von fpm 19.08.2025 18:00 Uhr

L’Aquila, stemma di Trento e provincia (25)

Sugli studi di Padre Frumenzio Ghetta ripercorriamo la storia dell’Aquila del Principato, stemma di s. Venceslao, simbolo della nostra identità.

Elaborazione grafica Flavio Pedrotti Moser

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tutto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao

Le fiammelle del corpo da numerosissime nel periodo clesiano andarono diminuendo sempre più, riducendosi in taluni esemplari a tre sole. Si giunse però, alla fine del secolo scorso, al numero fisso di cinque; tre sopra e due sotto. Si cercò di dare una spiegazione alle cinque fiamme o piaghe dello stemma cittadino affermando che esse rappresenterebbero le cinque città del Trentino. Essendosene però aggiunta una sesta città, per poter accettare questa interpretazione, dovremmo portare il numero delle fiammelle a sei. Si crede siano pochi gli stemmi che hanno avuto una così grande varietà d’interpretazione nel venir rappresentati, come quello dell’aquila di Trento. A questa varietà si è quasi certamente giunti perché il diploma con lo stemma originale rimase lungo tempo nascosto, quasi smarrito e ciascun artista cercava di prendere a modello gli stemmi già esistenti e nello stesso tempo di interpretare il testo del diploma noto a tutti. Ecco perché vediamo tanta differenza tra i vari stemmi portanti l’aquila trentina, sia nella forma e nel- la posizione delle ali e della testa, sia soprattutto nella presenza, nel numero e nella disposizione delle fiammelle; scompaiono presto quelle attorno al profilo dell’aquila, per apparire sul petto solo o su tutto il corpo in numero, forma e colore molto variati.

Alla caduta del principato vescovile di Trento, dai portali del castello del Buonconsiglio e degli uffici governativi vennero levate le insegne dell’ultimo principe Vescovo Pietro Vigilio Thun e al loro posto furono innalzate le aquile imperiali con due teste. In poco più di dieci anni i trentini ebbero la ventura di vedere parecchie volte mutati gli stemmi dei portali del Buonconsiglio e degli uffici pubblici statali.

Nel 1803 arriva l’aquila bicipite austriaca; nel 1806 giungono i leoni del re di Baviera; nel 1809 fa ca- polino l’aquila tirolese di Andrea Hofer cacciata nel 1810 dall’aquila francese del Regno Italico; nel 1813 ritorna l’aquila imperiale bicipite. Fra tanta varietà di stemmi e di bandiere solo il comune di Trento conserverà immutato il suo stemma. (continua)

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