An der Front: Slaghenaufi / Lavarone

Il cimitero militare di Slaghenaufi si trova a 1350 metri di quota nel comune di Lavarone, nei pressi della frazione omonima, in via Österreichisches Schwarzes Kreuz, ed è immerso in un ambiente di rara bellezza, con vista sulle montagne dei Fiorentini, sul Becco di Filadonna, sul Pasubio e sul Col Santo. Collocato sopra una piccola altura, è l’unico fra tutti i cimiteri di guerra della zona a riportare sulle croci in legno i nomi dei caduti, che sono comunque conservati anche nei documenti depositati presso il comune di Lavarone.
Vi sono sepolti 748 soldati, caduti sulle linee dei fronti circostanti, 198 dei quali sono ignoti. Su ogni croce, vi sono le date di nascita e di morte. Fra le croci vi sono le lapidi in pietra di 7 artiglieri di guarnigione al Werk Gschwent – Belvedere. Gli artiglieri sono gli unici deceduti del forte, morti in seguito ad una granata che ha colpito e perforato una delle cupole corazzate sovrastanti la fortezza.
Un’altra lapide in pietra ricorda il capitano Karl Peknik, la cui salma fu esumata e trasportata in Austria dalla madre alla fine del conflitto. Per ricordarlo, la donna portò un abete austriaco e lo piantò sulla tomba del figlio: l’albero vegetò fino agli anni ‘90 quando purtroppo morì e fu tagliato.
Percorrendo le file di croci non sfugge la presenza di nomi italiani e femminili. Le salme dal nome italiano, anche se di soldati Trentini che combattevano per l’esercito imperiale, sono state inspiegabilmente esumate nel dopoguerra, come del resto dagli altri cimiteri tipo quello di Costalta, e trasferite nell’ossario di Rovereto.
I morti femminili sono attribuibili a personale che lavorava nel vicino ospedale Maltese. Infatti a ridosso del cimitero esisteva un importante ospedale, gestito dall’ordine dei Cavalieri di Malta: il Maltheserspital “Malga Belem” che fungeva da lazzaretto, da ospedale epidemico e chirurgico.
Considerata la posizione era una struttura incredibilmente all’avanguardia, dotata di tutte le attrezzature esistenti all’epoca: sale operatorie, reparti di igiene e sanità, cucine, magazzini e numerose officine. Le sue dimensioni erano notevoli ed era caratterizzato da molti edifici collegati da porticati, tutti rigorosamente in legno.
L’ospedale rivestiva notevole importanza per il fronte di Vezzena in quanto, nonostante vi fossero altri piccoli ospedali da campo più a ridosso del fronte come quello di malga Costalta, qui si eseguivano gli interventi chirurgici più complessi ed inoltre vi erano anche le sale di degenza dove i feriti o gli ammalati venivano seguiti nei percorsi post-operatori. Poteva ospitare fino a 200 pazienti ed aveva addirittura 2 ambulanze. Nell’ospedale sono stati curati i feriti e gli ammalati sia Austro-Ungarici che Italiani.
Una grande e preziosa testimonianza ci è stata lasciata da Edina Clamm Gallas detta Frieda, infermiera dell’ordine dei cavalieri di Malta. La contessina Edina, discendente di nobile famiglia austriaca, ha prestato servizio dal 1916 al 1918 presso l’ospedale di Slaghenaufi e a villa Pasquali di Folgaria, con un breve intermezzo trascorso in Galizia.
Durante gli anni del conflitto Edina tenne un diario e scattò numerose fotoografie della sua vita a servizio dei feriti. Alla fine della guerra, Edina scrisse con le lacrime agli occhi le ultime parole nel suo diario : Anche l’onore è perduto. Le foto ed i diari arrivati ai nostri giorni sono stati donati dai nipoti Christine Kelly Winkelbauer e Lory Parkinson, che oggi vivono nel Maine (Stati Uniti). Sulla memoria di queste profonde parole è tuttora visitabile presso il municipio di Lavarone una mostra che ricorda Edina e le sue vicissitudini, così come quelle patite durante il conflitto dal territorio, dai soldati e dalla popolazione.
Per approfondire la storia di Edina e per scoprirne i tanti risvolti, si consiglia la lettura del libro di Fernando Larcher : “Lettere dal fronte 1915-1918. Edina Clam Gallas «Frieda» scrive alla famiglia dagli ospedali dell’ordine di Malta di Folgaria e Lavarone“
Percorso: Il cimitero si raggiunge in macchina da Caldonazzo o da Lavarone raggiungendo la frazione Bertoldi, lasciando poi la strada principale e proseguendo ancora per circa mezzo chilometro fino alla frazione Slaghenaufi. Si consiglia di lasciare l’automobile nei pressi del piccolo parcheggio frazionale e di proseguire a piedi, seguendo la ripida stradina lastricata per circa 500 metri.
Dati tecnici: breve tratto a piedi, senza particolari difficoltà: su tracciato ripido ma cementato.
NdR: si ringrazia Maurizio Riz per la collaborazione a questo ed agli altri articoli relativi alla zona degli Altipiani.






