„Garibaldi non fu considerato un liberatore“

Come ogni anno in questi giorni in val di Ledro viene celebrato Giuseppe Garibaldi che nel 1866 cercò di marciare verso Trento ma venne fermato dai militari austriaci (Kaiserjäger) e dai civili volontari (Schützen) della stessa val di Ledro, dell’Alto Garda e delle Giudicarie.
Ma la verità è che Garibaldi non venne proprio considerato un “liberatore” dai nostri antenati che vivano nel Tirolo austriaco meridionale. Anzi. L’invasione del nostro territorio da parte del Regno d’Italia condotta da Garibaldi e dalle sue camicie rosse non trovò assolutamente il supporto della gente che al tempo viveva nell’Alto Garda e Ledro.
Il famoso telegramma con l’ “obbedisco” di Garibaldi pare essere un falso storico perché Garibaldi e gli italiani non erano accettati qui da noi nel Tirolo austriaco meridionale come ricorda ancora qualche strofa di canzone popolare proprio della val di Ledro. Garibaldi venne sconfitto dai nostri antenati e se ne ritornò in fretta e furia nel Regno d’Italia. La lettiga su cui veniva trasportato venne lasciata sul campo di battaglia ed oggi è ancora possibile vederla nella sala dell’ultimo piano del Museo dei Kaiserjäger sulla collina del Berg Isel ad Innsbruck.
Il Risorgimento italiano interessò solo marginalmente il Tirolo meridionale austriaco, oggi Trentino. Figure come quelle di Mazzini, Gioberti, Cattaneo, Silvio Pellico furono completamente estranee al Trentino. Anche il principato vescovile di Trento durante il Risorgimento fu sempre al fianco dell’Imperatore e quindi contro Garibaldi.
Credo che sia giunto il momento che la classe politica e dirigenziale della Provincia di Trento inizi una serena e diligente operazione di recupero della nostra storia identitaria senza continuare ad alimentare miti nazionalistici ed irredentisti.
La specialità della nostra terra ha una tradizione secolare. E’ fondamentale spiegare ai nostri giovani che studiano solo i libri di storia scritti a Roma come era strutturata la difesa e l’organizzazione del nostro territorio già a partire dal 1500. E precisare che se oggi abbiamo anche un’efficiente protezione civile e vigili del fuoco volontari presenti in ogni valle del Trentino questa è proprio un’eredità di quei civili (Schützen) che in tempo di pace si impegnavano per la comunità ed in caso di aggressione del territorio davano una mano all’esercito regolare.
Anche nell’Alto Garda e Ledro avevamo i “casini di bersaglio”dove si allenavano i civili per farsi trovare pronti e difendersi in caso di aggressione.
Le mappe storiche che si trovano anche al Landesarchiv di Innbsbruck mostrano come anche sul monte Brione, a Pranzo di Tenno, a Pieve di Ledro c’erano questi veri e propri poligoni di tiro. Ad Arco ancora oggi sulla strada abbiamo il vecchio casino di bersaglio che è ormai ridotto ad un edificio pericolante.
Auspico che la riscoperta di questi siti, della storia e delle tradizioni locali diventino un obiettivo primario per chi governa la nostra terra che insieme a Trieste e a Bolzano è l’unica provincia che è stata annessa al Regno d’Italia senza plebiscito popolare.






