von Vanessa Pacher 25.02.2022 11:45 Uhr

Camminando – Ferite rimarginate

A piedi dalla Valle del Primiero al Lago di Calaita

É un percorso che costeggia la montagna quello che da Pieve, poco sopra Fiera di Primiero, porta, in un reticolo di strade forestali, verso Forcella di Calaita e quindi all’omonimo Lago. Un percorso lungo, che parte da una piccola frazione, risale il pendio boscoso disseminato qua e là di graziose baite e tabià e percorre il brullo versante della montagna, cicatrice di una ferita che sembra rimarginata ma che appunto è indelebile segno di una lacerazione. Nell’ottobre del 2018 Vaia ha colpito una delle montagne più care agli abitanti della Valle, monte Bedolè, quel monte ora solcato da una rete di strade, alcune realizzate appositamente per il recupero degli alberi schiantati dalla tempesta. Ebbene, salendo e percorrendo queste strade e quindi inerpicandosi lungo parte del sentiero 356, a tratti inagibile, si riapre una ferita, nostra e della montagna stessa.

Le tre ore di cammino che trascorrono lungo la strada sterrata, attraversando ciò che è rimasto di un rigoglioso bosco, seguendo il sentiero 351, verso la Forcella di Calaita, trasmettono una dolorosa presa di coscienza della vulnerabilità della montagna e dell’uomo stesso, spesso debole di fronte a ciò che la natura comanda; quella stessa natura i cui fenomeni, così straordinariamente crudi, dimostrano come l’uomo seppur così inferiore ad essa sappia indebolirla e renderla così rabbiosa nel suo manifestarsi. Ma accanto alla fotografia di una montagna oltraggiata dal vento, c’è anche e soprattutto l’immagine di chi, nelle strade e nei cumuli di legna tagliata e lavorata, ha cercato da subito di ridare vita al bosco, preoccupandosi per rimediare a quella ferita.

Risalendo quelle strade e raggiungendo infine Forcella Calaita, osservando il Lago imbiancato di neve e quindi rivolgendosi alla maestosità delle rocciose Pale di San Martino, si respira la montagna nella sua essenza, nella sua bellezza inarrivabile, una bellezza che può essere certo deturpata ma mai eliminata, sfregiata ma mai nella sua intima forza, perché nel calore di una mattina di febbraio, al sole del Lago di Calaita, la montagna ci dice che sempre, come ogni primavera, è pronta a rinascere, oltre l’inverno.

Vanessa Pacher

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