Siam pronti alla morte…
Trento, Piazza Duomo: i ristoratori sono “scesi in piazza” per protestare contro le misure contenute nell’ultimo Dpcm. Lo hanno fatto in maniera composta, ma molto d’effetto. Si sono seduti a terra e, davanti a loro, hanno steso tovaglie, disposto piatti, bicchieri posate. Una apparecchiatura “bassa”, un modo chiaro per dire “siamo a terra”, più giù di così non si può andare.
La decisione della Provincia Autonoma di Trento (in sintonia con quella di Bolzano) di prolungare gli orari di apertura ha riscosso apprezzamento. Ma il livello di preoccupazione è altissimo, per le voci di ulteriori misure restrittive, e per quelle di una possibile – anzi, quasi certa, conoscendo il ministro Boccia – impugnativa da parte dello Stato delle ordinanze emesse in autonomia.
Già , lo Stato.  Uno Stato che è percepito come lontano (magari lo fosse davvero, dice qualcuno), incapace di trovare l’indispensabile equilibrio fra la tutela della salute e la salvaguardia di quello che resta di un’economia ormai prossima al crollo.
Una manifestazione composta, quindi. Che, come accaduto sia qui a Trento, che oggi e nei giorni scorsi in altre piazze, per esempio a Trieste, si è conclusa con il canto corale dell’Inno di Mameli.  Ecco, forse non è questo il modo migliore per rimarcare la distanza da Roma e sottolineare la fondamentale importanza dell’Autonomia, ha commentato qualcuno presente in piazza. E commenti simili sono rimbalzati anche sui social, da Trento a Trieste e viceversa.
“Siam pronti alla morte” hanno intonato i ristoratori a piena voce, accompagnati dalle note di una tromba Certo che sentirle cantare da titolari di attività a rischio lock down, preoccupati che un’ulteriore chiusura significhi non essere più in grado di rialzare le serrande, fa un certo effetto, ha commentato qualcun altro, speriamo non siano un presagio.
