von mas 16.08.2025 18:30 Uhr

Un libro al mese: „Stava 1985 – Stava Perchè“ – 3°

Questo mese presentiamo due libri che non raccontano solo la tragedia di Stava, ma vanno a scavare „dentro e dietro“ la vicenda, mettendo a nudo le responsabilità di un disastro annunciato, di un terrificante libro contabile dove la vita umana vale meno dei possibili profitti.  STAVA PERCHE‘: “ … Nello studio si afferma che appare sussistano, con la dovuta cautela, le condizioni per eseguire il previsto sovralzo dell’arginatura superiore  … La società concessionaria da ente controllato venne così elevata al rango di controllore

Le responsabilità "esterne"

Il disastro si riconnette ad una pluralità di atti e di comportamenti imputabili a più soggetti e verificatisi in un ampio periodo di tempo, oltre 20 anni. La costruzione dei bacini fu intrapresa in più episodi staccati: gli inconvenienti e i pericoli obiettivamente insiti nella situazione non furono mai rilevati, nè tantomeno furono adottate iniziative di manutenzione, riparazione o ripristino  (…) Va detto che la responsabilità per un fatto non voluto è colposa quando il fatto stesso è stato determinato da imperizia, negligenza o imprudenza, oltre che per inosservanza di regolamenti e norme specifiche.

Gli amministratori:  agli amministratori pubblici potrebbe essere imputato l’avere tollerato e scelto, consapevolmente, di adibire o lasciare adibire una valle  affluente nel torrente Stava a pattumiera. La seconda ipotetica censura è quella riferita al reato colposo di inondazione e omicidio plurimo: la condotta omissiva degli amministratori consentì la crescita dei bacini e quindi in definitiva il loro crollo. Fu espresso parere favorevole al rilascio della concessine di Prestavel alla Prealpi, assumendo che era in possesso dei requisiti di capacità tecnica richiesti, il che non era vero. Tale dato conferma il clima di generale leggerezza che ha segnato la storia dei bacini di Prestavel.  In ordine alla posizione di amministratori pubblici non è stata formulata alcuna esplicita censura, non solo da parte del Pubblico Ministero, ma neppure delle parti civili.

Il Comune di Tesero:  anche il suo comportamento non appare esemplare. I manufatti in oggetto erano soggetti a concessione edilizia, il Comune invece si è limitato ad autorizzare l’occupazione del suolo comunale, senza richiedere la stesura di un preciso progetto e senza riservarsi l’opportuna sorveglianza sull’esecuzione dei lavori.  La nota con cui il Sindaco esprimeva dubbi proprio sulla staticità dei bacini e sulle possibili conseguenze per l’incolumità pubblica… dimostra la necessitàò dell’esercizio di vigilanza e controllo, atti a verificare non solo la fondatezza delle tranquilizzanti risposte, ma soprattutto il non verificarsi di mutamenti tali da dare maggiore concretezza al pericolo.

I titolari: la posizione processuale dei titolari della società concessionaria viene giudicata assimilabile a quella degli amministratori pubblici, essi adottarono le loro scelte conformandosi alle diagnosi degli esperti del settore.

Gli uffici della pubblica amministrazione: Non si può non censurare la condotta dei funzionalri del Genio Civile e del Servizio Acque Pubbliche della Provincia autonoma di Trento, apparsa improntata al completo disinteresse.  L’intervento di quei funzionari sarebbe stato esigibile (Nota: che si può pretendere come dovuto), sotto l’aspetto della coscienza professionale e della diligenza operativa e sarebbe valso, con tutta probabilità, a scongiurare il futuro disastro.

 

Le responsabilità penali

Fin dai giorni successivi alla catastrofe, venivano ipotizzati o contestati i reati di disastro colposo e di omicidio colposo plurimo.

Alberto Bonetti (da responsabile delsettore minieri di Montedison a presidente di Solmine e Fluormine) e Fazio Fiorini (direttore della iniera di Prestavel fino al 1973):  a entrambi si devono le scelte tecniche nella costruzione del nuovo bacino che hanno costituito le premesse indispensabili della catastrofe. E‘ possibile affermare che senza quelle scelte tecniche, il crollo dei bacini non si sarebbe verificato.

Alberto Morandi (successore di Fiorini): proseguì l’accrescimento verso monte dell’argine del bacino superiore, aumentando il deposito senza preoccuparsi del raggiungimento dell’altezza critica, omettendo di accertare e sanare i vizi congeniti del nuovo invaso.

