Tradizioni: 1 novembre, la sera dei Santi

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La sera del 1° novembre: I lumi per i morti, la „cìna“ e l’acqua
La sera dei Santi è da secoli nelle vallate dolomitiche una sera di preghiera e di vicinanza alle anime dei defunti.
Nel pomeriggio in famiglia si preparano delle zucche o delle rape intagliate con simboli cristiani che, dopo il tramonto, saranno messe, con un lume acceso all’interno, fuori dell’uscio di casa o sul balcone, quale segno di veglia in preghiera per le anime defunte.
Sempre nel pomeriggio o dopo cena in famiglia si prega per i morti con le “Cènt rèchie”, e una volta terminate, il capofamiglia deve porre fuori dall’uscio di casa il tradizionale recipiente con dell’acqua e una scodella con la “cìna”, una zuppa miscuglio di vari avanzi del pranzo: acqua e “cìna” sono entrambi ristori per le anime del Purgatorio che partecipano alla “procesion de i morti”. Si dice infatti che nella notte fra il 1° e il 2 novembre, le anime che ancora non hanno raggiunto il Paradiso, escano dai cimiteri, e, disposte in processione, vaghino nei paesi invocando dai parenti preghiere di suffragio per la loro salvezza. Se non trovano acqua o ristoro entrano nella casa e “tiràn pàr i pèi” i parenti vivi, reclamando preghiere.
Ecco anche spiegato perché è usanza che i morti debbano essere sempre sepolti con l’abito da festa: perché possano così fare anche in quest’occasione una bella figura.
Ancora oggi a Ronchi Valsugana la sera del 1° e del 2 novembre, mentre le campane a distesa, le cossiddette “cobie dei morti”, suonano per destare le anime dei defunti, ogni famiglia pone fuori la porta un secchio colmo d’acqua quale ristoro per i trapassati. Qualche anno fa, qui su UnserTirol24, abbiamo raccontato questa particolare tradizione (Le cùbie dei Santi)
La mesta processione dei morti ha luogo alla mezzanotte del 1° novembre e si ripete, secondo la credenza, alla mezzanotte del 2 novembre.






