L’Aquila, stemma di Trento e provincia (22)

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tutto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao
I due sigilli descritti la settimana scorsa, sono i prototipi di tutti i sigilli e di tutti i timbri che si sono succeduti senza interruzione per cinque secoli nella cancelleria del comune di Trento. Esemplari in pietra dello stemma municipale di Trento ne troviamo puri pochi. Uno lo vediamo nel Duomo scolpito insieme ad altri stemmi, sulla lapide sepolcrale del Sanseverino caduto nella battaglia di Calliano il giorno 10 agosto 1487. Un secondo si trova sul giroscale del municipio vecchio, e un terzo sulla porta dello stesso municipio in via Cavour, l’antica via s. Maria. L’aquila di questo stemma presenta già sei fiamme sul petto. Contrariamente a quanto affermare il Reich è invece senza fiamme l’aquila dello stemma cittadino collocato sopra il portone del palazzo, già vecchia annona, in fondo alla piazza di Fiera presso il Torrione. Una delle insegne di Trento che occupa un posto d’onore tutto particolare è certamente l’aquila di bronzo che sta sul ciborio dell’altare maggiore del Duomo. L’aquila che sta sopra la fontanella tra piazza Duomo e via Belenzani è pure ornata di fiammelle, non solo sul corpo ma anche sulle ali: quattro su ognuna per la precisione; poi sulle cosce, sul petto e sul collo.
Quando il Reich pubblicava il suo lavoro sullo stemma della città di Trento, nel medaglione sopra il poggiolo del municipio non era ancora stato collocato lo stemma che si vede oggi. A questo punto viene spontaneo porre una domanda: ci fu un dualismo fra lo stemma del comune di Trento e quello del principato, e se ci fu dove stava la loro differenza?
Forse si potrebbe credere che l’aquila del comune di Trento sia stata raffigurata con le fiamme sul petto, mentre l’aquila vescovile ne sia rimasta priva o viceversa. In realtà però si vede che la raffigurazione delle fiamme sui due stemmi andò di pari passo, cosicché dal Cinquecento in poi le fiamme sul petto dell’aquila si possono scorgere sia nell’emblema della città , sia su quello del principato, alla stessa maniera che si rappresentavano all’epoca clesiana.  (continua)