Antonio Ghiradini (esperto in geotecnica, fra gli incaricati della verifica delle condizioni di stabilità attuali e future del bacino, richiesta nell’agosto 1974 a Montedison dal Distretto Minarario di Trento): nel giugno 1975 Ghirardini, dopo un sopralluogo a Prestavel, lancia un grido di allarme, parla di pendenza eccezionale, di stabilità al limite, sembra in sostanza affermare „strano che non sia già caduto“; afferma indispensabile ridurre la pendenza dell’argine superiore e evidenzia l’opportunità di compiere indagini accurate sul corpo arginale.  Le principali indagini in situ non vennero poi eseguite o eseguite male, mentre quelle di laboratorio vennero erroneamente valutate da Ghirardini. Sulla base di tali erronee verifiche e lacunose modeste indagini, Ghirardini espresse l’assenso alla sopraelevazione dell’argine superiore.  Non pare dubitabile che Ghirardini potesse o dovesse prevedere che il proseguimento della crescita dei bacini in quelle drammatiche condizioni rendeva non solo probabile ma addirittura certo il crollo.

I funzionari del Distretto Minerario della Provincia di Trento: Giuliano Perna (Direttore, quindi ingenere capo del Distretto minerario regionale e poi provinciale fino al giugno 1975) e Aldo Currò Dossi (in alternanza e poi in successione a Perna).   Per sua dichiarazione, Perna non seppe mai dell’esistenza del secondo bacino di decantazone di Prestavel;  si è constantemente sottratto agli obblighi di intervento e vigilanza: se egli avesse esercitato in modo attivo e valido il proprio compito di vigilanza sui bacini, ne avrebbe percepito – con una probabilità che rasenta la certezza – la grave pericolosità sia attuale che potenziale. L’aver assunto un incarico nonostante la consapevolezza della propria incultura in ordine allo stesso, connota la sua condotta di chiara imprudenza.   Anche Currò Dossi esercitò la sorveglianza su quelle opere in modo assolutamente insoddisfacente, sia dal punto di vista quantitativo che soprattutto qualitativo. Solo cinque visite personali nel corso di circa venti anni e solo controlli a vista, nemmeno particolarmente accurati.  Egli ebbe fiducia cieca e assoluta nella bontà di quanto operato dalla società concessionaria, che da ente controllato venne così elevata al rango di controllore. Ricevuta la relazione di Fluormine, egli non fece altro che trasmetterla al Comune di Tesero,  scrivendo che „nello studio si afferma che appare sussistano, con la dovuta cautela, le condizioni per eseguire il previsto sovralzo dell’arginatura superiore„, ed esprimendo quindi parere favorevole all’ampliamento del bacino superiore di decantazione della miniera.  Il Comune si sentì tranquillizzato in ordine ai pericoli paventati così che l’opera proseguì la sua strada verso la catastrofe. 

 

La sentenza

Dai titoli dei giornali dell’epoca:

Alto Adige: Sentenza mite per 268 morti; condannati 10 rappresentanti delle società che hanno gestito i bacini di Prestavel

La Repubblica: Per la tragedia di Stava, la Corte ha la mano leggera; sono miti le condanne ai dieci imputati

Il Giorno: Arriva la prima controversa risposta della giustizia: massimo cinque anni

„A Stava si è consumato un crimine dei più terribili. A Stava si è calpestato l’uomo, si è disprezzato il valore della vita, si è immolata la vita dell’uomo sull’altare del profitto.  Questo libro è un „documento ufficiale“, interamente ed esclusivamente basato sugli atti della Commissione tecnico-amministrativa d’inchiesta e sulle sentenze del procedimento penale conclusosi nel 1992 con la condanna definitiva di 10 imputati e, in veste di responsabili civili, di tutte le società che ebbero in concessione la miniera di Prestavel e della Provincia di Trento.““

„Stava Perchè“ è curato da Graziano Lucchi. Nella catastrofe di Stava, Lucchi ha perso i genitori Bruno ed Elodia. E‘ stato presidente per oltre vent’anni dell’Associazione Sinistrati Val di Stava, è fondatore e presidente pro tempore della Fondazione Stava 1985.

I libri „Stava Perchè“ e „Stava 1985“ possono essere richiesti direttamente alla Fondazione Stava 1985, all’indirizzo mail info@stava1985.it, o ai numeri telefonici  +39.0462.814060  oppure  +39.347.1049557.  La Fondazione, oltre a gestire il Centro Stava 1985,  è a disposizione per attività di divulgazione oltre che di formazione,  per gli istituti scolastici e post-universitaria, con conferenze, incontri,  dibattiti, ed escursioni guidate a Prestavel.

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