von mas 14.09.2018 06:32 Uhr

An der Front: Werk Verle – Cima Vezzena

Le escursioni nei luoghi degli Standschützen, seguendo le croci di An der Front

Werk Verle, situato poco a monte del passo Vezzena,  fu costruito a partire dal 1908;  si trova a quota m. 1508 sulla stradina che conduce anche al Werk Spitz Verle.  Faceva parte della cintura difensiva Austriaca di sbarramento, assieme ai 7 forti di Lavarone-Folgaria-Luserna.

La sua quota più bassa rispetto ai forti Italiani Verena e Campolongo lo rendeva più vulnerabile rispetto alle altre fortificazioni. Aveva comunque un armamento di tutto rispetto, con 4 obici da 100 mm su cupola corazzata, 6 cannoni di vario calibro e 15 mitragliatrici. Nonostante la ridotta volumetria di 51.000 mc rispetto ai forti Werk Lusern e Werk Gschwent di Lavarone,  aveva una numerosa guarnigione costituita dà 300 soldati fra artiglieri e fanti.  Il compito principale del Werk Verle era controllare e difendere la strada proveniente dal regno d’Italia che si portava verso Lavarone e quindi Trento.

Il comando fu affidato prima al tenente Giebermann e quindi al sottotenente Papak. Nella guarnigione furono presenti per molti mesi il cadetto viennese Fritz Weber, diventato poi un illustre testimone e scrittore famoso per il suo libro „Das Ende der Armee“ (Le tappe della disfatta), in cui narra in modo crudo la difficile vita del forte sottoposto a violentissimi bombardamenti nel luglio-agosto del 1915, effettuati in preparazione alla triste battaglia del Basson. Tra i molti fatti tristi raccontati nel libro,  narra anche la sua sorpresa e la sua felicità quando nel maggio del 1915, risalendo per la prima volta la Kaiserjaeger Weg che dalla Valsugana portava al passo Vezzena, osserva la fioritura del Goldenregen (Maggiociondolo), unica bella immagine nel paesaggio spettrale della guerra.   Per un breve periodo diventa anche comandante del forte, che presidia assieme a soli 50 soldati, in quanto durante il grande bombardamento italiano dell’estate 1915 il tenente Giebermann e numerosi soldati lasciano il forte o sono uccisi dalle bombe italiane.  Combatte quindi sul fronte dell’Isonzo e viene decorato con la medaglia d’argento al valor militare e promosso al grado di capitano.

Assieme a Fritz Weber era presente nella guarnigione anche il tenente Luis Trenker, grande alpinista, guida alpina e maestro di sci Sudtirolese di Ortisei. Con Weber strette una grande amicizia, diventando anche lui scrittore e regista di numerosi film sulla guerra e sulla Heimat tirolese. Il suo film più famoso è „Bergen in Flammen“ .  Dopo l’offensiva di primavera (Stafenxpedition) del 1916 ed il relativo avanzamento del fronte,  il forte viene riparato dai pesantissimi danni subiti dalle granate italiane. Gli artiglieri ed i fanti collaborano quindi anche alla realizzazione della chiesetta dedicata a Zita di Borbone. Tutt’oggi si possono notare i migliaia di crateri delle bombe cadute attorno alla fortezza.

 

In posizione più elevata, sulla sommità a quota 1908, Forte Spitz Verle Vezzena fu edificato tra il 1910 e il 1914.  Grazie alla sua posizione strategica, aveva un’importantissima funzione di osservatorio e proprio per questo motivo venne chiamato “Auge der Hochebenen” (“l’occhio degli altipiani“). Poteva controllare la zona a sud verso Asiago, la strada di val d‘ Assa che collegava il regno d’Italia con il Tirolo e tutto il versante nord della Valsugana.

Era un’opera ardita, infatti si appoggiava alla roccia che gli fa da parete a nord e si affaccia a strapiombo con un salto di 1300 metri sulla Valsugana. La difficile posizione, però, comportava diversi problemi di approvvigionamento e per questo venne dotato di cisterne per l’acqua da 37.000 litri (ancora visibili prima di arrivare al manufatto) alimentate da pompe azionate elettricamente che facevano pervenire l’acqua dal sottostante forte Verle.

La fortificazione, con tre piani in superficie, venne realizzata in calcestruzzo e cemento armato. La pianta è trapezoidale; il forte si trova su uno spuntone di roccia, ed era difeso da fitte linee di reticolati. Durante il primo anno di guerra furono scavati degli alloggiamenti sotterranei per la guarnigione, dopo che l’artiglieria italiana aveva reso inutilizzabili il secondo ed il terzo piano. Era considerato inespugnabile e tale si dimostrò; gli italiani cercarono infatti di conquistarlo più volte tra il 1915 e il 1916, ma tutti i tentativi fallirono.

Di particolare rilievo è la lunga trincea scavata nella roccia sul versante nord a picco sulla Valsugana che percorre tutta la cresta di confine del forte ancora ben visibile. Sin dai primi giorni di guerra venne costantemente tenuto sotto tiro dall’artiglieria italiana. Dopo l’offensiva austriaca della primavera 1916, furono riparati i danni subiti dal forte durante il primo anno di guerra.

L’attuale stato di totale rovina è dovuta al recupero dei materiali ferrosi negli anni del primo dopoguerra; ad oggi della fortezza rimangono solo rovine. Sono stati eseguiti recentemente dei lavori di messa in sicurezza pertanto la fortezza è visitabile nelle sue caratteristiche esterne.
Di rilevo la terrazza panoramica costruita ai piedi del forte che offre uno spettacolo mozzafiato sulla Valsugana e sulle Dolomiti.

All’epoca il forte era armato con 5 mitragliatrici Schwarzlose da 8mm M7/12 poste in due casematte corazzate fisse, ed una nell’osservatorio girevole posto sulla sommità dell’opera.
Ospitava un corpo di 60 Standschützen, comandati dal sottotenente Konrad Schwarz. Non era dotato di artiglieria, ma durante l’estate 1915 venne portato nei pressi del forte, in posizione defilata dai tiri dell’artiglieria italiana, un cannone da 7,5cm da montagna, che fu usato anche in funzione di artiglieria antiaerea.

In occasione del centenario e per giusta memoria, sono state poste attorno allo Spitz Werle lunghi festoni di bandierine multicolori con impressi i nomi di tutta la guarnigione del forte. Sulle stesse vi erano anche i nominativi di Standschützen Tirolesi lingua italiana.

Percorso: Da Passo Vezzena (1402 metri di quota) si segue la strada asfaltata in direzione del forte Verle, quindi lungo la strada tracciata oppure per il sentiero marcato 205 in direzione Cima Vezzena (1908 metri di quota). Rientro per il medesimo tracciato.

Dati tecnici: escursione di media difficoltà in ambiente montano. Calcolare circa tre ore per coprire i 6.6 km fra andata e ritorno, per un dislivello positivo di 440 metri.

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