von mas 21.07.2025 11:30 Uhr

Un crimine fascista rimasto impunito

Sabato in Pfossental il Südtiroler Heimatbund ha ricordato Josef Spechtenhauser, il pastore assassinato nel 1942 -Durante la cerimonia si è accennato ad un’altra terribile vicenda, che riguarda una giovane donna originaria di Mattarello.

Foto Südtiroler Heimatbund

Nella Pfossental, la laterale della Schnalstal che si dirama sulla sponda sinistra della vallata poco prima di arrivare a Karthaus,  tra la locanda Jägerrast e la Mitterkaseralm si trova un piccolo capitello dedicato al pastore Johann Spechtenhauser, codardamente ucciso il 21 luglio 1942 all’età di 72 anni da un giovanissimo miliziano fascista, guardia di confine.  Il monumento è stato ricavato da tronco e narra, in lingua tedesca e italiana, la tragica fine del vecchio pastore.

Sabato scorso, 19 luglio, il Südtiroler Heimatbund ha deposto una corona ai piedi del cippo per commemorare il vile omicidio del vecchio pastore,  una delle tante vittime del terrore fascista. Oltre a diversi componenti dell’Heimatbund, fra cui l’Obmann Roland Lang,  il vicepresidente nonchè capitano onorario della SK Kastelbell Luis Pixner, erano presenti alcuni  Schützen e una Marketenderin della SK Naturns con il capitano Marcel Doliana (in Schnalstal non c’è la compagnia Schützen); alla cerimonia ha partecipato anche una delegazione dal Welschtirol, con l’attivista Marcello Delucca,  lo scrittore Max Unterrichter e la pubblicista Manuela Sartori, collaboratrice del nostro giornale.

Assente per altri impegni, il Sindaco di Schnals Peter Grüner ha comunque trasmesso un intenso intervento: „Oggi siamo qui nel  ricordo della vittima innocente di un vile assassinio, che ci mostra fino a quali abissi può spingersi l’uomo. (…) Non ricordiamo solo Johann Spechtenhauser, ma tutte le vittime del fascismo, che ottant’anni fa dilagò con  la sua furia distruttrice anche nella nostra Terra.  In nome di falsi ideali furono distrutte famiglie, uccisi amici, infranti sogni. Questo omicidio si inserisce in quella lunga catena di violenze commesse in nome di una criminale visione del mondo.  Noi oggi non dobbiamo solo commemorare, ma anche e soprattutto imparare e quindi agire di conseguenza. Non dobbiamo dimenticare che il coraggio civile e l’umanità sono più forti dell’odio e della violenza. Ognuno di noi ha la responsabilità di restare vigile – nelle scuole, fra la gente, nel confronto – e di respingere con decisione ogni forma di estremismo. (…) Questo monumento sia monito e allo stesso tempo portatore di speranza: Mai più fascismo, mai più guerra, mai più omicidi vigliacchi.“

Il ricercatore storico e autore Günther Rauch ha quindi  illustrato ai presenti alcuni dettagli della vicenda,  ricostruiti brevemente ma con precisione dal parroco Rudolf Baur nel suo libro dedicato alla storia locale. Johann Spechtenhauser aveva 72 anni quando, la mattina di martedì 21 luglio 1942, partì dalla malga Mitterkaser, situata a 1.954 metri di altitudine, per salire lungo il vecchio sentiero verso il Roßberg dove pascolavano le sue pecore. Nello zaino portava il sale per gli animali.  Il vecchio pastore era molto duro d’orecchi – un fatto noto a tutti in paese. Lo sapevano anche i finanzieri e i miliziani che, dal settembre 1926, dopo la costruzione della redditizia centrale elettrica della società „Atesina“, vivevano nella caserma edificata appositamente e  chiamata “Certosa”. Lungo la salita, il  pastore settantaduenne si era brevemente fermato a riprendere fiato. All’improvviso, uno sparo! Il primo proiettile – una pallottola esplosiva „dum-dum – gli squarciò l’addome. Subito dopo, un secondo colpo gli frantumò le ginocchia.

Il guardiacaccia Alois Kofler udì gli spari, prese il suo fucile da caccia e accorse sul posto, dove trovò un miliziano fascista diciottenne dai capelli rossi, che gli ordinò di posare subito l’arma.  Vista la situazione, con tutte le cautele del caso, Kofler spiegò di essere un guardiacaccia ufficiale e quindi autorizzato a portare un’arma, e che non l’avrebbe consegnata. Nel frattempo, il pastore esalava il suo ultimo respiro. Il guardiacaccia, esperto del luogo,  capì immediatamente che quei colpi non erano stati sparati da un bracconiere, ma dal fucile militare del giovane miliziano, che da quel giorno „sparì“ dalla valle, probabilmente trasferito in un luogo per lui più tranquillo.  “Fu un omicidio. Non cambia nulla il fatto che i dettagli esatti si siano persi nell’oscurità della storia” scriveva nel 2012 il presidente dell’Istituto Culturale Sudtirolese e preside del liceo scientifico di Bolzano, Georg Mühlberger, sul settimanale Vinschgerwind.

Il delitto non fu ignorato dal parroco di Schnals, Johannes Dietl, zio del noto politico venostano Hans Dietl e stretto collaboratore del canonico Michael Gamper. Come parroco,  Dietl fu subito informato dell’omicidio del “Weber-Hans”. Sapeva che le forze repressive fasciste avrebbero fatto di tutto per insabbiare l’accaduto: fu addirittura falsata la data di morte, per sviare i sospetti dal giovane miliziano.  Ma Dietl seppe muoversi con intelligenza. Il 21 luglio 1942, lo stesso giorno della morte, il parroco annotò nel registro dei defunti della parrocchia di Unsere Frau la seguente causa del decesso: Johann Spechtenhauser è stato fucilato senza motivo da un miliziano di confine diciottenne.” In seguito, annotò la data esatta della morte anche nel registro dei battesimi – più che una semplice formalità, secondo Rauch, ma una vera prova documentale.

Esiste anche un santino funebre del pastore, nel quale però le circostanze della morte sono state volutamente nascoste:In cristiana  memoria e in preghiera per l’anima di Johann Spechtenhauser, nato il 25 giugno 1870 a  Unsere Frau e improvvisamente deceduto il 22 luglio 1942 mentre compiva fedelmente il suo dovere di pastore. Riposi in pace!“

Günther Rauch ha concluso il suo discorso commemorativo con un chiaro monito: “Uno Stato che lascia impuniti i crimini del regime fascista e dei suoi eredi in Sudtirolo e non ripara le ingiustizie, è fragile e vulnerabile a un nuovo totalitarismo.” L’Obmann Roland Lang ha quindi ringraziato tutti i presenti che, nonostante il luogo della commemorazione fosse raggiungibile solo a piedi, hanno voluto partecipare alla breve ma significativa cerimonia.

La ricerca di Günther Rauch – arricchita di altri particolari sulla situazione e sugli avvenimenti dell’epoca –  è contenuta nell‘opuscolo “L’omicidio impunito del Weber Hans della Schnalstal”,  redatto in lingua tedesca e disponibile presso il Südtiroler Heimatbund. Vi viene accennata anche un’altra storia terribile, una delle tante accadute in quegli anni in questi luoghi lungo l’imposta „frontiera ingiusta“: la ricerca – che riguarda  una giovane donna la cui famiglia era originaria di Mattarello –  è ancora in corso, ma noi speriamo di poterla raccontare al più presto ai nostri lettori.

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