L’Aquila, stemma di Trento e provincia (21)

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tutto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao
L’iscrizione che gira attorno all’aquila è la seguente: + S (IGILLUM) SECRETUM COMUNIS TRIDENTI. Non risulta che questo sigillo minore del comune di Trento sia mai stato pubblicato, anche se conosciuto dal Reich il quale ne ignorava l’antichità . Esso rappresenta una nuova conferma dell’autonomia goduta in quel periodo dal comune di Trento nei confronti del principe Vescovo tridentino. Dell’antico sigillo maggiore del comune di Trento erano noti finora i disegni pubblicati dal municipio di Trento nel 1896, anno dell’inaugurazione del monumento a Dante, e dal Reich. Una riproduzione fotografica del detto sigillo fu pubblicata da Antonio Zieger. Questa fotografia riproduce presumibilmente il sigillo, ora perduto, che si conservava nella biblioteca comunale di Trento; infatti, a quel tempo non se ne conoscevano altri. Osservando quella fotografia del sigillo si notano dei danni all’iscrizione dove è illeggibile la parola COMUNIS; per il resto il sigillo nel complesso si presenta ben conservato.
Il sigillo maggiore del comune di Trento, venuto a colmare la lacuna la sciata dalla perdita di quello che si conservava nella biblioteca comunale, pende con doppio cordoncino rosso da una pergamena che reca la data 20 aprile 140737 sulla quale Federico arciduca d’Austria fece scrivere, dal notaio Guglielmo, tutte le lagnanze e le accuse mosse dal popolo trentino contro gli amministratori del Vescovo di Trento Giorgio Liechtenstein, per giustificare di fronte a chiunque il suo intervento armato contro la città e il Principato.
Il sigillo maggiore in parola è in ceralacca di colore rosso e misura millimetri 58; l’aquila misura millimetri 40. Nonostante la cera del sigillo sia piuttosto molle, esso si è conservato abbastanza bene soprattutto nell’iscrizione che è completa. Qualche danno hanno subito la coda, la zampa a destra e i trifogli sulle ali. Questa aquila presenta disegnate molto chiaramente numerose fiammelle che la circondano. (continua)






