Minoranze linguistiche, il progetto ECCA dà parola ai giovani

Cinque regioni europee che ospitano le minoranze linguistiche, tre università, una ventina di scuole e oltre un centinaio di giovani coinvolti. Sono i numeri del progetto ECCA-European Charter Classroom Activities, l’iniziativa pilota, con capofila il Comun General de Fascia, avviata per sviluppare materiali didattici rivolti alla promozione delle lingue regionali e minoritarie.
Alla conferenza conclusiva, ospitata ieri dalla Provincia autonoma di Trento al Castello del Buonconsiglio, si è discusso del lavoro svolto e di come continuare. Creando, ad esempio – questa una delle proposte – sempre più materiali sui diritti linguistici delle minoranze e ampliando la rete di studenti, scuole e università coinvolte.
Il confronto si è dunque incentrato sul ruolo della formazione, fondamentale per trasmettere il patrimonio linguistico e culturale alle nuove generazioni.
Alla conferenza ospitata dalla Sala delle Marangonerie hanno partecipato anche il consigliere provinciale ladino nonchè vicepresidente del consiglio regionale Luca Gugliemi, l’attuale Procurador general del Comun de Fascia Giuseppe Detomas e la ex Procuradora senatrice Elena Testor.
Il dirigente del Dipartimento istruzione della Provincia Roberto Ceccato, è intervenuto per portare il messaggio dell’assessore provinciale a istruzione e giovani. L’autonomia stessa, ha precisato, trae fondamento dalla presenza in Trentino delle tre minoranze linguistiche, ladina, mòchena e cimbra. La Provincia ha dunque aderito convintamente a questa iniziativa, per dare valore alla ricchezza linguistica in modo originale e giovane, avendo la scuola come protagonista e in collaborazione con le altre comunità linguistiche.
Un approccio condiviso dagli stessi giovani. “Il ladino è stare assieme, condividere, partecipare, è parte di noi” è il messaggio che proviene dagli studenti fassani che hanno partecipato al contest video nell’ambito di Ecca: “Grazie al progetto Ecca è stata data finalmente la parola a noi ragazzi. Così si dà nuova linfa al patrimonio linguistico e si colgono nuove visioni”.






