von mas 19.07.2025 18:30 Uhr

Un libro al mese: „Le mani sul Tirolo!“ – 3

„Hände auf Tirol / Le mani sul Tirolo“ – Il nuovo libro di Giuseppe Matuella – dedicato ai caduti di ambo le parti,  che una falsa ‚guerra di redenzione‘ ha sacrificato sull’altare del nazionalismo – racconta „la nostra Storia attraverso i documenti“.  Ecco oggi il terzo stralcio: “ …«farei altri tre anni di volontario per cacciarli sotto Ala!» Mio nonno materno,  tranquillo padre di famiglia, lavoratore, pompiere medagliato in Mezzolombardo che dice senza astio queste parole, fa capire l’italianità degli abitanti dell’italianissimo Trentino! Grazie Nonno!“

Verso la guerra

(…) Vorremmo rimanere in un campo più ristretto, parlando di quanto successo e come si arrivò allo scontro, alla dichiarazione di guerra del Regno d’Italia nei confronti dell’Impero. Sarà molto utile capire cosa ne pensava allora la popolazione italiana in merito alla guerra e in merito a quegli “irredenti” che abbandonavano la loro terra per fuggire nel Regno d’Italia. Questo ce lo spiega in maniera perfetta il gen. Tullio Marchetti nelle sue memorie.

«Per verità» dice il Marchetti «nell’inverno-primavera 1914-1915 in Italia si contava una robusta schiera di germanofili, che poggiava sul più largo basamento dei neutralisti ad oltranza. Perciò una forte aliquota della popolazione in tutti i ceti e categorie con addentellati anche nel mondo militare, vedeva di malocchio i trentini e triestini che si rifugiavano in Italia, cui attribuivano una delle cause principali della, per loro, deprecabile guerra, alla quale stavamo avviandoci. Questo spiega la freddezza e la diffidenza con cui in molti casi i profughi trentini vennero accolti al di qua della frontiera, ancora nei primi loro contatti con i fratelli di sangue e di lingua. Vera doccia fredda di acqua gelata su di loro, che si affacciavano alla soglia del Regno pieni di fede e di speranza…“

(…) Per una buona parte delle gerarchie politico-militari italiane, la figura di Battisti rappresentava quella di un pericoloso sovversivo per un suo essere un socialista-irredentista e comunque un traditore della fedeltà imperiale. L’arruolamento dei trentini nell’esercito italiano fu lungamente osteggiato e in parte temu-to: «I trentini attendevano frementi il momento di scatenarsi contro l’Austria, e sognavano l’ora di entrare volontari nell’esercito di Vittorio Emanuele.  Se non una terribile notizia giunse da Roma. Il governo non avrebbe accettato nell’esercito gli irredenti»

(…) Ci fu uno strano susseguirsi di fatti che destarono e destano tutt’ora delle perplessità! L’improvvisa morte del generale Alberto Pollio, Capo di Stato maggiore dell’Esercito , fu una di queste. Il generale infatti era da sempre un acceso sostenitore dell’alleanza con gli Imperi centrali  e il primo luglio 1914, esattamente tre giorni dopo l’eccidio di Sarajevo morì improvvisamente a Torino durante una visita di lavoro.

(…) Interessante poi il vedere il modo come si arrivò alla guerra, e lo evidenziamo appoggiandoci ad un documento della Camera dei Deputati Italiana: «L’attività parlamentare sia alla Camera sia al Senato continua quasi unicamente in direzione della preparazione della guerra. Dal 13 al 16 marzo 1915 alla Camera è messo in discussione e approvato un disegno di legge recante provvedimenti per la difesa economica e militare dello Stato  …  Nel paese nel frattempo, si svolgono importanti manifestazioni contro la guerra e anche nello stesso Parlamento predominano posizioni sostanzialmente neutraliste. Proprio per questo atteggiamento del Parlamento, e poiché ormai gli impegni internazionali sono assunti, il ministro Salandra, temendo una sconfitta parlamentare su una questione così importante presenta le dimissioni al Re, il quale le respinge e ordina la mobilitazione generale … la decisione può essere qualificata come un vero colpo di Stato che da parte di Vittorio Emanuele III purtroppo non sarà l’ultimo.“

