Andiamo a teatro

Anni di piombo. Questa etichetta si è appiccicata alla mia adolescenza, fino quasi a farmi sentire in colpa di essere cresciuto e di avere riso e amato e gioito proprio in quegli anni in cui il piombo delle pallottole esplodeva troppo spesso. Il piombo però è anche il grigio della nebbia, che in quegli anni copriva Milano, ed è pure il materiale che si usava nelle rotative per i giornali: la vera scenografia di un periodo in cui si leggeva e si discuteva moltissimo. Una variopinta galleria di personaggi compone questa narrazione sugli anni ’70, in equilibro tra la sorridente nostalgia per la giovinezza, la passione e lo slancio per le lotte civili e politiche, la paura per la violenza e la gioia di aver attraversato un momento esaltante carico di energia „rivoluzionaria“. Il racconto si svolge in una cittadina di provincia ed è la ricostruzione di vicende contraddittorie, a volte epiche, a volte tragiche.
Un gruppo di ragazzini che “lottavano così come si gioca”, con l’illusione di poter cambiare il mondo. Uno spettacolo di narrazione e canzoni (De André, Lolli, Guccini, Gaber, Stormy Six) per fare luce su un periodo dipinto quasi sempre a tinte fosche, dedicato a una generazione che, forse, non ha perso del tutto. Venerdì 22 agosto, Corte Ex-Filanda – in caso di pioggia Teatro di Pergine, Pergine Valsugana (Tn) Orario: ore 21.00.
Sia consentito un appunto di chi riporta questa recensione: “Qualcuno” raccontò quel periodo in un libro: “Formidabili quegli anni”. Formidabili… Dunque straordinari o incredibili. Ma davvero? Chi lo ha scritto ci credeva e ci crede. Era un katanga, un terribile katanga. Ma il suo è forse cinismo? Scelleratezza? Visione crudele? Facile intravedere una aspirazione esistenziale rivolta alla spudoratezza post-adolescenziale quando invece fu decorata da rabbia e disordine, quando in realtà tutto divenne tragedia, dramma, disastro e farsa.
Ma questo è un pensiero soggettivo che riporta al Modello di Kapferer applicabile a qualsiasi schema, sia esso un prodotto, una azienda o un marchio personale. Anche “rivoluzionario”, (fpm)






