18:30. Saskia Von Brockdorff (1937) racconta la propria storia partendo dalla condanna a morte della madre Erika nel 1943 da parte dei tribunali speciali nazisti perché appartenente al gruppo di resistenza della “Rote Kapelle”. Dopo la fine della guerra, Saskia crescerà nella Germania dell’Est attorniata dal mito della madre, senza riuscire però mai a fare i conti con la propria storia familiare in un contesto di guerra fredda, in cui nelle due Germanie vi era una considerazione completamente diversa del ruolo della Rote Kapelle. Ad Ovest questo gruppo venne considerato per decenni una sorta di “gruppo di traditori”; ad Est, invece, venne strumentalizzato dalla propaganda di Stato in funzione del mito della resistenza comunista. Solo nei primi anni 2000, Saskia è potuta entrare in possesso della lettera a lei indirizzata, scritta dalla madre pochi giorni prima dell’esecuzione: un documento che testimonia il valore personale, civile e etico di questa grande storia di resistenza.

Saskia von Brockdorff è nata nel 1937. Da oltre 20 anni si impegna nella testimonianza e nell’incontro con ragazzi, studenti e persone da tutto il mondo per raccontare questa storia eccezionale che inizia quando la madre Erika (1911-1943), decise di trasferirsi a Berlino, capitale culturale e civile del paese. A cavallo degli anni ’20 e ’30, Erika visse criticamente il triste passaggio alla dittatura nazista, fino a decidere nel 1938 di entrare a fare parte di una rete di antagonisti e resistenti al regime hitleriano, composta da artisti, antifascisti, comunisti e studenti, passata alla storia come “Rote Kapelle”. Nel 1942 Erika venne arrestata, condannata a morte e poi giustiziata per ghigliottina il 13 maggio 1943.

La vita di Saskia, che al momento della condanna a morte della madre aveva 6 anni, venne per sempre segnata da quegli eventi e poi ancora dalla storia più complessa delle Germanie divise. Durante la guerra fredda, infatti, molti condannati a morte del regime nazista vennero strumentalizzati e etichettati come necessariamente comunisti quando, come nel caso specifico di Erika, si trattava magari di semplici cittadini con una visione antifascista e chiaramente lucida rispetto al regime.

Questa mistificazione dell’identità politica della madre permise tuttavia a Saskia di costruirsi una vita nei primi anni della Germania dell’Est, protetta in qualche modo dal mito della madre, ma comunque in un contesto di omertà. Dopo avere lasciato lo stato socialista nel 1972, Saskia si trovò a rivivere altrettanta alienazione nella Germania dell’Ovest, dove i resistenti condannati a morte dal nazismo venivano invece considerati come traditori.

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