La storia del Südtirol nella letteratura (11)

Nel saggio Storiografia e letteratura: parallelismi, differenze e scambi di ruoli, pubblicato nel volume a cura di Alessandro Costazza / Carlo Romeo, Storia e narrazione in Südtirol, Edizioni alphabeta, Merano 2017, vi sono spunti e considerazioni utili ed interessanti all’esplorazione di un percorso talvolta poco perlustrato. La letteratura si confronta con i punti più oscuri della storia ufficiale, cercando non tanto di offrire delle risposte, quanto piuttosto di porre delle domande, di insinuare dei dubbi. E proprio il fatto che la sua libertà non sia assoluta, perché i fatti storici costituiscono in un certo senso dei “paletti”, a cui la letteratura deve attenersi, costituisce per gli autori non solo un “ancoraggio” alla realtà delle storie narrate, bensì soprattutto una sfida e uno stimolo. Vale quindi la pena di mostrare almeno alcune delle strategie narrative messe in atto in alcune delle più importanti opere letterarie a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso che hanno per oggetto la storia del Südtirol.
I tre romanzi di Lilli Gruber, Eredità. Una storia della mia famiglia tra l’impero e il fascismo (2012), Tempesta (2014) e Inganno. Tre ragazzi, il Südtirol in fiamme, i segreti della Guerra fredda (2018) costituiscono una trilogia che ha per oggetto la storia del Südtirol dagli anni dell’annessione all’Italia fino alla lotta per l’autodeterminazione degli anni Sessanta. Nonostante la continuità cronologica e la ricorrenza di alcuni personaggi nei diversi romanzi, le tre opere sono profondamente differenti tra di loro e appartengono in un certo senso a generi letterari diversi. Mentre Eredità rientra nel genere della memorialistica familiare, Tempesta si avvicina alla spy-story e Inganno è almeno per metà un saggio storico. Narrato in prima persona da un io onnisciente, Eredità segue la vita della bisnonna dell’autrice in un periodo particolarmente denso di avvenimenti, mutamenti e oppressioni per il Südtirol, dagli inizi del Novecento fino alla sua morte nel 1940. L’istanza narrativa non si limita a riportare e commentare i fatti, ma fornisce approfondite spiegazioni su eventi storici, talvolta solo indirettamente collegati alla vicenda principale, contribuendo a delineare un quadro storico più ampio. La ricostruzione si avvale spesso di racconti e memorie familiari, riportando brani dai diari della bisnonna o dalle lettere della sua figlia minore, la prozia Hella. Pur seguendo la vita della bisnonna, il fulcro del romanzo è proprio Hella, e l’opera mira soprattutto a comprendere come ella sia diventata una fanatica e attiva sostenitrice del nazionalsocialismo. L’attenzione su questa questione rivela l’intenso coinvolgimento dell’io narrante, che interrompe più volte il flusso del racconto per parlare di sé, del proprio passato e delle esperienze personali.
In Tempesta, pubblicato nel 2014, l’approccio cambia completamente: la narrazione segue la vita della prozia Hella dal 1941 fino alla sua morte durante il parto nel 1944. Qui gli eventi riguardano meno la famiglia e più il lento processo di disillusione di Hella di fronte al drammatico precipitare degli avvenimenti storici. La storia viene raccontata in terza persona da un narratore onnisciente, con interruzioni in corsivo che riportano i pensieri e i sentimenti di Hella, spesso con tono patetico, senza che sia chiaro se si tratti di appunti di diario, lettere o semplici riflessioni. Alla vicenda di Hella si intreccia quella di Karl, falsario berlinese di origine ebraica, che, dopo aver trovato rifugio a Bozen, crede di collaborare con la resistenza ma finisce ricattato e impiegato dai nazisti, prima nell’“operazione Bernhard” e poi nella falsificazione di documenti per garantire la fuga di criminali nazisti. Con Karl, il romanzo amplia lo sguardo alla storia europea, da Praga a Berlino, da Stalingrado al campo di concentramento di Sachsenhausen, mentre Bozen diventa, in quegli anni, il crocevia dei destini europei.
Anche in questo romanzo l’istanza narrante interviene per spiegare contesti e avvenimenti storici, ma il coinvolgimento personale è molto più contenuto rispetto a Eredità. Quando l’io narrante interviene direttamente, in quattro capitoli datati “Bozen, estate 2014”, lo fa principalmente per riportare testimonianze di vittime della persecuzione nazista in Südtirol o Trentino, più che per parlare di sé.
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