Terre "italianissime"

„E se consideriamo l’Alto Adige in unione al Trentino italianissimo coi suoi 380.000 abitanti italiani compatti, allora l’intera e inscindibile regione montana dell’Adige, che conta 600.000 abitanti dei quali 420.000 italiani, risulta italiana per ¾, quindi anche nazionalmente nostra in intiero di pieno diritto.”  Quell’orribile e insensato cumulo di bugie che si coniuga al nome di Ettore Tolomei dovrebbe dimostrare anche dove sta l’italianità del Trentino (per noi Tirolo di lingua italiana!) e dei 380.000 italianissimi suoi abitanti! Dovrebbe smentire in merito gli stessi irredenti come Guglielmo Ranzi, ideatore del monumento a Dante a Trento, Alcide Degasperi, e parecchi altri del suo tempo, che confermavano che gli irredenti nel Tirolo di lingua italiana erano al massimo un 10%. E da questa percentuale ci tengo ad escludere pure mio nonno materno, operaio con famiglia a carico, che al ritorno dopo tre anni di guerra in Galizia, addolorato per il cambio di  bandiera subito forzatamente, ha pubblicamente affermato: «farei altri tre anni di volontario per cacciarli sotto Ala!» Lui, tranquillo Padre di famiglia, lavoratore, pompiere medagliato in Mezzolombardo che dice senza astio queste parole, fa capire l’italianità degli abitanti dell’italianissimo Trentino! Grazie Nonno!

E visto che siamo sull’argomento mettiamoci qualche altro esempio di quanta voglia di italianità ci fosse fra la nostra gente. E di quanto e come i Tirolesi stessero aspettando la redenzione se ne resero conto molti soldati e ufficiali italiani, che nei loro diari, riportavano a chiare lettere episodi da loro personalmente vissuti.

Cadore, 16 giugno1915. L’artigliere romano Umberto Massimi scriveva nel diario: “Verso le 9 le batterie campali hanno aperto il fuoco sul paese dove vi è stata l’imboscata alle nostre carovane di rifornimenti, dove perfino gli abitanti hanno sparato sui nostri. E questi sono paesi irredenti che aspettavano con ansia i fratelli liberatori!!! E sono tutti così in queste regioni!“  (Cit: Diego Leoni, La Guerra Verticale)

(…) Ma i “redentori” ancora dubbiosi del loro insicuro e volgare agire, mettono disperatamente le mani avanti per evitare anche quello che in tutta la penisola italiana è stato fatto, cioè quel plebiscito, sempre comunque fatto in maniera molto dubbia, falsa per ingannare tutti i popoli assoggettati  … se le loro azioni fossero state giustamente motivate, il Plebiscito avrebbe giustificato l’intervento italiano di redenzione! Ma siccome il tutto era semplicemente una enorme bufala, hanno come al solito “bleffato” nel più stupido dei modi. Soluzioni che già allora non hanno di certo giovato al buon nome dei nuovi arrivati!

La Legione Trentina

Se già di per sé, aggressiva fu la guerra, altrettanto aggressivo fu il comportamento dei nuovi arrivati dopo la resa austro-ungarica. Quella Legione Trentina formata da un pugno di irredenti fuggiti in Italia, in parte arruolati come volontari nell’esercito sabaudo, si pose prepotentemente alla testa della schiera di italiani che a fine guerra presero in mano la conduzione dei nuovi territori occupati. I legionari vedevano questo loro esserci, quasi come un diritto, e di conseguenza veniva logica l’imposizione del loro vedere nella riorganizzazione del sistema di conduzione e di vita in loco. Ovvio che un agire in queste condizioni, li vedrà poi primeggiare nella corsa verso il fascismo, che già stava alzando la testa  … arri-
vando perfino, il 10 Aprile 1919, ad emettere contro di loro il famoso “Memorandum sull’opera di epurazione” indirizzato al popolo trentino e alle
autorità, dove fra l’altro si trova il passo che dice: « Non rappresaglie chiedono i volontari trentini, sibbene quella giusta sanzione che i colpevoli stessi attendono: per gli austriacanti, freddezza da parte del pubblico, esclusione dalle Associazioni, eliminazione dai pubblici uffici o trasferimento in altra regione; per i rinnegati, per i disonesti, per i fiduciari dell’Austria, per le spie, per i vermi della società, il disprezzo della pubblica opinione, il boicottaggio da parte dei cittadini, l’esclusione da qualsiasi impiego pubblico e privato.»

