Cesare Battisti, chi?

Il Comune di Trento e l’Associazione Nazionale Alpini sabato 12 luglio commemoreranno l’anniversario del “sacrificio” di Cesare Battisti con una cerimonia al Mausoleo sul Doss Trento. Si è volutamente virgolettato “sacrificio” perché per moltissimi tirolesi della provincia di Trento il termine non solo non è proprio appropriato ma suscita orticaria e indignazione. Il 26 maggio 1935 sul Doss Trento fu inaugurato il mausoleo che prende il suo nome, elevato lì, proprio sopra la città che lui tradì e la indusse a subire il peggior regime della nostra storia per poi essere imprigionata nel giogo italico senza poter rivendicare la propria autodeterminazione e tornare ad essere quel territorio tirolese a cui apparteneva storicamente e culturalmente. Da allora il Mausoleo ospita le spoglie di chi ha tradito combattendo al fianco di Francia e Inghilterra contro la sua gente tirolese trentina e l’Impero austroungarico. Molto spesso si sente dire che Cesare Battisti è ancora una figura poco conosciuta cercando di rivalutarla come geografo ma allora vien da chiedersi che senso hanno le migliaia di vie e di piazze a lui titolate, le migliaia di pagine scritte sul personaggio, la miriade di congressi tenuti in ogni parte d’Italia che hanno trasformato Battisti da traditore a “martire ed eroe”. Il monumento sul Doss Trento voluto da Benito Mussolini quasi a consolidare il loro legame è ancor oggi per molti tirolesi della provincia di Trento, un monumento discutibile e scomodo.
Come ha ben documentato Giuseppe Mattuella attento studioso della storia tirolese, (suggeriamo in particolare due suoi libri, Cesare Battisti: il Tirolo tradito e Cesare Battisti: 10 luglio 1916. Una fine cercata?), “in questi ultimi anni”, scrive Mattuella, “la figura di Battisti si è un po’ offuscata causa certe Verità storiche che stanno venendo a galla, e per questa ragione si è dato il via a quell’opera di puntellamento della Sua figura, puntando su altre qualità, quella del geografo, del deputato, del politico, del giornalista. Vien da dire però che ciò che viene rifiutato da molta gente trentina, come di altre regioni, è proprio quel Battisti descritto dai ragazzi delle scuole Sanzio, cioè quel “deputato austriaco (spia al soldo dell’Italia) che ha tradito il suo Parlamento e la sua gente, per sparare contro i suoi connazionali”. E per chi ancora oggi rivendica in Battisti la “liberazione” (in realtà invasione, occupazione con conseguente annessione) del “Trentino”, va rilevato che “Trentino” è una parola sconosciuta nel medioevo e poco usata in età moderna, e che indicava genericamente l’area intorno a Trento. Fu poi usata a partire dalla metà del XIX secolo per indicare i territori facenti parte del Land Tirol in cui si parlava italiano: ma era un utilizzo quasi clandestino, uno strumento di battaglia politica e culturale. Nequirito ricorda che nel 1870 all’Università di Innsbruck si volle fondare una “Società degli studenti trentini in Innsbruck”, ma l’aggettivo “trentini” fu contestato dalle autorità tirolesi, perché ai loro occhi non significava nulla. Talvolta nella pubblicistica dell’epoca si faceva distinzione tra un “Trentino” e un “Roveretano”, dato che anche per l’altra città si poteva indicare un territorio di riferimento. Nel 1906 un autore tedesco, Vladimir Kuk, in modo provocatorio pubblicò un volumetto dal titolo Es gibt kein Trentino, «Il Trentino non esiste». Si trattava di un’argomentazione che, sul piano storico e su quello istituzionale, era ineccepibile, anche se ormai da qualche decennio il termine aveva assunto un significato politico. Dal punto di vista istituzionale il Trentino (o, meglio, la provincia di Trento) nacque nel 1926, in piena atmosfera tossica fascista quando fu fondata la Provincia di Bozen e conseguentemente fu divisa in due la regione della Venezia Tridentina, nata nel 1919.
L’irredentismo di Battisti si svela particolarmente con due innesti vergognosi: spia e traditore. Qualcuno alla parola traditore insorge e alla parola spia storce il naso, ebbene, Battisti nel gennaio 1899 inviava tra l’altro al Capo di Stato Maggiore del Comando Divisione Militare di Milano, Carlo Porro, braccio destro di Cadorna nella guerra 15/18, la sua tesi di Laurea, appunto sul Trentino. Potevano trovare tutto quello che poteva servire per approfondire territorio e località e quindi agire di conseguenza usandola come mappa strategica. Poteva essere buona fede? Anche no perché per far meglio conoscere questa nostra Terra, se gli stava così a cuore, avrebbe potuto inviarla all’Istituto Geografico De Agostini, già esistente, non a un militare italiano.
Possiamo tranquillamente affermare e documentare che Battisti vestito con qualsiasi abito, sia da giornalista, da politico, da deputato e quant’altro, ha sempre avuto un unico chiodo fisso, esattamente portare questa terra Tirolese sotto dominio italiano e per malasorte poi oppressa dal ventennio fascista che cercò in tutti i modi una italianizzazione aggressiva e forzata. Commemorare quindi un traditore e spia che remò contro la propria terra pare davvero sia un insulto a chi questa terra, il Tirolo, l’ha sempre avuta nel cuore e con un legane storico, identitario e culturale.






