von mas 10.12.2025 11:00 Uhr

Ricordando Kerschbaumer: „Senza giustizia non c’è riconciliazione“

Quest’anno il discorso commemorativo ufficiale è stato affidato all’avvocato Nicola Canestrini: „Non esiste libertà senza diritto. E non esiste Stato di diritto senza il coraggio della verità.“

Foto: Südtiroler Schützenbund / Richard Andergassen

„Cari Schützen, gentili signore e signori, care tirolesi e cari tirolesi.  E‘ per me un grande onore — e anche una responsabilità — parlare oggi qui a St. Pauls per ricordare Sepp Kerschbaumer e tutti coloro che negli anni Cinquanta e Sessanta si sono battuti per i diritti, la dignità e l’identità del popolo sudtirolese“ ha esordito Canestrini.

Ricordare non significa idealizzare il passato – ha poi continuato – Ricordare significa prendere sul serio la verità — e da essa trarre responsabilità per il presente e per il futuro. Gli anni del Befreiungsausschuss Südtirol furono un periodo di tensioni politiche, di grandi paure e anche di gravi errori.

La Notte dei Fuochi del 1961 segnò una svolta nella nostra storia: Da un lato c’era la legittima preoccupazione per diritti fondamentali quali la lngua, la cultura, l’identità e l’autodeterminazione; dall’altro uno Stato che in molti casi reagì con repressione, arresti arbitrari, maltrattamenti e procedure giudiziarie discutibili. Secondo le stime, il Sudtirolo era allora occupato da 24.000 soldati e 10.000 carabinieri o.

Chi parla di quegli anni deve restare onesto.  Ci fu violenza. Ma ci furono anche sistematiche violazioni dei diritti umani nei confronti dei detenuti sudtirolesi, tra cui Sepp Kerschbaumer.  Tutti qui conoscono le sofferenze di quel tempo. E tutti conoscono i nomi. Delle vittime e dei responsabili. Sepp Kerschbaumer morì d’infarto dopo tre anni di detenzione nel carcere di Verona. I suoi interrogatori particolarmente duri sono documentati.

Numerosi prigionieri raccontarono di percosse, finte fucilazioni, condizioni degradanti, privazione del sonno e confessioni ottenute sotto fortissime pressioni,  come l’ingestione forzata di acqua salata (quello che oggi si definisce waterboarding).

In Italia allora non esisteva il reato di tortura.  E nei casi in cui vi erano indizi e denunce, non furono mai avviate indagini o processi completi, indipendenti e seri contro i funzionari responsabili. La verità non è mai stata affrontata fino in fondo. I responsabili non furono chiamati a rispondere. E le vittime non ottennero mai una vera giustizia.“

Canestrini ha poi scandito una frase in lingua italiana: „Uno Stato democratico di diritto vive però proprio di questo: del fatto che sottopone a verifica anche l’operato dei propri organi. Che l’Italia non lo abbia fatto in questo capitolo della sua storia, rimane un’ombra oscura e non chiarita nella storia della Repubblica Italiana.“

L’avvocato è poi tornato alla lingua tedesca: „Qui e adesso dobbiamo lasciare parlare Sepp Kerschbaumer in prima persona. Nella sua lettera del 1° settembre 1961 — una missiva ufficialmente timbrata dalla censura carceraria — scrive: «Nei primi sette giorni di interrogatorio […] dovetti restare in piedi quindici o sedici ore con le braccia alzate. […] Fui colpito con violenti schiaffi e pugni alla schiena e al petto. […] Quello che ho visto fare ad altri compagni era semplicemente terribile.»  E in un altro scritto,  successivamente fatto uscire di nascosto dal carcere aggiunge: «Ero così sfinito che avevo un solo desiderio: morire.»

Se oggi ricordiamo gli attentatori — che li si consideri combattenti per la libertà o terroristi — non lo facciamo per giustificare la violenza, ma per ribadire una fondamentale verità che li animava: i diritti non sono un dono dello Stato. I diritti appartengono alla persona. E la giustizia non ammette stati d’eccezione.

Per questo — allora come oggi, come ci insegna la Corte europea dei diritti dell’uomo –  anche quando lo Stato è sotto pressione, non esistono deroghe alla legge. Anche quando le accuse sono gravi, non esistono scorciatoie nei procedimenti. I servizi segreti non sono un mezzo per raggiungere lo scopo.  E anche quando è politicamente scomodo, non possono esserci compromessi sui diritti umani.

La storia — e anche l’attualità! — ci mostrano quanto facilmente le istituzioni statali possano cedere alla tentazione di relativizzare le garanzie dello stato di diritto, quando le emozioni si accendono o quando cresce la pressione politica. Ma un processo porta giustizia solo se è condotto in modo indipendente, trasparente e corretto. A questo criterio dobbiamo misurare tutte le decisioni dello Stato — anche quelle storicamente scomode.

Perché è importante tutto ciò? Perché un popolo può crescere  nell’unità, solo se la sua storia viene raccontata con onestà. Nascondere i capitoli più oscuri non guarisce le ferite.  Pronunciare la verità non divide — fa chiarezza.

Oggi il Sudtirolo  è considerato un modello europeo di successo: autonomia, tutela delle minoranze, prosperità e pace. Ma questa pace non è scontata. Si fonda su un principio semplice: senza Stato di diritto non c’è pace. E senza giustizia non c’è riconciliazione.“

L’avvocato Canestrini ha quindi concluso: „Oggi non commemoriamo per riaccendere vecchi conflitti. Lo facciamo per comprendere il valore del diritto, della libertà e della dignità umana.

Sepp Kerschbaumer e i suoi compagni furono persone che, in un tempo privo di reali garanzie giuridiche, ebbero il coraggio di difendere la propria identità.  La nostra responsabilità — come giuristi, come cittadine e cittadini, come europei —  oggi è quella di denunciare sempre gli abusi di potere,  di proteggere l’indipendenza della giustizia, di vincolare ogni forma di potere dello Stato al diritto e alla legge, e di difendere i diritti umani senza eccezioni.

Perchè proprio la storia del Sudtirolo ci insegna che non esiste libertà senza diritto. E non esiste Stato di diritto senza il coraggio della verità.“

Jetzt
,
oder
oder mit versenden.

Es gibt neue Nachrichten auf der Startseite