La storia del Südtirol nella letteratura (4)

Nel saggio Storiografia e letteratura: parallelismi, differenze e scambi di ruoli, pubblicato nel volume a cura di Alessandro Costazza / Carlo Romeo, Storia e narrazione in Südtirol, Edizioni alphabeta, Merano 2017, vi sono spunti e considerazioni utili ed interessanti all’esplorazione di un percorso talvolta poco perlustrato. La letteratura si confronta con i punti più oscuri della storia ufficiale, cercando non tanto di offrire delle risposte, quanto piuttosto di porre delle domande, di insinuare dei dubbi. E proprio il fatto che la sua libertà non sia assoluta, perché i fatti storici costituiscono in un certo senso dei “paletti”, a cui la letteratura deve attenersi, costituisce per gli autori non solo un “ancoraggio” alla realtà delle storie narrate, bensì soprattutto una sfida e uno stimolo. Vale quindi la pena di mostrare almeno alcune delle strategie narrative messe in atto in alcune delle più importanti opere letterarie a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso che hanno per oggetto la storia del Südtirol.
Un esempio particolarmente eloquente delle potenzialità del racconto autobiografico in prima persona come strumento per interrogare la storia si trova in Wir gingen (1989; trad. it. Ce n’andammo, 2006) di Joseph Zoderer. In questo testo, l’io narrante intraprende un percorso di comprensione delle ragioni che spinsero il padre, nel contesto delle Opzioni, ad abbandonare la propria terra per trasferirsi a Graz. Ciò che colpisce maggiormente è la posizione di partenza del narratore, che fin dall’inizio dichiara di voler scrivere su ciò che gli è sconosciuto, su ciò che non ricorda — avendo solo quattro anni al momento della partenza — e su ciò che, nel tempo, non ha mai avuto il coraggio di domandare. La scrittura si configura così come uno strumento di esplorazione, un mezzo per colmare vuoti e silenzi.
Nel suo tentativo di ricostruzione, il narratore si affida non soltanto ai ricordi del fratello maggiore, introdotti attraverso la formula ricorrente “disse mio fratello”, ma anche a fonti esterne come i manuali di storia, e soprattutto alla fantasia.
La narrazione si costruisce così su un insieme di ipotesi e congetture, rese linguisticamente attraverso l’uso frequente di espressioni come “forse”, “probabilmente”, “magari”, che segnano l’incertezza e la frammentarietà del sapere disponibile. (continua)






