L’Aquila, stemma di Trento e provincia (19)

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tutto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao.
L’aquila è anche riprodotta su un pontificale, miniato dal vercellese Bugella per il Vescovo Giorgio. In tutti questi lavori lo stemma è uguale: l’aquila nera circondata da fiammelle rosse. Fra gli oggetti preziosi conservati nel museo diocesano di Trento, che recano l’aquila trentina, vanno ricordati la croce astile di Flavon e il reliquiario di s. Biagio. Ambedue questi oggetti portano appesi due scudetti con gli stemmi dei Liechtenstein e del principato. In essi l’aquila di Trento è circondata da piccole fiamme intagliate nell’argento. In nessuno invece degli stemmi recanti l’aquila di Trento che si vedono qua e là in città , stemmi vescovili appaiati o inquartati, nel castello del Buonconsiglio, sul palazzo Pretorio, nel museo lapidario e in quello splendido dell’anno 1520 sull’abside della chiesa di s. Maria Maggiore, si scorgono le fiammelle attorno all’aquila.
Fa eccezione uno stemma scolpito su uno dei capitelli delle colonne dell’atrio del Castelletto edificato dal Vescovo Hinderbach. Esso porta la data 1475, con l’iscrizione renovabitur ut aquilae. Nei secoli successivi non soltanto le raffigurazioni in pietra dell’aquila di Trento sono prive delle fiammelle attorno alla stessa, ma la medesima cosa avviene anche per quelle in pittura o in miniatura.
Si vedono infatti che invece di circondare l’aquila di fiammelle, forse interpretando il diploma del re Giovanni che parla della chiesa di Trento fatta bersaglio delle frecce dei suoi nemici, essa viene rappresentata sia sugli stemmi dipinti come sulle sculture con il corpo coperto di fiamme, come si poteva osservare nell’ affresco sopra il portale della Porta d’Aquila. Qui accanto allo stemma delle tre conchiglie del Vescovo Giorgio di Neideck (1503-1514), era raffigurata l’aquila di Trento con tre fiamme rosse sul petto e con altre fiamme bianche su ognuna delle penne delle ali e della coda. Con le fiamme sul petto sono disegnate anche tutte le aquile che compaiono sul primo foglio dei volumi del Codice Clesiano. (continua)






