A proposito di Garibaldi a Bezzecca e dintorni

“Amore mio, uccidi subito questo Garibaldi! Lo trovi, gli spari e torni da me…”: così scriveva il 23 giugno 1866 Leopoldina Lobkowitz, principessa austriaca, al marito Fedrigo Bossi Fedrigotti, nobile “povero” di Rovereto che combatteva volontario negli Ussari di Francesco Giuseppe. A testimonianza di quello che successe davvero, ci sono dunque le preziose lettere del carteggio tra i due coniugi che Isabella Bossi Fedrigotti ha pubblicato nel suo libro. … in una lettera Fedrigo scrive: “… la nostra divisione ha avuto la più bella vittoria degli ultimi tempi sui garibaldini. C’ero anch’io, per fortuna, – scrive entusiasta Fedrigo, riflettendo anche sulla sua situazione personale che lo vede coinvolto e con il timore di essere in qualche modo protetto evitandogli il fronte, opportunità che lui non vorrebbe”. E racconta alla moglie come è andata: …”mi sveglia un rumore alle quattro e vedo un reggimento di Kaiserjäger che passa in strada. Che succede? Perché non mi hanno chiamato” – si chiede Fedrigo.
“Arriva per me l’ordine di partire alle sei dal quartier generale, assieme ad altri, direzione Condino. A Forte Lardaro, dopo tre ore di cammino veloce, vediamo da lontano un gruppo di Kaiserjäger… (…) Abbiamo preso solo 140 prigionieri. 70 sono già arrivati qui a Tione e naturalmente sono sceso a vederli. Mi avevano detto che i garibaldini sono tutti letterati, maestri e dottori di Firenze e di Milano: sarà vero pere gli ufficiali, per i soldati, no. Questi qua son tutta gente povera, molti del sud, ragazzi giovani, con le terribili camicie rosse che li espongono come a un tiro a segno tra gli alberi. I nostri Kaiserjäger si nascondono meglio nelle loro giacche bige”.
Dovevano avere addosso la camicia da due mesi almeno, nessuno con la barba fatta e nessuno soprattutto con buone scarpe da montagna. (…) La cosa che più mi ha fatto impressione più ancora dei feriti stracciati sulle barelle, è stato il silenzio. Non parlavano quasi tra loro, solo occhiate paurose, in fretta.
…Pensavo che fossero venuti volontari, per conquistare una regione che non conoscono e su cui non hanno diritti ma poi sono stato contento quando un bambino di Tione, uscito da una porta, ha dato a un soldato un tovagliolo pieno di fette di polenta e pomi. Mentre ti scrivo continuo ancora a pensare: chi li ha convinti a venire quassù? Addio mia dolce … carezzami per favore e cancella i pensieri, fammi dimenticare che sono qui…