(…) Ebbero lo spudorato coraggio di prendersela in modo che davvero li scredita, anche con i morti, con quelli caduti nella difesa della Loro Terra. Migliaia di uomini, ragazzi, che avrebbero senz’altro preferito rimanere nelle loro case, in seno alle proprie famiglie, ma che erano stati obbligati dal dovere, a difendere la propria Patria, prima combattendo sul fronte russo, poi intervenendo per arginare l’attacco dell’ex alleato italiano contro il confine a sud dell’Impero e le loro stesse case. Impressionanti sono le parole usate contro questi morti, contro questi Caduti che nelle nostre famiglie erano ancora e sempre motivo di pianto. Parole che pare sia impossibile possano essere state pensate da mente umana tanto sono dure e piene di disprezzo:  «I nostri concittadini morti nella divisa del soldato austriaco  non sono né voglion essere oggetto della nostra gratitudine e non potrebbero in nessun modo venir proposti alla venerazione e all’imitazione delle generazioni future. Essi non sono al contrario che degli infelici che la guerra trasse a morire in terra straniera e per una causa che non era la loro; e meritano quindi (ahimè!) non lode e plauso, ma un compianto e commiserazione, pressappoco come le vittime di qualche grande infortunio, fuoco o inondazione, colera o terremoto. Se è doveroso e gentile il ricordare questi nostri fratelli disgraziati, non v’è dubbio che non possiamo dedicar loro che lapidi funerarie e monumenti sepolcrali o cenotafi da erigersi nel luogo dedicato ai trapassati, il cimitero. Ben vengano questi pii ricordi ad abbellire i nostri sacri recinti, (…) ma si riservino le piazze per i benefattori della patria e dell’umanità“

… La sporcizia iniziale dell’ideologia nazionalista italiana, ha rubato più di un secolo di Verità a questi nostri Caduti, in quanto Loro sono proprio morti per la Loro di Patria che nel Loro caso si chiamava Heimat. Da Tirolesi hanno fatto il Loro dovere fino in fondo!

Giuseppe Matuella, come dichiara lui è  „semplicemente un tirolese, uno dei tanti, orgoglioso di sentirsi tale. Fiero di quanto tramandato dalla sua Famiglia, che  ringrazia e ricorda con tanto amore“.  Al di là della sua innegabile modestia, Matuella è un ricercatore instancabile e rigoroso, e lo dimostra anche in questo suo ultimo libro: una vera „enciclopedia“ della nostra Storia più recente, un racconto basato su documenti autentici ma spesso poco conosciuti,  accuratamente selezionati e  riportati con precisione,  quindi assolutamente inattaccabile.

E‘ un libro impossibile da riassumere in poche „puntate“ nella nostra rubrica del sabato qui su UT24.  Gli stralci che pubblicheremo durante il mese di luglio per „Un libro al mese“ hanno infatti soltanto lo scopo di invogliare chi ancora non lo avesse fatto, a procurarsi il libro, a leggerlo, a rileggerlo e poi a leggerlo ancora.  

„Hände auf Tirol / Le mani sul Tirolo“  è disponibile presso la Libreria Athena a Pergine Valsugana (Tel e whatsapp: 0461.510553 – mail:  athenapergine@gmail.com) 

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