… Tu che ancora guardi il sole…

Gli avvenimenti di quella notte ai Brunner Mahder sono ancora in parte avvolti nel mistero. Di certo c’è soltanto che Luis Amplatz, Jörg Klotz e Christian Kerbler si ritirano nel rifugio sui Mahder dopo aver consumato un pasto frugale dal vecchio contadino del maso Brunner.
Prima di andare a dormire, Kerbler offre loro del tè che molto probabilmente contiene un forte sonnifero. Addirittura offre il suo sacco a pelo ad Amplatz, che in un primo momento rifiuta ma poi invece utilizza. Luis Amplatz e Jörg Klotz non dormono da due notti.
Durante la notte Jörg Klotz si sveglia di soprassalto. Sente degli spari ed alla luce di una pila scorge Christian Kerbler ritto davanti a lui. Il suo primo pensiero è che la baita sia presa d’assalto dagli italiani! Grida a Kerbler di smorzare la pila, la luce si spegne e Kerbler lascia la baita. Solo allora Jörg Klotz si accorge di essere stato colpito da due pallottole. Sanguina copiosamente dal labbro superiore e avverte un dolore lancinante al torace. Si trascina verso il lato opposto della baita dove si trova Amplatz. Vuole svegliarlo, lo chiama per nome, lo scuote, ma si rende presto conto, sconvolto, che il suo compagno di lotta, il suo buon amico, è morto.
Sparando, Klotz abbandona la baita: è ancora convinto di essere attaccato dall’esterno. Gravemente ferito, si trascina attraverso la Passeiertal fino al confine con il Nordtirolo, aiutato da leali valligiani, braccato da migliaia di carabinieri e soldati.
Secondo le voci che circolano, Christian Kerbler viene arrestato, ma nel tragitto tra Merano e Bolzano, come per miracolo riesce a fuggire dal mezzo della polizia. Da quel momento sparisce dalla circolazione e da allora è irreperibile. Munito di falsi documenti e intascata la ricompensa per il lavoro svolto, si certamente stabilito in un altro paese, con una nuova identità. L’interesse della stampa tedesca nei suoi riguardi non scema ed allora viene sparsa la voce che è annegato nel lago di Costanza: nonostante le intensive ricerche, la sua salma non viene ritrovata. Probabilmente è solo una falsa pista, per far definitivamente sparire tutte le tracce del suo passato.
Termina così la vita di Luis Amplatz, il tenente degli Schützen di Gries che fino all’ultimo ha creduto che il Tirolo, la sua Heimat, potesse tornare ad essere unito e che a questo ideale ha sacrificato ogni cosa, la sua salute, la sua famiglia, la sua stessa vita, a cui mette fine la mano assassina di un agente italiano, tirolese quanto gli stessi Amplatz e Klotz.
Nell’opinione pubblica sudtirolese le cose si chiariscono, poco a poco, soltanto nei giorni successivi. Inizialmente sul delitto dei Brunner Mahder circolano le voci più disparate. A tutt’oggi non si conosce ancora la verità.
Come avverrà tre mesi più tardi per le esequie del suo amico e compagno di lotta Sepp Kerschbaumer, anche il funerale di Luis Amplatz si trasforma in una tragica, ma nel contempo imponente e solenne manifestazione del popolo tirolese per la libertà e la
giustizia. Migliaia di persone accorrono al cimitero di Bolzano per porgergli l’ultimo saluto.
Il 7 settembre, quando i cancelli della prigione erano stati sbarrati già da un po’ e nei corridoi c’erano solo le guardie notturne, il secondino R. violando il regolamento aprì la porta della mia cella e mi comunicò la terribile notizia con poche parole: “A Amplatz è andata male”. Non mi vergogno delle lacrime versate in quelle ore.
Era un vero tirolese, che non badava alla propria vita pur di aiutare la sua Terra, perché potesse rimanere tedesca, perché l’aquila tirolese, che così spesso aveva appeso di nascosto agli alberi, ai tralicci ed alle pareti rocciose, potesse volare libera e maestosa. Non voleva saperne della falsità e della perfidia dei politici, della tiepida allegria dei turisti che divora la Heimat come se fosse un Moloch e cerca di indorare ogni cosa; rifiutava il rumore fastidioso ed il frastuono delle strade trafficate, le squallide costruzioni di cemento armato dei “mercanti del tempio” bolzanini.
Era un vero tirolese, un esempio, uno che quelli di Roma e di Vienna non riuscirono a sconfiggere combattendo lealmente in campo aperto, dovettero assassinarlo, prima oralmente con promesse mai mantenute, per poi finirlo nel sonno, con le pallottole di un sicario omicida! In Tirolo si parlerà per decenni di Luis Amplatz, si pronuncerà il suo nome alla stregua di quelli di Hofer e Speckbacher, di Haspinger e Katharina Lanz, mentre la polvere della storia seppellirà i suoi nemici nelle cancellerie e nei circoli ufficiali del potere, e pure i mercenari al loro soldo.
Güther Obwegs e Peter Kienesberger raccontano Luis Amplatz – dal libro „Amico, tu che ancora guardi il sole!“






