von fpm 12.11.2025 13:30 Uhr

1525-2025: cinquecento anni fa le rivolte contadine (3)

Nel 1525, Pergine fu teatro di un’insurrezione contadina, la guerra rustica, che coinvolse la comunità in un tentativo di opporsi al potere vescovile. L’anno precedente era stata istituita la fecondativa attività mineraria asburgica, mentre l’anno successivo (1531) Pergine tornò al Principato Vescovile di Trento.

Foto postkarte, elab grafica Flavio Pedrotti Moser

L’archivio della storiografia trentina offre una interessante documentazione di Salvatore Piatti: L’insurrezione contadina del 1525 nel perginese.  Una guerra che coinvolge insorti tirolesi, i quali danno vita ad una sorta di costituzione ante litteram, gli “Articoli di Meran “, diffusi in tedesco e in italiano, una carta di grande tensione democratica, con affermazioni anticipatrici di autonomismo.  L’espressione tradizionale di guerra rustica per indicare l’insurrezione dei contadini avvenuta nel 1525 nel Trentino può essere fuorviante in quanto si trattò di una ribellione breve e disorganica. La guerra è guidata da un capo o da un comando militare unificato, è un’azione o un complesso di azioni organizzate ed è combattuta da uomini armati. Ma l’insurrezione, o ribellione, del 1525 nel Trentino non aveva un capo riconosciuto, non ebbe mai una vera organizzazione e gli uomini che vi parteciparono erano armati solo in via eccezionale; la quasi totalità dei partecipanti avevano quelle armi che oggi si direbbero improprie. Gli storici tradizionali di Pergine e del Perginese o non hanno parlato o ne hanno parlato solo sbrigativamente e non sempre con esattezza.

L’ambiente perginese nel 1525: per perginese ci si riferisce a quel territorio che nel 1525 dipendeva dal castello di Pergine nel quale risiedeva e governava un delegato del conte del Tirolo e dove il vescovo di Trento non aveva nessun potere. Questo piccolo territorio, che aveva una notevole autonomia amministrativa, andava sotto il nome di giurisdizione di castel Pergine e religiosamente apparteneva alla diocesi di Feltre mentre politicamente era sottomesso alla contea del Tirolo, governata nel 1525 da un fratello dell’imperatore Carlo V, Ferdinando, infante di Spagna e arciduca d’Austria. Il castello di Pergine era il centro politico di tutta la giurisdizione perché lì risiedeva il capitano del conte o il suo vice, il luogotenente. Nel periodo dell’insurrezione al castello non c’era un comandante perché il capitano Cipriano da Sarentino era morto l’anno prima e solamente il 15 settembre 1525 ebbe un successore in Giorgio Firmian; fino allora aveva governato il castello e la giurisdizione dona Dorotea, vedova di Cipriano. Il vicecapitano era Wolfgang Schoechtel e costenaro, cioè amministratore del castello, nella primavera del 1525 era Francesco Piloni che in seguito avremo modo di conoscere bene.

Nell’estate 1525 al Piloni successe Giovanni, che probabilmente apparteneva alla famiglia Tedeschi da Madrano. Il vicario, era Vigilio Scutelli (de Scutellis), un cittadino di Trento che abitava a Pergine. Era un uomo molto ligio al conte del Tirolo, ai suoi commissari e ai benestanti di Pergine; era un uomo che non amava le novità ed aveva in odio il disordine. Al suo fianco aveva un notaio della stessa pasta, Sebastiano Spata da Tesino, anch’egli abitante a Pergine.

Pure gli altri notai nominati nei documenti del tempo erano persone venute da fuori giurisdizione. La giurisdizione del castello era suddivisa in sette gastaldie, alle volte chiamate prepositure dal tedesco Probstey, e cioè la gastaldia di Pergine, di Vierach (Viarago), di Maderein (Madrano), di Susà, di Kosteneit (Castagné), di Walzburg-Falisen (Vignola) e di Garait (Frassilongo).  (continua)

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